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Prostituzione, Crivellini (Radicali) a Fanpage.it: “Proposta M5S è folle, non evita lo sfruttamento”

Secondo la radicale Giulia Crivellini la proposta di legge Maiorino non aiuta più di tanto chi è sfruttato e non regola il lavoro sessuale, facendo più male che bene.
A cura di Giacomo Andreoli
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"Con la proposta di legge Maiorino si rischia di fare del male a chi si prostituisce". Non ha dubbi Giulia Crivellini, tesoriera dei Radicali italiani e membro dell'associazione Luca Coscioni: l'idea del Movimento 5 stelle per combattere la prostituzione sarebbe sbagliata e controproducente. Il ddl, presentato la scorsa settimana al Senato, prevede che "chiunque compie atti sessuali con persone che esercitano la prostituzione, in cambio di un corrispettivo in denaro o altra utilità, anche solo promessi, è punito con la sanzione amministrativa del pagamento di una somma da euro 1.500 a euro 5.000". In caso di recidiva scatterebbe poi l'ammonimento del questore e si arriverebbe fino alla sanzione penale.

Perché la proposta di legge contro la prostituzione del Movimento 5 stelle non convince voi Radicali?

Crediamo che quella della senatrice grillina Maiorino sia una proposta di legge folle, che non risolve nulla e anzi peggiora la situazione in essere. Si punta ad eliminare la domanda, criminalizzandola e pensando che così possa scomparire anche l'offerta. Ma non è così, anzi: si rischia involontariamente di fare del male a chi si prostituisce. In pratica si peggiora la legge Merlin, che già è anacronostica, visto che è stata varata nel 1958.

La prima parte del ddl rafforza le multe e le pene per i clienti, ma poi c'è un capitolo sulla sensibilizzazione dell'opinione pubblica. Almeno su questo siete d'accordo?

Forse quella è la parte peggiore, perché non si vuole fare un'informazione laica sul lavoro sessuale, ma un'informazione pilotata sulla disintegrazione della figura del cliente. Un'impostazione moraleggiante e stigmatizzante intorno a tutto ciò che gira attorno al lavoro sessuale, che non è solo sfruttamento per strada, ma anche sex work (che non rientra nei reati di favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione e neanche in quello di atti osceni in luogo pubblico, perché fatto nelle case). La visione è quella della Merlin, con una terminologia agghiacciante nel 2022.

I 5 stelle dicono di ispirarsi ai modelli francese e svedese: entrambi i Paesi sembrano aver ridotto la prostituzione su strada. Cosa c'è che non va?

Il modello è per lo più quello svedese, introdotto nel 1998 ed è neo-abolizionista. In questi 20 anni però ci sono state diverse ricerche, condotte anche e soprattutto a nel nord Europa da parte di associazioni, fondazioni e realtà civiche e politiche che si occupano del tema. Quello che emerge è l'impatto negativo di queste normative, in particolare sulle persone che esercitano il lavoro sessuale, che invece andrebbero tutelate. Il governo svedese, poi, non ha mai portato evidenze sul fatto che nel lungo termine la prostituzione sia diminuita, che era poi l'obiettivo del modello. Sicuramente nel breve termine lì la prostituzione sembrava ridotta, ma è semplicemente perché si era spostata negli angoli bui, dove non è osservabile. Gli studi mostrano invece che è aumentata la marginalizzazione sociale di chi si prostituisce, esponendo le sex worker a maggiore vulnerabilità, povertà e violenza, perché non hanno possibilità di contrattazione con i clienti, che vivono nell'illegalità. C'è poi per loro molta più difficoltà ad accedere ai servizi sanitari e a quelli della giustizia, ma anche ad interloquire con le forze dell'ordine. Il modello francese, introdotto una decina di anni fa, è simile, colpisce la clientela e non risolve i problemi esistenti legati alla prostituzione.

Poi è previsto il maggior supporto sanitario e psicologico a chi vuole uscire dalla prostituzione, con un apposito fondo anche per il re-inserimento lavorativo.

Il fondo ad hoc per il re-inserimento lascia il tempo che trova, perché serve un progetto dietro. In ogni caso oggi gli strumenti di tutela delle persone che vivono sotto costrizione ci sono. La tratta di esseri umani a scopo sessuale è già punita, poi sicuramente andrebbe combattuta con molta più efficacia, ma questa legge non fornisce strumenti più forti in tal senso e sembra confondere la prostituzione per strada con il sex work.

Quindi secondo voi andrebbero distinte le due questioni, con una vera e propria legalizzazione del lavoro sessuale senza sfruttamento?

Sì, bisogna de-criminalizzare e regolamentare, seguendo il modello neo-zelandese. Il lavoro sessuale va riconosciuto come tale, con tutte le tutele lavorative, sanitarie e di assistenza, ma anche con obblighi fiscali. Così si rompe l'ipocrisia che c'è attualmente in Italia: il sex work non è illegale, ma non è riconosciuto come lavoro. Togliendo gli ostacoli esistenti al lavoro sessuale si ottengono risultati positivi per tutti.

Non si rischia di vedere anche in Italia le donne in vetrina, come in Olanda?

No, se non si prevedono dei luoghi di lavoro specifici e si introduce una legislazione snella come in Nuova Zelanda. Servono tutele e obblighi, senza ghettizzare chi fa del lavoro sessuale, altrimenti si rischia di richiamare il modello fascista che esisteva in Italia con le "case chiuse". L'obiettivo è che le persone possano autodeterminarsi liberamente, combattendo contemporaneamente con maggiore efficacia la tratta di esseri umani e lo sfruttamento per scopi sessuali.

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