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25 aprile, La Russa non partecipa ai cortei, Letta: “Così non onora suo ruolo, lo aspetto in piazza”

Continua la polemica sul 25 aprile, Letta incalza La Russa: “Lo aspetto in piazza. Ha una grande occasione di pacificazione, la sfrutti”.
A cura di Annalisa Cangemi
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L'anniversario della Liberazione dal nazifascismo, il 25 aprile, diventa già terreno di scontro tra maggioranza e opposizione, dopo le dichiarazioni rilasciate ieri dal presidente del Senato e co-fondatore di Fratelli d'Italia Ignazio La Russa al quotidiano La Stampa.Il presidente di Palazzo Madama ha detto che non sa se festeggerà la ricorrenza, precisando di non essere interessato a partecipare alle manifestazioni commemorative che in genere vengono organizzate.

"Dipende – ha detto – Certo non sfilerò nei cortei per come si svolgono oggi. Perché lì non si celebra una festa della libertà e della democrazia ma qualcosa di completamente diverso, appannaggio di una certa sinistra. Non ho avuto difficoltà come ministro della Difesa a portare una corona di fiori al monumento dei partigiani al cimitero Maggiore di Milano. E non era un atto dovuto". 

Poi dopo le critiche ricevute, ha detto che il titolo dell'intervista su La Stampa, ‘Non festeggio questo 25 aprile' è fuorviante, e ha argomentato la sua presa di posizione, minacciando querele per chiunque distorca il suo pensiero: "La mia contrarietà è semmai solo al modo in cui finora si svolgono molti cortei che lungi dal celebrarlo, ne fanno una manifestazione appannaggio della sinistra. A chi strumentalmente si ferma a leggere il titolo errato e ignora le mie parole, dopo questa mia nota, sarò invece costretto a riservare – a differenza delle mie abitudini – una risposta nelle sedi più opportune a tutela del ruolo che ricopro".

La replica di Enrico Letta

Oggi al presidente del Senato ha replicato Enrico Letta. Il segretario dem lo ha accusato di alimentare divisioni nel Paese: "Sono affermazioni molto gravi, per non dire inaccettabili, considerando che La Russa ricopre la seconda carica dello Stato, quella di presidente del Senato, e dunque anche di supplente del Presidente della Repubblica. Il ruolo più unitario che esista. Bisognerebbe onorarlo evitando affermazioni e atteggiamenti che invece dividono", ha detto in un'intervista a La Stampa.

"Ho visto che il presidente del Senato ha tentato di aggiustare il tiro, ma, se è possibile, ha peggiorato le cose. Il 25 aprile in Italia ci saranno incontri e manifestazioni di ogni genere e tipo. Il suo è solo un alibi. Peraltro debole". Letta ha invitato quindi La Russa a "rimediare", "dichiarando che se lui ha quel ruolo lo deve proprio al 25 aprile".

"Lo aspetto in piazza – lo ha incalzato -. Ha una grande occasione di pacificazione, la sfrutti". Allargando il discorso, definisce poi i primi atti del governo "preoccupanti". "L'atteggiamento scelto sul Covid è profondamente sbagliato", ha aggiunto Letta, "Comportandosi in questo modo Meloni e La Russa rivendicano la propria identità e dividono il Paese". E sull'annuncio dell'innalzamento del limite al contante "il messaggio che è stato fatto passare è questo: saremo tolleranti con la piccola e con la media evasione". 

La Russa dice che Fdi ha già fatti conti con il fascismo

Dopo l'intervista tv di Gianfranco Fini, che ha analizzato il percorso di trasformazione della destra italiana dopo la svolta di Fiuggi del 1995, di cui è stato protagonista, anche Ignazio La Russa torna sui rapporti di Fratelli d'Italia con il fascismo e con la storia. In un'intervista a "Libero Quotidiano" ha spiegato che "già nell'immediato dopoguerra il Msi aveva fatto La sua parte di conti col fascismo: il motto di allora, ‘Non rinnegare, non restaurare', era un primo importante superamento fatto da chi era comunque stato partecipe della storia del Ventennio. Per non parlare della condanna senza se e senza ma delle leggi razziali, che è stata una costante della destra, peraltro sempre schierata in difesa dell'esistenza di Israele. La cesura netta e definitiva avvenne a Fiuggi, nel 1995, al congresso di nascita di Alleanza nazionale: lì si fecero i conti non solo col fascismo, ma anche con la resistenza".

Nelle tesi di Fiuggi l'antifascismo è definito ‘un momento storicamente essenziale per il ritorno dei valori democratici che il fascismo aveva conculcato'. "Appunto. Parole molto chiare. Lì c'è un pieno riconoscimento di chi aveva combattuto per la libertà, ma anche la precisa indicazione che non tutti quelli che avevano fatto la resistenza volevano un'Italia libera e democratica. Tra loro c'era anche chi combatteva, lecitamente dal loro punto di vista, per instaurare una dittatura comunista", ha detto.

"Con questi non avremmo mai potuto camminare insieme, ma con quelli che combatterono per dare all'Italia libertà e democrazia, sì. Combattenti della resistenza bianca erano già entrati nel Msi, altri sarebbero entrati in Alleanza nazionale". 

Sono decenni che si parla delle necessità di una pacificazione nazionale. Lo fece anche Luciano Violante, nel 1996, quando diventò presidente della Camera. Ora l'arrivo dell'esponente di FdI alla presidenza del Senato e quello della Meloni a Palazzo Chigi segnano una svolta: "Siamo a un crocevia. Giorgia Meloni col suo primo discorso da premier in Parlamento, io nel mio piccolo e Fdi in tutta La sua storia, abbiamo dimostrato di sapere qual è La strada giusta da prendere. Ma gli altri? Vogliono imboccare questa strada o prendere quella opposta?".

"Io – ha sottolineato infine il presidente – non so cosa vogliono fare. Il percorso che porta alla completa pacificazione e alla fine dell'interminabile dopoguerra è davanti a loro, facile da prendere. Se invece vogliono allontanarsene e continuare ad usare l'antifascismo, peraltro senza grandi risultati, come mero strumento elettorale o come alibi per dividere, nessuno glielo potrà impedire. Se sarà così, perderemo un'altra occasione".

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