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Opinioni

Come Giuseppe Conte sta provando a camminare con le sue gambe (mentre Di Maio e Salvini arrancano)

La conferenza stampa di fine anno è anche la dimostrazione del percorso fatto dal Presidente del Consiglio, capace di costruirsi una immagine pubblica grazie soprattutto alla trattativa sulla legge di bilancio con la Commissione Europea. Nel momento di massima difficoltà di Salvini e Di Maio, Conte si trova inaspettati margini di manovra…
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La legge di bilancio blindata con la fiducia e discussa alla Camera dei deputati in un clima da far west, l’aumento della pressione fiscale certificata dall’Ufficio parlamentare di bilancio, la norma che affossa gli enti no profit, l’aumento del limite massimo per gli affidi diretti avversata dall'Anac e da autorevoli esponenti della maggioranza stessa, il mini – reddito di cittadinanza, il mini – superamento della Fornero, la decisione di lasciare in mezzo al mare a Natale i 300 migranti della Open Arms e i cento della Sea Watch 3 (ancora al largo di Malta), l’omicidio di un uomo sotto protezione dello Stato, il ministro dell’Interno che stringe la mano a un capo ultra e che ora vuole incontrare i capi delle curve in seguito all’ennesima pagina nerissima nel mondo del calcio, il mancato rispetto di promesse “fondanti” la campagna elettorale di Lega e Movimento 5 Stelle, il concreto rischio di aumento dell’IVA, data l’enormità delle risorse necessarie a disinnescare le clausole di salvaguardia per i prossimi anni.

Con queste e altre questioni di enorme rilevanza sul tavolo, c’era da aspettarsi una conferenza stampa di fine anno pirotecnica, con il Presidente del Consiglio incalzato dalle domande dei giornalisti e incapace di difendere l’operato dell’esecutivo. Invece, dalle oltre due ore di confronto con gli operatori dell’informazione, Giuseppe Conte esce bene, in perfetto controllo e con la certezza di aver messo un altro tassello alla costruzione della sua nuova dimensione politica. La notizia è questa: il Presidente del Consiglio sta legittimando la propria posizione, nelle peggiori condizioni possibili. Poche, pochissime, le questioni su cui Conte è sembrato in difficoltà, molte di più quelle su cui è riuscito a sviare il discorso, rifugiandosi in quella che ormai è la sua frase simbolo: “Stiamo facendo un’attenta valutazione”. Tutto sommato, Conte e il suo staff possono tirare un sospiro di sollievo: pericolo scampato e ostacolo superato in agilità. Non avendo sostanzialmente detto nulla sul 90% delle questioni poste dai giornalisti.

L’impressione è che Conte si candidi a esercitare un ruolo diverso nei prossimi mesi, dopo essersi spesso e volentieri defilato nella prima fase di questa legislatura. La svolta è arrivata con la trattativa con la Commissione Europea e con la scelta di rappresentare l’area conciliante e dialogante del governo, quella disposta a concedere qualcosa a Bruxelles pur di evitare uno scontro che avrebbe potuto stravolgere il quadro politico complessivo. E, probabilmente, determinare la prematura fine dell’esperienza di Conte a Palazzo Chigi.

Quella scelta ha cambiato tutto. Ha limitato il raggio d'azione di Salvini e Di Maio, costringendoli ad accettare il ridimensionamento de facto delle loro richieste. Ha generato un ritorno mediatico importante, in grado di oscurare parzialmente le difficoltà dei due vicepresidenti del Consiglio, alle prese con questioni personali e politiche di enorme rilievo. Ha acceso i fari sulla figura di Conte quale "mediatore" e portatore sul tavolo europeo degli interessi del popolo, anche grazie all'accensione dei motori della macchina della propaganda 5 Stelle (mentre quella leghista resta occupata dal menù del ministro dell'Interno). Ha fornito una "spiegazione valida" al clamoroso ritardo con il quale la legge di bilancio è arrivata alle Camere e alla vergognosa modalità con la quale è stata discussa (discussa per modo di dire, ovviamente). Ha messo all'angolo i falchi e aperto uno spazio grigio in cui lavorano i peones e i portatori d'acqua.

Ora, mentre Salvini e Di Maio attraversano un periodo di grande difficoltà (e soprattutto devono rendere conto delle loro azioni a decine di parlamentari e amministratori), Conte si trova a poter mettere il cappello sul "risultato portato a casa". E se nei prossimi mesi i due leader saranno l'un contro l'altro armati per le Europee, il Presidente del Consiglio avrà campo libero per continuare il percorso di legittimazione della propria figura, istituzionale prima e politica poi. Almeno fino a che non sarà necessario passare dalle "valutazioni" alle "decisioni".

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A Fanpage.it fin dagli inizi, sono condirettore e caporedattore dell'area politica. Attualmente nella redazione napoletana del giornale. Racconto storie, discuto di cose noiose e scrivo di politica e comunicazione. Senza pregiudizi.
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