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Il Senato pignora parte dello stipendio del leghista Enrico Montani per un debito da 43mila euro

Il Senato predisporrà il pignoramento di parte dello stipendio di Enrico Montani (parlamentare eletto con la Lega) per risarcire un creditore che non si è mai visto restituire la cifra che gli aveva prestato nel 2015. Dopo le sentenze in primo e secondo grado, il pignoramento verrà quindi effettuato sulla parte di rimborsi relativa allo stipendio da senatore.
A cura di Stefano Rizzuti
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Un debito del 2015 mai saldato. I giudizi in primo e secondo grado e, alla fine, il pignoramento della cifra da restituire con una trattenuta sul suo stipendio da senatore. La vicenda riguarda Enrico Montani, senatore della Lega. La notizia è stata riportata in questi giorni dal giornale 24newsonline, testata locale del territorio dal quale proviene Montani, quello di Verbano-Cusio-Ossola. E confermata a Fanpage.it dallo stesso senatore leghista che ha però preferito non commentare la vicenda. Montani doveva restituire a un creditore poco meno di 43mila euro. Questa cifra verrà trattenuta dallo stipendio del Senato o, almeno, da quella parte mensile che non viene bloccata per legge, quella riguardante solo i rimborsi, in sostanza.

Nasce tutto nell’estate del 2015: il senatore leghista e sua moglie erano proprietari del Verbania calcio e avevano bisogno di risorse per iscrivere la squadra al campionato di Promozione, dopo una retrocessione. Non avendo i soldi a disposizione nell'immediato, hanno chiesto un prestito e trovato un anticipo di 24.200 euro definito attraverso una scrittura privata. Un accordo firmato il 24 luglio con cui si stabiliva anche che la somma sarebbe stata restituita in undici rate mensili da 2.200 euro l’una. A partire da settembre, due mesi dopo. Ma nessuna rata è stata mai pagata. Per questo motivo il creditore si è rivolto a un legale, facendo causa civile al tribunale di Verbania.

La sentenza di primo grado è arrivata a gennaio 2017 e ha dato ragione al creditore. La conferma è stata poi decisa dalla Corte d’appello di Torino a gennaio. Il creditore ha quindi avviato alcuni tentativi di recuperare la somma, anche attraverso pignoramenti immobiliari. La cifra, per decisione del giudice, è intanto diventata di 42.969 euro. Ma non c’è stato nulla da fare. Fino alle elezioni politiche del 2018, quando Montani è stato rieletto al Senato. Il parlamentare leghista era stato già eletto in passato, sempre con il Carroccio, prima alla Camera nel 2006 e poi al Senato nel 2008. Di mezzo anche l’esperienza nel consiglio comunale di Verbania dal 2009. Poi la rielezione al Senato nel 2018.

A questo punto l’avvocato del creditore ha richiesto al Senato, mediante un pignoramento presso terzi concesso dal tribunale di Verbania, di avere indietro i 43mila euro. Gli stipendi parlamentari in teoria non sono pignorabili. Ma non per tutta la quota. Lo stipendio si divide infatti in quattro sezioni: indennità, diaria per vitto e alloggio, rimborso forfetario delle spese generali e rimborso spese per l’esercizio del mandato. Le prime due voci non si possono toccare, secondo quanto stabilisce la legge n. 1261 del 1965: “L’indennità mensile e la diaria non possono essere sequestrate o pignorate”. Rimangono fuori da queste regole, però, i rimborsi. E proprio su queste due voci si potrà rivalere il creditore di Montani.

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