2.674 CONDIVISIONI
video suggerito
video suggerito

Caso Di Matteo, Bonafede attacca: “Offese la mia onorabilità e le vittime di mafia”

Il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, parla nuovamente del caso Di Matteo in un’informativa alla Camera e va all’attacco: “C’è un confine e un limite a tutto e per me, quel confine, in politica e fuori dalla politica, è rappresentato dalla mia onorabilità, nonché dal rispetto degli altri e della memoria di chi è morto per servire il Paese”.
A cura di Stefano Rizzuti
2.674 CONDIVISIONI
Immagine

Il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, torna a difendersi parlando durante un’informativa alla Camera sulla questione della mancata nomina del magistrato Nino Di Matteo a capo del Dap. E la replica di Bonafede è anche sul piano personale: “C’è un confine e un limite a tutto e per me, quel confine, in politica e fuori dalla politica, è rappresentato dalla mia onorabilità, nonché dal rispetto degli altri e della memoria di chi è morto per servire il Paese”. E per il ministro della Giustizia, questo “confine è stato ampiamente superato”. Bonafede richiama le immagini delle stragi di mafia, “buttate a caso tra un chiacchiericcio e un altro di improvvisati esperti antimafia, l’alone di mistero intorno al nulla per evocare inesistenti retroscena, sono tutte operazioni che mancano di rispetto proprio alle vittime di quelle stragi e ai loro familiari”.

La risposta di Bonafede si base sulla “trasparenza e la verità”, considerati “i migliori antidoti” contro ciò che il ministro definisce come “menzogna e malafede”. “Non mi riferisco alle parole del dottor Di Matteo, ma al fatto che su quelle parole il dibattito politico ha creato illazioni e suggestioni personalmente inaccettabili”, prosegue parlando di un dibattito inquinato dalle fake news. Bonafede, durante la ricostruzione dei fatti, taglia corto: “Non vi fu alcuna interferenza diretta o indiretta. Punto. Non sono disposto a tollerare più alcuna allusione. Lo devo a me stesso e alla carica istituzionale che ricopro”.

La ricostruzione degli incontri con Di Matteo

Bonafede ricorda quanto avvenuto nel giugno del 2018, quando convocò anche Di Matteo per offrirgli di ricoprire alcune cariche all’interno del ministero:

Nel 2018 feci circa 50 colloqui per tutti i ruoli da ricoprire. Pensai anche a Di Matteo, e il 18 giugno lo contattai telefonicamente. Parliamo di colloqui informali risalenti a due anni fa. Parlammo del Dap e della direzione affari penali, il ruolo che fu di Falcone. Avevo scadenze strettissime. Mi rispose che aveva bisogno di 48 ore, ma io gli chiesi la cortesia di vederci il giorno dopo. La domanda è se io mi feci intimorire o condizionare da qualcuno: la risposta è molto semplice. No. Le dichiarazioni dei boss mafiosi erano note dal 9 giugno 2018. In occasione di quelle telefonate fu lo stesso Di Matteo a parlarmi di quelle esternazioni dei boss. E lo stesso Di Matteo ha detto in un’intervista che il ministro si dimostrò informato della questione.

Mi convinsi che la soluzione migliore era quella di dargli un ruolo come quello di Falcone, che necessitava di più tempo ma ne sarebbe valsa la pena. Perché avrei consentito a Di Matteo di lavorare a via Arenula, al mio fianco. È nel mio diritto e nei miei doveri ragionare sulle mie scelte discrezionali. Accennai anche alla possibile nomina del dottor Basentini a capo del Dap. Nell’altro incarico Di Matteo avrebbe avuto un ruolo più specifico e incidente su tutte le questioni penali. A me pareva che il ruolo migliore fosse proprio quest’ultimo. La mafia avrebbe visto che Di Matteo lavorava all’interno della giustizia. Nel tardo pomeriggio dello stesso giorno ricevetti, però, una telefonata da Di Matteo per incontrarlo il giorno dopo. Il 20 giugno tornò a trovarmi e mi disse che non era più disponibile perché avrebbe preferito il Dap. Appresi questa sua determinazione con sorpresa e gli comunicai che avevo già avviato le pratiche per la nomina di Basentini.

Bonafede: su scarcerazioni nessun condizionamento governo

Bonafede sottolinea che nessuno “vieta a Di Matteo di non condividere la mia scelta”. Però il ministro della Giustizia difende anche l’operato di Basentini in questi due anni, prima delle dimissioni dovute al caso della scarcerazione dei boss mafiosi. Scarcerazioni che, ribadisce il ministro, “sono state determinate da decisioni prese in autonomia e indipendenza dai magistrati su cui non c’è stata nessuna interferenza del ministero”. Bonafede conclude il suo intervento sostenendo che “è necessario rassicurare tutti i cittadini che credono nella lotta alla mafia perché sappiano che il fronte antimafia rimane compatto”.

2.674 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views