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Auto si ribalta e prende fuoco in Kenya, muore una missionaria italiana, ferito il marito

La donna, Gugliemina Belelli, era a bordo di un auto insieme al marito e ad un prete del luogo quando la vettura si è ribaltata più volte e ha preso fuoco. Per lei non c’è stato nulla da fare, è deceduta mentre veniva trasporta in ospedale. Il marito ha riportato ferite guaribili in qualche giorno.
A cura di Gennaro Punzo
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Una volontaria italiana in Kenya è morta in seguito ad un incidente stradale avvenuto ieri vicino Gongoni, un villaggio a circa 40 chilometri a nord di Malindi. Guglielmina Bellelli, 66 anni, era a bordo di un auto su cui viaggiavano anche il marito, Mario Greppi di 70 anni, e un prete della diocesi di Malindi che era alla guida e che per causa ancora da accertare avrebbe perso il controllo del veicolo che si sarebbe ribaltato più volte prima di prendere fuoco. È la ricostruzione fornita da alcuni testimoni oculari e riportata dal portale malindikenya.net. Ad avere la peggio è stata la donna che è morta lungo il tragitto verso il vicino ospedale: la missionaria, infatti, sarebbe stata sbalzata fuori dall'abitacolo e avrebbe riportate ferite fatali che hanno reso inutili i soccorsi giunti sul luogo pochi minuti dopo l'incidente. Mentre il marito della donna e il prete hanno riportato lievi ferite guaribili in pochi giorni.

Chi era la vittima

Guglielmina Belelli era in Kenya da due mesi insieme al marito per conto della Onlus "Rock no war” di Formigine, in provincia di Modena. Entrambi, accompagnati dal prete del luogo, seguivano dal 2016 i lavori per la realizzazione di due case di accoglienza per giovani ed adulti bisognosi di assistenza nel villaggio di Kijiwetanga Maktosha, a pochi chilometri da Malindi, nell'ambito del progetto “Bawa wa Huruma" che significa "L’ala della Misericordia". I coniugi, entrambi pensionati e modenesi, da sempre si erano impegnati in progetti sociali e si erano recati più volte in Kenya per seguire personalmente lo stato di avanzamento dei lavori per la costruzione delle due case di accoglienza.

Il precedente. L'incidente di ieri segue quello dello scorso 6 dicembre quando due giovani turiste siciliane sono rimaste gravemente ferite in seguito ad un frontale tra l'auto su cui viaggiavano e un veicolo di grosso cilindrata sulla strada che collega l'aeroporto di Mombasa ad un villaggio di Watamu, sulla costa keniana. Le due giovani, Laura Bruno e Mary Scordo di 26 e 34 anni, sono ancora ricoverate all'Aga Khan Hospital di Mombasa dopo aver subito ferite alle gambe e alla testa. La prima è stata operata d’urgenza per le gravi fratture alle gambe, mentre l'amica è stata sottoposta a due interventi al cervello per aver riportato una seria commozione cerebrale, oltre alla rottura dell’omero destro.

L'appello di Briatore

Qualche tempo fa l'imprenditore italiano Flavio Briatore, proprietario di alcuni resort sulla costa keniota, aveva lanciato un appello al Governo keniota in una intervista rilasciata al portale The Star: "E' sotto gli occhi di tutto come sia ridotta questa parte di costa le strade sono piene di buche e malridotte – aveva dichiarato Briatore –  Noi imprenditori e albergatori abbiamo investito, paghiamo le tasse, diamo lavoro a tantissimi cittadini keniani, portiamo turisti e tutto l'indotto. Loro cosa fanno per noi? Solo buche nelle strade, spazzatura e beach boys sulle spiagge che importunano i villeggianti". Un appello evidentemente caduto nel vuoto considerando che le strade della zona restano ancora fatiscenti e pericolose da percorrere. 

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