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Insegnante decapitato, in migliaia sfilano in Francia in ricordo di Paty: salgono a 11 gli arresti

Proteste in Francia per la morte di Samuel Paty, professore di storia in una scuola media di una banlieue di Parigi, decapitato venerdì scorso per aver mostrato agli allievi, durante una lezione sulla libertà d’espressione, due caricature di Maometto. In migliaia sono scesi in piazza in varie città al grido di #jesuisprof. Intanto, sono saliti a 11 gli arresti effettuati dalla polizia nell’ambito delle indagini sull’attacco.
A cura di Ida Artiaco
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Migliaia di persone sono scese in piazza questo pomeriggio in numerose città francesi in omaggio al professor Samuel Paty, l'insegnante della scuola media nella banlieue di Parigi decapitato per aver mostrato agli allievi, durante una lezione sulla libertà d'espressione, due caricature di Maometto. Nella Capitale, in particolare, sono centinaia di magliaia i manifestanti che hanno sfilato, muniti di mascherina ma senza il rispetto del distanziamento anti-Covid, a Place de la Republique. Una vicenda, questa, che ha colpito profondamente la società francese e non solo: è diventato popolare sui social l'hashtag #jesuisprof con tantissimi messaggi da tutto il mondo. Presente anche il primo ministro Jean Casteaux insieme alla sindaca di Parigi Anne Hidalgo. Altri raduni si sono avuti a Lione, Tolosa, Strasburgo, Nantes, Marsiglia, Lille e Bordeaux.

Intanto, continuano le indagini degli inquirenti sull'omicidio del docente. Sono salite a 11 le persone fermate nell'ambito dell'inchiesta sulla decapitazione, venerdì, del professore di storia nella banlieue di Parigi, secondo quanto si apprende da fonti giudiziarie. L'ultimo finito in stato di fermo è una persona che era vicina al giovane killer 18enne Abdoullakh Abuyezidvich Anzorov. Diverse persone della famiglia del ragazzo di origine cecena, nato nel 2002 a Mosca, – i suoi genitori, il nonno e il fratello di 17 anni – ma anche amici e conoscenti, sono tra i fermati, insieme con il padre di una studentessa della classe di Paty e a un islamista molto attivo, Abdelhakim Sefrioui, che lo aveva accompagnato dalla preside per protestare contro la lezione sulla libertà d'espressione. Il procuratore antiterrorismo francese, Jean-François Ricard, ha confermato che l'assassino non era segnalato dai servizi come a rischio radicalizzazione, anche se era noto per piccoli reati e "beneficiava in Francia dello status di rifugiato". Anche il presidente Emmanuel Macron è intervenuto ieri sulla vicenda: "Voglio dire a tutti gli insegnanti di Francia, che siamo con loro, la nazione tutta intera sarà al loro fianco oggi e domani per proteggerli, per permettere loro di fare il loro mestiere che è il più bello che esista". "Il terrorista ha voluto abbattere la Repubblica nei suoi valori, i Lumi, la possibilità di fare dei nostri figli dei cittadini liberi". "Faremo quadrato, non passeranno, l'oscurantismo e la violenza non trionferanno, non ci divideranno", ha assicurato il presidente lanciando un fortissimo appello all'unità della nazione e promettendo "atti di fermezza" contro il terrorismo.

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