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La memoria corta di Salvini quando chiama gli assistenti civici “spioni al citofono”

“Ma occupatevi degli italiani senza lavoro, senza stipendio, senza cassa integrazione. Occupatevi di mutui, di affitti, di bollette, di riaprire le scuole in sicurezza e non di inventarvi i guardiani della rivoluzione, gli spioni dell’aperitivo, i controllori al portone e al citofono degli italiani”, ha detto Matteo Salvini in merito all’iniziativa degli assistenti civici. Sì, le stessa persona che pochi mesi fa ha citofonato a una famiglia tunisina di Bologna chiedendo se in casa loro si spacciasse.
A cura di Annalisa Girardi
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Anche Matteo Salvini ha voluto dire la sua sugli assistenti civici, i 60mila volontari che collaboreranno con Protezione Civile e Comuni per assicurare il rispetto delle norme anti-contagio messe in campo dal governo per la Fase 2 dell'emergenza coronaviurs. "Ma occupatevi degli italiani senza lavoro, senza stipendio, senza cassa integrazione. Occupatevi di mutui, di affitti, di bollette, di riaprire le scuole in sicurezza e non di inventarvi i guardiani della rivoluzione, gli spioni dell'aperitivo, i controllori al portone e al citofono degli italiani", ha affermato il leader della Lega in una diretta Facebook.

Frasi che non passano inosservate, soprattutto quando sono passati solo pochi mesi dalla famosa citofonata di Salvini alla famiglia tunisina nella periferia di Bologna. Il 21 gennaio scorso, a pochi giorni dalle elezioni regionali in Emilia Romagna, infatti il leader della Lega, in diretta Facebook, si è presentato sotto casa di una famiglia di origine tunisina alla ricerca di un ragazzo di appena 17 anni, additato come spacciatore da una residente del quartiere. Salvini, noncurante di qualsiasi norma sulla tutela della privacy e sull'inviolabilità del domicilio, ha citofonato alla famiglia inquadrato da numerose telecamere e accerchiato da una folla di persone, per chiedere: "Buonasera. Lei è al primo piano? Ci può far entrare? Perché ci hanno segnalato una cosa sgradevole, ci hanno detto che da lei parte lo spaccio del quartiere. Giusto o sbagliato?".

Quando Salvini citofonava alla famiglia tunisina

Una scena a cui avevano fatto seguito numerose polemiche. "C’è una denuncia che ha fatto la signora ed è nostra intenzione seguirla. Ho citofonato a un signore che è stato segnalato come presunto spacciatore per chiedergli se spaccia o se non spaccia. A che titolo l’ho fatto? In qualità di cittadino", aveva affermato in quell'occasione Salvini per legittimare il suo gesto. La stessa persona che ora chiede fiducia verso i cittadini, appena alcuni mesi fa, forte solo di una segnalazione ricevuta per strada da una vicina, si precipitava ad accusare un ragazzino di traffico di droga in diretta Facebook. La stessa persona che ora sostiene che gli italiani non debbano essere inseguiti dagli "spioni dell'aperitivo", non ci ha pensato due volte a gennaio prima di attaccarsi al citofono di privati cittadini chiedendo di salire in casa per controllare che non si spacciasse.

"Mandiamo gli assistenti civici a controllare dove si spaccia"

Ma Salvini non sembra di per sé contrario alle ronde. Infatti afferma:"Sessantamila volontari civici ad inseguire la signora Maria o il signor Filippo per vedere dove vanno e cosa fanno… Dai, un po' di fiducia, gli italiani hanno dimostrato intelligenza, buon senso, rispetto, generosità, solidarietà. Se proprio si devono prendere 60mila volontari per controllare e per spiare, mandiamoli fuori dalle stazioni dove spacciano. Mandiamoli nei parchi dove si spaccia. Mandiamoli fuori dagli uffici postali dove rapinano gli anziani che ritirano la pensione. Lasciamo stare gli italiani".

I controlli fatti da privati cittadini, quindi, vanno bene per Salvini solo se si inseriscono in quel quadro retorico su cui ha sempre puntato le sue politiche il leader della Lega. "Invece di pensare a questi 60mila guardoni, pensate invece ai 70mila risparmiatori della Banca popolare di Bari che aspettano giustizia. Caro presidente del Consiglio, lascia perdere i 60mila spioni, preoccupati delle migliaia di risparmiatori rovinati dalle banche che ancora oggi aspettano i risarcimenti", ha aggiunto il senatore del Carroccio. Per poi concludere: "Occorre testa, occorre buon senso, occorre mantenere le distanze, però essere un popolo di spiati, di controllati, di seguiti anche quando vanno in bagno, proprio no".

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