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Guerra in Libia

Libia, l’account Twitter che diffonde documenti riservati del governo e minaccia i preti

Don Mattia impegnato a salvare migranti in mare, minacciato da un anno dalla mafia libica attraverso Twitter. “Il loro account è in grado di pubblicare documenti top secret di diversi paesi”. L’ombra dei rapporti con i servizi segreti deviati.
A cura di Antonio Musella
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Don Mattia Ferrari ha 28 anni, si occupa di salvataggio dei migranti in mare con l'associazione Mediterranea Saving Humans. E' stato in diverse missioni a bordo della nave Mare Ionio al largo delle coste libiche, salvando centinaia di persone dal naufragio o dai respingimenti, considerati illegali dalla legislazione europea, della cosiddetta Guardia Costriera libica, addestrata e armata grazie agli accordi firmati con il nostro paese. Da circa un anno è finito nel mirino della mafia libica che attraverso degli account di Twitter lo ha minacciato più volte, insieme al giornalista di "Avvenire" Nello Scavo. L'account "Migrant Rescue Watch" è in grado di pubblicare da diversi anni documenti, foto e video di materiale militare top secret, anche delle nostre forze armate. Per questo motivo è considerato legato anche ai servizi segreti di diversi paesi. La storia delle minacce a Don Mattia, su cui indaga la magistratura, ha portato alla luce un fenomeno inquietante che ha a che fare con le possibili falle nella sicurezza interna o addirittura una complicità  dei servizi di intelligence, di diversi paesi.

Le minacce: "Sei un nazista e comunista"

Come racconta a Fanpage.it, Don Mattia Ferrari ha iniziato a essere oggetto delle minacce via social circa un anno fa: "Si tratta di un account che è considerato da molti giornalisti e anche da diversi esponenti istituzionali, come quello del portavoce della mafia libica – spiega – hanno iniziato postando una mia foto con nome, cognome e tag e paragonandomi ai nazisti e comunisti per il mio impegno nel salvataggio in mare". Il post del marzo 2021 recita: "Solo nazisti e comunisti dicevano alla gente come pensare". L'account presenta i respingimenti in mare, che avvengono spesso con l'uso di armi o con lo speronamento delle imbarcazioni di fortuna su cui viaggiano i migranti, come documento da diverse Ong, come dei salvataggi. Ed ancora i lager libici, dove i migranti sono sottoposti ad ingiusta detenzione ed a torture e violenze, sono presentati come "centri di accoglienza". "Dopo le prime minacce hanno proseguito coinvolgendo anche il giornalista Nello Scavo nelle minacce – prosegue Don Mattia – questa volta con il supporto di altri due account, uno che appartenente ad un certa Caroline Frampton, che probabilmente è un troll e l'altro è l'account di Neville Giufà, personaggio invece tristemente conosciuto". Giufà è considerato uno degli avversari di Dafne Caruana Galizia, la giornalista maltese assassinata nel 2017 mentre svolgeva un'inchiesta sulla corruzione nel suo paese. "Giufà è considerato l'artefice degli accordi tra Malta e Libia che sono stati modellati sugli accordi Italia – Libia – spiega il parroco – è senza dubbio un personaggio molto pericoloso". Ma le minacce sono riprese anche negli ultimi mesi. Nel mirino sempre Don Mattia e il giornalista Nello Scavo, noto per le sue numerose inchieste sulla mafia libica. "Questa volta si tratta di account vicini agli ambienti neofascisti italiani, hanno pubblicato una nostra foto commentando #Nonrestereteimpuniti". Sulle minacce a Don Mattia indaga la Procura della Repubblica di Modena, mentre i Carabinieri vigilano sulla sicurezza personale del giovane prete che ha scelto di impegnarsi con Mediterranea Saving Humans per salvare vite in mare. Ma l'attività dell'account della mafia libica ha dei contorni ancora più inquietanti.

Pubblicati documenti top secret: "Nessuno può avere quei file, dietro ci sono i servizi segreti"

L'account della mafia libica, Migrant Rescue Watch, nasce nel 2017 subito dopo la prima firma degli accordi tra Italia e Libia voluti dall'allora Ministro degli Interni, Marco Minniti. Da allora l'account pubblica documenti riservati provenienti da fonti militari di diversi paesi. "Pubblicano le foto aeree militari di Frontex (l'agenzia europea della guardia di frontiera ndr) e di Med Allarm, si tratta di materiale militare che nessuno può avere. Inoltre hanno iniziato a pubblica anche dei documenti riservatissimi. E' questa la circostanza che fa pensare che esiste un legame con i servizi segreti di diversi paesi" spiega Don Mattia. Basta scorrere la timeline dell'account per vede come siano tantissimi i video e le foto pubblicate che provengono da fonte militare e riservata. Foto e video della cosiddetta guardia costiera libica, la cui infiltrazione da parte della mafia libica è comprovata, si tratta di uomini coperti da passamontagna a bordo di imbarcazioni, spesso impegnati nei respingimenti. Ma ci sono anche foto aeree militari, video girati dai sistemi di pattugliamento delle navi militari. Insomma un fenomeno assolutamente inquietante che pone un serio allarme sulla sicurezza interna di diversi paesi. Anche i documenti top secreti italiani sono stati oggetto delle pubblicazioni dell'account. "Il 30 marzo scorso, l'account della mafia libica ha pubblicato una foto fatta con il cellulare di un documento riservatissimo che si trova a Roma, nelle sale operative del Italia Maritime Rescue Coordination Center (ITMRCC), si tratta di un documento segreto a cui nessuno potrebbe avere accesso, e loro lo pubblicano si Twitter" sottolinea Don Mattia Ferrari. Si tratta del centro di coordinamento del soccorso marittimo che dipende dal Ministero delle Infrastrutture e dal Comando generale delle Capitanerie di Porto. Come è possibile che un documento top secret sia stato pubblicato dall'account legato alla mafia libica? 

"A rischio l'integrità della Repubblica"

Oltre alle indagini della Procura della Repubblica di Modena, ci sono state due interrogazioni parlamentari. La prima è presentata dalla deputata Rossella Muroni, di Sinistra Italiana e da altri, la seconda dalla deputata Giuditta Pini, del Partito Democratico, riferita proprio alla pubblicazione di documenti riservati italiani da parte dell'account legato alla mafia libica. "Se uno Stato firma accordi con la mafia libica e questi, anche ad anni di distanza, sono in grado di pubblicare documenti riservati allora questo è un problema – spiega Don Mattia – io non sono tanto preoccupato per me, perché questa situazione non parla del rischio di integrità mio, che magari esiste non saprei dirlo, ma a rischio è l'integrità della nostra Repubblica". Nelle prossime settimane il parlamento sarà chiamato a votare il rifinanziamento degli accordi tra l'Italia e la Libia, nonostante numerose inchieste giornalistiche, numerose testimonianze documentate, abbiano mostrato come questi accordi abbiano di fatto favorito la prosperità della mafia libica a cui diamo dei soldi per impedire, a qualsiasi costo, che i migranti attraversino il Mediterraneo.

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