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Opuscolo sessista anti-stupro, cosa sta succedendo a Cividale del Friuli: il caso finisce in Parlamento

L’opuscolo sessista con i consigli anti-stupro per le ragazze, che è stato diffuso nelle scuole di Cividale del Friuli, non è stato ritirato. Intanto gli studenti in protesta incontrano sindaco e Rettore. E il caso finisce sulla scrivania del ministro dell’Istruzione Valditara.
A cura di Annalisa Cangemi
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L'opuscolo è ancora lì e nessuno, né il Comune né la Regione, sembra intenzionato a ritirarlo. Stiamo parlando del libretto ‘Prevenire le aggressioni, combattere la violenza' diffuso nelle scuole dal Comune di Cividale, guidato dal centrodestra, e finito al centro delle polemiche, per alcuni ‘consigli' offerti alle ragazze, per proteggersi dagli stupri.

Nel testo, diffuso in alcune scuole superiori, viene suggerito alle giovanissime di non uscire da sole la notte, di non sorridere in modo ammiccante agli sconosciuti in discoteca e di evitare un abbigliamento scollato o provocante, così da scongiurare attenzioni indesiderate. "Non fate sorrisi ironici o provocatori a sconosciuti"; "evitate di indossare oggetti di valore"; "ricordate che l'aggressore osserva e seleziona le vittime anche sulla base di alcuni particolari come gioielli e l'abbigliamento eccessivamente elegante o vistoso": sono alcune delle frasi che si leggono nel testo, che sono state giudicate intollerabili dagli studenti del Movimento studentesco per il futuro: "Protestiamo perché riteniamo inaccettabili le frasi contenute in questo opuscolo – ha spiegato venerdì scorso Beatrice Bertossi, coordinatrice del Movimento  -, ma contestiamo anche l'opportunità stessa di un volantino rivolto alle potenziali vittime, quando è noto che la prevenzione delle violenze di genere deve partire innanzitutto dagli aggressori".

Gli studenti hanno reagito nei giorni scorsi affiggendo a loro volta nei corridoi del Convitto nazionale Paolo Diacono cartelli che recitano: "Condanniamo la violenza patriarcale nelle scuole", "Giù le mani dai nostri corpi, la violenza non è mai giustificata", "Contro ogni oppressione, contro ogni oppressore".

Per il momento nessun passo indietro da parte del Comune di Cividale del Friuli e dalla Regione Friuli Venezia Giulia. La questione non sembra essersi risolta, nonostante la disponibilità a un confronto mostrata dal sindaco di Cividale, Daniela Bernardi, che oggi pomeriggio ha acconsentito a parlare con gli studenti, insieme al Rettore, all'assessore alle Politiche sociali Catia Brinis, che ha seguito da vicino il progetto del volumetto incriminato, e a Gabriele Felci, direttore dell'Irss di Udine, la società che ha materialmente messo nero su bianco il contenuto del volantino, dopo aver raccolto le indicazioni dei canali ufficiali delle forze dell'ordine.

Contro l'opuscolo incriminato si è anche schierata nei giorni scorsi l'imprenditrice Chiara Ferragni, condividendo alcune storie Instagram, e naturalmente l'opposizione in consiglio comunale.

L'opuscolo anti-stupro finisce in Parlamento

In questa situazione ancora magmatica il caso è finito in Parlamento, all'attenzione del ministro dell'Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara. Due sono le interrogazioni parlamentari in programma sul tema: una, a risposta scritta, già depositata dall'onorevole Elisabetta Piccolotti; l'altra, in preparazione, a firma della capogruppo M5s in commissione Cultura alla Camera Anna Laura Orrico, che ha già sollecitato un intervento del titolare di Viale Trastevere. Orrico ha anche annunciato a Fanpage.it che alla prima seduta utile chiederà l’audizione del ministro Valditara.

"Intendiamo presentare un'interrogazione parlamentare non solo al ministro dell'Istruzione ma anche al ministro dell'Interno, perché l'opuscolo è stato progettato e ideato da un sindaco, quindi c'è una doppia responsabilità, del Comune e delle scuole che hanno accettato di distribuirlo. Un dirigente scolastico avrebbe dovuto valutare prima di acconsentire alla distribuzione di questo volantino tra i ragazzi", ha detto Orrico, contattata da Fanpage.it.

"Questo è l'errore che si commette sempre in questo Paese: una potenziale vittima di violenza diventa la carnefice di se stessa.  L'abbigliamento diventa quasi una giustificazione per chi commette violenze contro le donne. Non possiamo permetterlo", ha aggiunto.

"Spero che il sindaco e l'amministrazione comunale accolgano l'appello degli studenti, e spero che si apra un percorso completamente diverso in cui si progetti un'azione di educazione sentimentale e contro la violenza sulle donne, concordata con le organizzazioni studentesche, che abbia dei contenuti più appropriati", ha detto Piccolotti a Fanpage.it.

"I ‘consigli' che l'opuscolo mette in campo di fatto riproducono un'impostazione culturale patriarcale e maschilista, secondo cui alla fine si rischiano aggressioni, molestie o violenze sessuali perché le ragazze se le cercano con gli atteggiamenti provocatori, con i sorrisi, con l'abbigliamento non consono. Invece l'impostazione che noi vogliamo dare è tutt'altra. Dobbiamo rivolgerci non solo alle ragazze ma anche ai ragazzi, richiedendo un approfondimento delle relazioni sessuali e di genere, delle radici e della violenza, una critica anche decostruttiva del sistema maschilista e patriarcale in cui siamo immersi", ha sottolineato ancora la parlamentare di Alleanza Verdi Sinistra.

"Non mi stupisce che le indicazioni siano state prese dai canali ufficiali delle forze dell'ordine. Quando si parla di violenza di genere sempre e comunque si fa riferimento a una formazione degli operatori delle istituzioni, del personale delle forze dell'ordine e degli insegnanti, a tutti i livelli. Noi dobbiamo mettere in campo una grande rivoluzione culturale su questi temi".

"Gli studenti che protestano hanno imboccato la strada giusta, che è quella di chiedere al sindaco e alle istituzioni scolastiche di ricominciare da capo questo percorso, azzerare l'opuscolo, e pretendere un confronto su quali debbano essere i contenuti. I ragazzi evidentemente sono più avanti del proprio Comune e della propria Regione", ha spiegato ancora la parlamentare.

L'interrogazione a firma Piccolotti

La deputata dell'Alleanza Verdi Sinistra Elisabetta Piccolotti ha già presentato la sua interrogazione. Il contenuto del volantino, si legge nel testo, "appare più rivolto a colpevolizzare le vittime che ad affrontare seriamente il tema della prevenzione della violenza di genere, giustificando e quasi riproponendo il sistema patriarcale che la violenza produce".

Nell'interrogazione si aggiunge che "le argomentazioni proposte dal comune di Cividale e dalla regione autonoma del Friuli Venezia Giulia non accusano gli aggressori ma chiedono alle vittime di prepararsi a non «istigare», compiendo un'opera di diseducazione al rispetto altrui e al consenso".

"Affermare che esistano comportamenti «sbagliati» che possano in qualche modo giustificare o attenuare la violenza di genere contribuisce a legittimare la violenza stessa; anziché promuovere iniziative di sensibilizzazione e di contrasto alla cultura della violenza il comune di Cividale del Friuli e la regione Friuli Venezia Giulia diffondono uno scritto pieno di stereotipi in cui si colpevolizzano comportamenti che dovrebbero riguardare la libertà di ciascun individuo".

Secondo Piccolotti poi "è scandaloso che tale messaggio distorto sia stato diffuso all'interno delle scuole per anni quando l'unica vera prevenzione alla violenza si basa sull'educazione all'affettività, al consenso, al rispetto dell'altro e sulla condanna di qualsiasi atteggiamento giustificazionista di ogni forma di violenza".

La parlamentare chiede pertanto "quale sia l'orientamento dei Ministri interrogati rispetto al tema esposto in premessa e quali iniziative di competenza urgenti intendano assumere, anche di carattere normativo, affinché in tutte le scuole di ogni ordine e grado si affronti il tema della prevenzione alla violenza di genere attraverso l'introduzione dell'educazione all'affettività, al consenso e al rispetto dell'altro" e "se non intendano adottare iniziative di competenza per fornire, in raccordo con le regioni, i comuni e le scuole, precisi indirizzi sull'elaborazione di materiale informativo riguardante il tema della prevenzione della violenza di genere al fine di evitare, come nel caso richiamato in premessa, la riproposizione di qualsiasi atteggiamento direttamente o indirettamente giustificazionista di ogni forma di violenza attraverso l'utilizzo di argomentazioni stereotipate basate sulla censura di taluni comportamenti adottati dalle potenziali vittime".

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