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Marcello Dell’Utri resta in carcere: il tribunale respinge la richiesta di scarcerazione

Il tribunale di sorveglianza di Roma ha respinto la richiesta di scarcerazione avanzata da Marcello Dell’Utri per le sue precarie condizioni di salute. L’ex senatore è stato condannato a sette anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa e sta scontando la sua pena nel carcere di Rebibbia.
A cura di Stefano Rizzuti
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Il tribunale di sorveglianza di Roma ha respinto la richiesta di sospensione della pena per gravi motivi di salute avanzata dai difensori di Marcello Dell’Utri. L’ex senatore è nel carcere di Rebibbia per una condanna a sette anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa. La procura generale si era già espressa negativamente rispetto alla richiesta di scarcerazione sostenendo che le condizioni di salute di Dell’Utri sono compatibili con il regime carcerario. L’ex senatore è affetto da patologie oncologiche e cardiache e aveva chiesto di poter scontare il resto della pena al di fuori del carcere di Rebibbia.

Già lo scorso 7 dicembre era stato deciso dal tribunale di sorveglianza di Roma un analogo provvedimento di rigetto dell’istanza difensiva. Dell’Utri è, da luglio, in attesa di essere sottoposto a cicli di radioterapia dopo che gli è stato diagnosticato un carcinoma prostatico. Secondo quanto accertato dai medici del carcere romano – che hanno inviato la relazione sullo stato di salute di Dell’Utri ai giudici di sorveglianza – l’ex senatore soffre anche di una cardiopatia e di una forma di diabete grave.

Durante l’udienza straordinaria del 2 febbraio i difensori di Dell’Utri, gli avvocati Alessandro De Federicis e Simona Filippi hanno spiegato che anche “il garante dei detenuti sostiene che sia il carcere che le strutture protette sono inadeguate per le cure di cui ha bisogno”. La richiesta avanzata dagli avvocati era quella di dare a Dell’Utri gli arresti domiciliari ospedalieri all’istituto Humanitas di Milano. Dell’Utri ha già scontato cinque dei setti anni di reclusione ai quali è stato condannato.

Amedeo Laboccetta, deputato napoletano di Forza Italia e molto vicino a Dell’Utri, ha commentato la decisione dei giudici del tribunale di sorveglianza di Roma parlando dell’ennesimo “diniego opposto alla legittima richiesta dei difensori di Dell’Utri di attenuazione dello stato detentivo per le sue gravissime condizioni di salute” e definendolo “indegno del principio costituzionale dell'umanità della pena: si ha l'impressione che alcuni settori della magistratura, pur in presenza di una condanna per un reato di fabbricazione giurisprudenziale, vogliano accanirsi nei confronti di un condannato costretto a subire oltre a una condanna ingiusta, il peso della sua notorietà. Mi auguro adesso che anche il presidente Berlusconi intervenga nella vicenda a tutela di un uomo che tanto gli ha dato e tanto ha dato a Forza Italia”.

Il tribunale: ‘Può deambulare e può scappare'

Secondo il tribunale di sorveglianza di Roma Dell'Utri può stare in carcere perché le patologie di cui soffre non sono in stato avanzato e quindi lui, essendo in grado di deambulare, potrebbe anche scappare. Secondo i giudici l'ex senatore può essere curato presso i reparti Sai (Servizi ad assistenza intensificata) previsti all'interno del carcere e non sarebbe possibile far sottoporre Dell'Utri alle terapie senza il braccialetto elettronico. Inoltre per il tribunale ha influito anche il fatto che la procura di Palermo ha chiesto per Dell'Utri una condanna a 12 anni di reclusione nel processo sulla trattativa Stato-mafia.

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