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Dadone: “Su cannabis a uso terapeutico superiamo limiti culturali, serve più formazione a medici”

“Bisogna riuscire a incrementare gli investimenti e a superare certi limiti culturali, anche di formazione verso i medici. Il fatto che ci siano ancora medici che abbiano remore a prescrivere il farmaco è indicativo”: lo ha detto in un’intervista con Fanpage.it la ministra per le Politiche giovanili, Fabiana Dadone.
A cura di Annalisa Girardi
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Abbiamo portato alla ministra per le Politiche giovanili, Fabiana Dadone, tre testimonianze diverse riferite al mondo della cannabis per parlare di un tema che spesso è difficile affrontare senza portare sul tavolo la polarizzazione tra chi è pro e chi è contro la legalizzazione. Ci abbiamo provato in primis attraverso la voce di una paziente affetta da fibromialgia che ne ha fatto uso terapeutico. "Riuscire a parlare in maniera abbastanza approfondita di questo tema è importante, spesso si confondono i piani rispetto all'utilizzo della cannabis ad uso ludico con quella ad uso terapeutico. I pazienti e i loro problemi rimangono sullo sfondo".

La ministra ci ha poi spiegato: "La produzione ad uso medico in Italia avviene all'interno dello stabilimento farmaceutico militare di Firenze, però non copre assolutamente quello che il fabbisogno dei pazienti. Penso che sia anche una questione di approccio culturale. Per un po’ di anni non se ne è discusso, quando si è pi  riusciti a dare il via libera al finanziamento di questo stabilimento la produzione è incrementata". Ma ancora non è abbastanza per riuscire a dare risposte a tutti i pazienti che ne potrebbero usufruire: "Sono stata contattata anche da persone che mi hanno detto di avere problemi a riuscire a trovare il farmaco e quindi di essere costrette a fare anche cose che avrebbero potuto evitare di fare", ha sottolineato Dadone.

Una seconda testimonianza che abbiamo portato alla ministra è stata quella della neurologa Giovanna Borriello, che da molti anni la prescrive ai suoi pazienti e che ci ha raccontato non solo le difficoltà di reperire i giusti farmaci sul mercato, ma anche di trovare i medici che effettivamente conoscano il tema e decidano di prescrivere questo tipo di medicinali ai malati: "Bisogna riuscire a incrementare gli investimenti e a superare certi limiti culturali, anche di formazione verso i medici. Il fatto che ci siano ancora medici che abbiano remore a prescrivere il farmaco è indicativo del fatto che serva investire di più in formazione e sensibilizzazione sul tema", ha commentato la ministra.

Infine abbiamo portato anche la testimonianza di una signora che chiede la legalizzazione: "La mia posizione è nota, l’ho sottoscritta con una proposta di legge nella passata legislatura e non l'ho mai smentita", ha concluso la ministra, parlando sia delle conseguenze che ha questo "determinato tipo di approccio sul sistema penitenziario" e "al reinserimento in società di chi ha una dipendenza": temi di cui si parla pochissimo.

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