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Marcello Dell’Utri resta in carcere: “Condizioni di salute compatibili con la detenzione”

Il tribunale di sorveglianza di Roma ha deciso che Marcello Dell’Utri resterà in carcere: secondo i giudici le condizioni di salute dell’ex senatore sono compatibili con il regime carcerario. “Mi lascerò morire in carcere”, afferma lo stesso Dell’Utri commentando la decisione del tribunale.
A cura di Stefano Rizzuti
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Marcello Dell’Utri resta in carcere. Il tribunale di sorveglianza di Roma ha respinto la richiesta di sospensione della pena presentata dai legali dell’ex senatore che sta scontando una condanna a sette anni per concorso in associazione mafiosa. La richiesta era stata motivata dalle condizioni di salute critiche di Dell’Utri che è affetto da patologie oncologiche e cardiache ed è detenuto nel carcere romano di Rebibbia.

Il pg Pietro Giordano si è opposto alla richiesta di sospensione della pena sostenendo che Dell’Utri può rimanere in carcere nonostante i suoi problemi di salute: tesi confermata dai giudici. I consulenti della procura, invece, avevano dichiarato l’incompatibilità tra le condizioni cliniche e la detenzione: Giordano ha quindi deciso di opporsi al parere dei consulenti facendo riferimento alle perizie del tribunale di sorveglianza.

Lo stesso Dell’Utri ha riferito ai suoi legali il commento su quanto deciso dal pg: “Si decide di lasciarmi morire in carcere”. L’ex senatore avrebbe quindi annunciato di “farlo di mia volontà adottando da oggi lo sciopero della terapia e del vitto”. Secondo la procura generale, comunque, il tumore alla prostata che affligge Dell’Utri è ritenuto operabile e la patologia cardiologica è stabile.

Questa mattina Amedeo Laboccetta, deputato di Forza Italia, ha incontrato Dell’Utri. “È un uomo provato – ha dichiarato – deluso, amareggiato, stanco, malato. Mi ha detto: ‘Non chiedo pietà ma giustizia, ho un tumore e voglio sconfiggerlo e qui dentro non posso, questa è un’ingiustizia”. “La decisione del Tribunale di sorveglianza di Roma di respingere l'istanza di sospensione della pena – ha aggiunto l'esponente azzurro – è vergognosa. Marcello paga lo scotto di chiamarsi Dell’Utri, se si fosse chiamato Gennaro Esposito oggi con molta probabilità sarebbe in libertà e in una struttura medica ad hoc per la cura del cancro. Una aberrazione”.

Un gesto di umanità a favore di Marcello Dell’Utri sarebbe doveroso – afferma Mariastella Gelmini, vicecapogruppo vicario di Fi alla Camera -. L‘uomo è sofferente e ha pagato generosamente per un reato dai contorni incerti e molto discutibile. Oggi tenerlo in carcere ha il sapore di un accanimento che anche i suoi oppositori politici potrebbero giudicare un eccesso”. Deborah Bergamini, responsabile comunicazione di Forza Italia, commenta: “Dell’Utri ha più di 70 anni e un cancro che si espande. Sta in carcere per un reato che non esiste e soprattutto non esisteva al tempo dei fatti contestati. La giustizia, minuscola, italiana dimentica che la tortura è reato”.

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