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Il M5s cambia idea sul gasdotto Tap. Ora Italia viva pretende le scuse

Il M5s cambia idea sul gasdotto Tap. E la viceministra di Italia viva Teresa Bellanova attacca il sottosegretario Di Stefano: “Noi siamo ancora qua in attesa di quell’unico atto che sarebbe doveroso da parte vostra: chiedere scusa”.
A cura di Annalisa Cangemi
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Il M5s ha fatto marcia indietro su una delle sue storiche battaglie, quella che puntava all'eliminazione del gasdotto Tap, in Puglia. La crisi in Ucraina, con l'invasione da parte della Russia che sembra imminente, stando ai rapporti dell'intelligence americana, e soprattutto il caro energia, hanno imposto una revisione delle vecchie certezze, per bocca del sottosegretario agli Esteri Manlio Di Stefano. Secondo il membro del governo è necessario diminuire la nostra dipendenza dalle importazioni di metano dalla Russia.

"È una questione di contesto storico differente. Quando abbiamo iniziato a parlare di Tap non si parlava ancora di transizione ecologica. Il gas oggi è l’elemento con cui abilitarla. Anche il quadro geopolitico è differente. La dipendenza energetica era la stessa ma non avevamo timori che non fosse sufficiente quello che importavamo. Oggi il contesto mi fa dire: fortunatamente c’è il Tap", ha detto Di Stefano in un'intervista a La Repubblica.

"Come il resto d’Europa abbiamo un problema di dipendenza da poche fonti, per lo più la Russia. In questo inizio anno Mosca ha quasi dimezzato i flussi di gas destinati a noi tramite la rotta ucraina e questa minaccia alla nostra sicurezza energetica, probabilmente dettata anche da considerazioni politiche, richiede interventi urgenti. Dobbiamo pensare al medio e lungo periodo, alle rinnovabili, ma non possiamo ignorare il breve periodo e lavorare con i partner più affidabili", ha aggiunto Di Stefano.

L'infrastruttura per il trasporto del gas dall'Azerbaigian in Italia potrebbe anzi essere sfruttata di più, e il governo potrebbe ampliarne la portata, da 10 a 20 miliardi di metri cubi, come ha anticipato nelle scorse settimane lo stesso sottosegretario con un post su Facebook.

"Basta potenziare le centrali di compressione lungo il tubo già esistente" ha scritto il sottosegretario pentastellato, "in modo da poter aumentare la pressione e la quantità di gas pompato". L'infrastruttura "è stata progettata in vista di questo e non sono necessarie ulteriori opere. Tutto dipende dalla risposta degli operatori ai market test vincolanti in corso. Da tempo abbiamo chiesto al Governo dell'Azerbaijan se sono in grado di garantire un aumento delle forniture". Il governo, ha aggiunto, sta anche valutando "di far confluire nel TAP, in futuro, anche gas proveniente dall'Asia Centrale e in particolare dal Turkmenistan".

Eppure il Movimento si era schierato esplicitamente contro l'infrastruttura. Basta leggere un post su Blog delle Stelle del settembre 2014:

"Il Tap (Gasdotto Trans-Adriatico) è un tubo che porta in Italia il gas dell’Azerbaijan, passando per Turchia, Grecia e Albania. Qualche dato preliminare è d’obbligo per rendersi conto di quanto l’infrastruttura sia inutile, l’ennesimo ricco pasto per speculatori".

"Il fabbisogno di gas in Europa nel 2035, secondo l’Agenzia Internazionale Europea (IEA) e secondo Eurogas (società che unisce tutti i distributori di gas in Europa), sarà all’incirca di 500 miliardi di metri cubi all’anno. Nel 2003 la Ue ha utilizzato 530 miliardi di metri cubi, mentre nel 2013 il consumo è stato di 460 miliardi di metri cubi. Il fabbisogno quindi sta scendendo. Considerando che le infrastrutture europee, tra tubi e rigassificatori, consentono attualmente di importare 600 miliardi di metri cubi e che 100 miliardi sono già prodotti in Europa, è evidente che il nostro continente possa beneficiare oggi di una quantità di gas sovrabbondante rispetto al necessario, tanto più considerando la parabola discendente del fabbisogno europeo"

Il M5s aveva cercato di ostacolare la realizzazione dell'opera, ma aveva dovuto deporre le armi, una volta al governo: Luigi Di Maio, a capo del Mise, disse che la maggioranza gialloverde non avrebbe bloccato il gasdotto per non rischiare pesanti penali (che però secondo il suo predecessore al Mise Carlo Calenda non ci sarebbero state).

"Non sapevo che c'erano delle penali da pagare, l'ho scoperto una volta diventato ministro", aveva spiegato Di Maio. "Da ministro dello Sviluppo economico ho studiato le carte Tap per tre mesi. E sono voluto andare allo Sviluppo economico anche per questo. Vi posso assicurare che non è semplice dover dire che ci sono delle penali per quasi 20 miliardi di euro. Ma è così, altrimenti avremmo agito diversamente".

L'attacco di Italia viva: "M5s chieda scusa"

Un mutamento di prospettiva che non è passato inosservato, e che è stato criticato dalla viceministra per le Infrastrutture, Teresa Bellanova (Iv): "Caro Di Stefano, la correttezza verso gli elettori, il rispetto umano nei confronti degli avversari politici e il rigore etico verso se stessi hanno ben poco a che fare con il contesto storico. Noi siamo ancora qua in attesa delle vostre scuse". 

"Spiace dover contraddire il Sottosegretario Di Stefano ma la giravolta del M5S sul gasdotto Tap non è una questione di contesto storico differente. In primo luogo perché è compito della politica avere uno sguardo lungo sulle questioni. E poi di maggior rifornimento di energia a costi più calmierati, come di maggior indipendenza nell'approvvigionamento del gas da altri Paesi, se ne parlava già nel periodo dell'esordio di Tap. Credo semplicemente che un pezzo del Movimento si sia esercitato con la pratica di governo che è attività molto più complessa del salire su un palco spargendo epiteti e promesse che loro per primi ben sapevano di non poter mantenere", ha scritto sul suo profilo Facebook la presidente di Italia Viva e viceministra alle Infrastrutture e Mobilità sostenibili Teresa Bellanova.

"Ho purtroppo vissuto sulla mia pelle", prosegue Bellanova, "ciò che di violento, poco corretto, intimidatorio e umanamente miserabile il Movimento ha saputo scagliare contro chi invitava chiunque a ragionare sul tema gasdotto".

"Come è ben chiaro a tutti che questi signori si sono potuti permettere di distruggere le esistenze altrui dai palchi dei comizi perché a partire dalla comunità politica di cui facevo parte, il PD, non si sono in evidentemente attivati quegli anticorpi necessari a far muro contro populismo, rabbia e incompetenza.Anzi, si è pensato addirittura di assecondarli, di fomentarli nell’individuare nemici del territorio e dei cittadini, di lisciare loro il pelo per propaganda elettorale e per regolare vecchi conti interni. E quando una comunità politica si divide, si sgretola prima di tutto sulle fondamenta di ciò che la dovrebbe tenere insieme, il rispetto umano reciproco, rimane solo una grande solitudine per chi aveva inteso compiere una battaglia di civiltà e utile al Paese".

"Quindi no, caro Di Stefano, la correttezza verso gli elettori, il rispetto umano nei confronti degli avversari politici e il rigore etico verso se stessi hanno ben poco a che fare con il contesto.Noi siamo ancora qua in attesa di quell’unico atto che sarebbe doveroso da parte vostra: chiedere scusa".

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