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Migranti, Linardi (Sea Watch) contro governo: “Politiche forse più opprimenti di quelle di Salvini”

La portavoce di Sea Watch, Giorgia Linardi, attacca il governo Conte e la sua strategia in tema di immigrazione, sostenendo che sia “opprimente” e che, di fatto, “tanto quanto Salvini, o forse in modo ancora più efficace di lui, è riuscita a impedire la presenza delle navi civili nel Mediterraneo”.
A cura di Stefano Rizzuti
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Giorgia Linardi, portavoce di Sea Watch, va all’attacco del governo. E lo fa commentando la situazione delle Ong che soccorrono migranti nel Mediterraneo e facendo riferimento anche al rapporto curato da Alarm Phone, secondo cui ci sarebbero stati 200 morti a settembre al largo delle coste libiche. Per Linardi, intervistata dall’Adnkronos, quella attuata dal governo è “una strategia opprimente che di fatto, tanto quanto Salvni, o forse in modo ancora più efficace di lui, è riuscita a impedire la presenza delle navi civili nel Mediterraneo”.

Le critiche di Linardi al governo proseguono, facendo riferimento anche allo stop delle “operazioni di ricognizione aerea che però siamo riusciti a riprendere al di fuori del territorio italiano”. Ancora in riferimento al rapporto la portavoce di Sea Watch aggiunge: “Un rapporto davvero inquietante e arriva proprio nei giorni in cui vengono pubblicate le proposte del nuovo patto europeo sulle immigrazioni e del decreto immigrazione in Italia, che dovrebbe rivedere i decreti sicurezza salviniani. Credo che questo bilancio, questi fatti parlino da soli e richiedano di rivedere sia il patto stesso, sia il decreto immigrazione, alla luce della necessità che nessuno muoia più in mare”.

Linardi ribadisce il suo attacco all’esecutivo in tema di immigrazione: “È inaccettabile che ancora oggi si verifichino queste situazioni e che nel patto europeo sull'immigrazione, che inizia proprio con una citazione sul fatto che soccorrere vite in mare non sia un'opzione, non ci sia nulla rispetto al soccorso in mare. Che non venga predisposto un dispositivo di soccorso istituzionale in cui il governo si assuma la responsabilità di salvare vite. Vengono oltretutto sottoscritte delle raccomandazioni rivolte alle Ong, dove si rivendica poi la strategia italiana del blocco delle navi. Con il fermo della Mare Jonio siamo a sei imbarcazioni delle organizzazioni civili bloccate, da marzo a oggi. In questo momento l'Italia e l'Unione Europea stanno soltanto a parole menzionando il soccorso in mare, nei fatti lo stanno però negando”.

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