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Svolta nell’omicidio della pittrice Renata Rapposelli: arrestati il figlio e il marito

Giuseppe e Simone Santoleri, ex marito e figlio di Renata Rapposelli, sono stati arrestati questa mattina dai carabinieri. La pittrice di Ancona era scomparsa da Giulianova (Teramo) e fu trovata morta nel novembre scorso a Tolentino (Macerata).
A cura di Susanna Picone
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Sembra arrivata la svolta nell'inchiesta per l‘omicidio di Renata Rapposelli, la pittrice sessantaquattrenne di Ancona scomparsa il 9 ottobre da Giulianova e trovata il mese successivo nelle campagne di Tolentino, vicino Macerata. Stamane alle 6.30 nella loro abitazione di Giulianova Lido, in provincia di Teramo, sono stati arrestati dai carabinieri il figlio della donna, Simone, e l'ex marito Giuseppe Santoleri. Entrambi gli uomini sono accusati di concorso in omicidio volontario e soppressione di cadavere. Padre e figlio sono stati trasferiti nel carcere di Castrogno a Teramo, in Abruzzo.

L’auto dell'ex marito ripresa a Tolentino

Secondo l'avvocato, per competenza il procedimento è stato assegnato dal gip del tribunale di Ancona a quello di Teramo. L'arresto dei Santoleri arriva dopo una lunga serie di accertamenti sul luogo del ritrovamento del cadavere di Renata Rapposelli, sulle auto e sui computer e telefoni dei due uomini. Fin dal primo momento il figlio e l’ex marito della pittrice avevano dato spiegazioni poco convincenti sul caso e il loro racconto sarebbe stato smentito da testimonianze e circostanze. Decisivi per gli arresti anche i filmati delle telecamere sulla ss 77 Valdichienti e alla rotatoria di Porto Sant'Elpidio, che dopo la scomparsa ripresero proprio l'auto con cui sarebbe stata trasportata Renata. In particolare, la Fiat Seicento di Giuseppe Santoleri, con bagagliaio carico di cartoni e senza cappelliera posteriore, è stata ripresa due volte – in una si vede la targa – il 12 ottobre in direzione Tolentino dov’è stato ritrovato il cadavere. Si tratta di un indizio chiave per l'arresto dell'uomo e del figlio.

La scomparsa e l’omicidio di Renata Rapposelli

Renata Rapposelli era scomparsa il 9 ottobre scorso dopo una visita a Giulianova all'ex marito e al figlio, ben presto finiti nel registro degli indagati per omicidio e occultamento di cadavere. Il suo corpo senza vita fu ritrovato il 10 novembre successivo in una zona di campagna a Tolentino, nei pressi del fiume Chienti. Circa cinque mesi dopo il delitto il gip del Tribunale di Ancona, su richiesta del pm Andrea Laurino, ha disposto la custodia cautelare in carcere per i due uomini. Dopo la scomparsa di Renata l’ex marito aveva riferito ai carabinieri di aver riaccompagnato con la sua auto il 9 ottobre scorso la donna da Giulianova a Loreto, per poi salutarla. Nei giorni successivi l’uomo aveva anche tentato il suicidio ingerendo dei farmaci.

Testimone udì il figlio dire: "Sei venuta a riprenderti papà"

“Dopo tanti anni sei venuta a riprendere mio padre”: è la frase che una testimone dice di aver sentito alle 16.30 del 9 ottobre scorso. Una frase pronunciata da Simone Santoleri, che si rivolgeva alla madre Renata arrivata a Giulianova per parlare con lui e l'ex marito. Per l'accusa, l'avrebbero forse stordita e soffocata lo stesso giorno, tra le 17 e l'una di notte, perché pretendeva arretrati di tremila euro per il mantenimento.

Le ricerche sul web del figlio: scaricò anche la sentenza del caso Ragusa

È emerso anche prima che venisse ritrovato il corpo della madre, il figlio scaricò la sentenza della Cassazione sul caso di Roberta Ragusa, la donna di San Giuliano Terme (Pisa) scomparsa nel gennaio 2012: il marito della Ragusa, Antonio Logli, è stato condannato in primo grado a 20 anni di carcere per averla uccisa e averne distrutto il cadavere (mai ritrovato). “Chienti”, inoltre, è una parola che salta fuori da una delle ricerche compiute da Simone Santoleri in quel periodo. Nel corso di una conferenza stampa, la Procuratrice reggente di Ancona Irene Bilotta ha ipotizzato che padre e figlio abbiano cercato di gettare il corpo in acqua senza riuscirci per la particolare morfologia dell'argine. Il cadavere della pittrice, avvolto nel cellophane e coperto da cartoni, sarebbe stato trasportato lì con la Fiat Seicento di Giuseppe Santoleri.

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