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Opinioni

La politica della finta emergenza ed il Governo del rinviare

Le polemiche sull’aumento dell’Iva sono solo l’ultima manifestazione evidente: abbiamo una adorazione per chi racconta bugie e tace spiacevoli verità. E, per il momento, ci accontentiamo di chi rinvia i problemi invece di affrontarli.
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Siamo perennemente affascinati dalle menzogne. Da una certa tipologia di menzogne in particolare. Quelle che ci consentono di evitare la resa dei conti, quelle che rimandano il momento della presa di coscienza, quelle grazie alle quali possiamo continuare a ballare sul Titanic. Anche quando siamo coscienti che, in fondo, si tratta di bugie. Certo, è la scoperta dell'acqua calda. Del resto, è fin troppo nota la passione degli italiani per gli affabulatori, per gli illusionisti, per gli uomini del miracolo. E la politica c'entra solo in parte, sia chiaro.

Però quello che sta avvenendo negli ultimi mesi è impressionante per altri aspetti. Elisabeth Kübler Ross direbbe che stiamo entrando nella terza fase dell'elaborazione del lutto: la contrattazione, il patteggiamento che, nel nostro caso, assumono i contorni dell'adesione (in)consapevole alla illusione collettiva, nella convinta reiterazione della bugia. Fase cui si è giunti gopo la negazione ed il rifuto della crisi e dopo la flebile rabbia (che ha assunto il connotato della contestazione sistemica, demagogica e qualunquista, per giunta con il puntuale immobilismo che segue le brevi fiammate di indignazione a comando). Fase che comporta anche la nobile ed antica arte del rinvio dei problemi, il metodo della polvere sotto il tappeto, del "poi si vede". E che è incarnata a meraviglia dalla politica italiana degli ultimi mesi. Scriveva Curzio Maltese qualche anno fa a proposito dei "doveri" di un esecutivo:  "La questione è l'incapacità di scegliere una strada, un linguaggio, uno stile di governo, a volte una singola decisione, e di difendere la scelta fino in fondo. Finora (era il periodo del Governo Berlusconi, ndr) il governo non l'ha fatto. Ha sempre reagito più che agire, schiavo dell'agenda politica dell'avversario, sempre sulla difensiva e per giunta senza mai azzeccare un contropiede. Si è comportato da minoranza ben prima di diventarlo nei fatti".

Letta non sembra fare eccezione, e al momento pare di assistere addirittura all'accelerazione di una tendenza già impostata dal Governo Monti. La chiameremo la "politica della finta emergenza", che spinge l'esecutivo a muoversi con una fretta pari solo alla mancanza di incisività, portando in Parlamento provvedimenti che contengono "tutto ed il contrario di tutto" e sostanzialmente esautorando le Camere, costrette ad un lavoro di tipo notarile: un timbro, una ratifica. Una tendenza che se aveva un minimo di senso per un Governo che non godeva di una stabile maggioranza parlamentare, non ne ha alcuno per il Governo delle larghe intese. Per quello che doveva essere il Governo del fare e per ora sembra solo il Governo del rinviare.

Letta per la verità ha mostrato di conoscere tale insidia fin dal suo primo discorso alle Camere, ripetendo più volte l'impegno sui tempi. Una volontà che finora si è scontrata con la farraginosità del processo normativo e con le tante questioni lasciate irrisolte dal Governo Monti. Ma soprattutto con il vero e solo ostacolo: nelle casse dello Stato non c'è un euro. Ma non ditelo agli italiani, qualcuno potrebbe crederci davvero.

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A Fanpage.it fin dagli inizi, sono condirettore e caporedattore dell'area politica. Attualmente nella redazione napoletana del giornale. Racconto storie, discuto di cose noiose e scrivo di politica e comunicazione. Senza pregiudizi.
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