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Omicidio Renata Rapposelli, l’ex marito della pittrice accusa il figlio: “L’ha uccisa lui”

In carcere per l’omicidio di Renata Rapposelli, pittrice trovata morta a Tolentino (Macerata) nel novembre dello scorso anno, ci sono da tempo l’ex marito Giuseppe Santoleri e il figlio Simone. Ma ora il padre ha rilasciato dichiarazioni spontanee per accusare il figlio attribuendo a lui soltanto la morte della donna.
A cura di Susanna Picone
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Arriva un colpo di scena nelle indagini sulla morte di Renata Rapposelli, la pittrice originaria di Chieti trovata senza vita il 10 novembre dello scorso anno a Tolentino, nelle Marche. In carcere per l’omicidio della pittrice ci sono attualmente due persone, l’ex marito di Renata e suo figlio, Giuseppe e Simone Santoleri. E ora il padre accusa il figlio della morte della ex moglie. Come ha scritto il Resto del Carlino, Giuseppe Santoleri – in carcere da sette mesi – ha chiesto al pm della Procura di Teramo Enrica Medori di essere sentito e lunedì ha rilasciato dichiarazioni spontanee. E dinanzi al pm l’uomo avrebbe accusato suo figlio Simone, anche lui attualmente detenuto. Renata Rapposelli sarebbe stata soffocata durante un litigio per motivi economici. La lite sarebbe scoppiata in cucina dove si trovavano tutti e 3. Il figlio della coppia, Simone, in un raptus avrebbe preso la donna per un braccio per poi strozzarla davanti al padre. Padre e figlio sono in carcere con l'accusa di omicidio volontario in concorso e distruzione di cadavere.

L'avvocato: "Si è liberato di un peso" – “Confermo che il mio assistito ha rilasciato dichiarazioni spontanee  molto sofferte – ha commentato l'avvocato Alessandro Angelozzi, che assiste l’ex marito della pittrice –. Si è voluto liberare di un peso psicologico che grava su di lui da troppo tempo”. Riguardo il caso di Renata Rapposelli  – a occuparsene anche la trasmissione televisiva “Chi l’ha visto?” – era già emersa una testimonianza che riguarderebbe una dichiarazione fatta a dei compagni di cella da parte di Simone Santoleri. “Mi ha rovinato la vita quando ero ragazzo e me la sta rovinando anche adesso che è morta. Se quel giorno la situazione non mi fosse sfuggita di mano, io a quest'ora non stavo qui”, avrebbe detto in carcere il figlio della pittrice. I detenuti avrebbero raccontato che “stringeva le mani come a voler strozzare qualcuno”.

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