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Il Tennessee vieta gli spettacoli di drag queen, primo passo verso la discriminazione delle persone trans

Il Tennessee ha approvato una legge che vieterà qualsiasi spettacolo di drag in luoghi pubblici, ad eccezione di locali chiusi. Chi si esibisce è equiparato agli spogliarellisti e gli spettacoli saranno considerato quindi “dannosi per i minori”.
A cura di Jennifer Guerra
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La camera dei rappresentanti dello Stato del Tennessee ha approvato una legge che vieterà qualsiasi spettacolo di drag in luoghi pubblici, ad eccezione di locali chiusi che permettono l’accesso soltanto ai maggiorenni. Gli “imitatori maschili e femminili” verranno d’ora in poi classificati come “cabarettisti per adulti”, una casistica della legge sugli atti osceni in luogo pubblico che li equipara agli spogliarellisti e li considera quindi “dannosi per i minori”. La decisione della camera arriva dopo molte polemiche legate agli show di drag queen e drag king negli Stati Uniti: a giugno dello scorso anno, pochi giorni dopo la strage di Uvalde in cui 19 bambini delle elementari persero la vita in una sparatoria a scuola, un deputato del Texas annunciò di aver depositato una legge per proteggere quegli stessi bambini dalle drag queen. Ci sono stati poi numerosi episodi in cui i politici conservatori e militanti di estrema destra sono intervenuti per fermare eventi come il Drag Queen Story Hour, in cui le drag leggono favole per l’infanzia.

Il deputato che ha proposto la legge del Tennessee, Chris Todd, lo scorso ottobre aveva già bloccato il drag show legato alla parata del Pride a Jackson, imponendo il limite della maggiore età per gli spettatori. Gli organizzatori dello spettacolo avevano inizialmente previsto un segmento dedicato alle famiglie, con contenuti adatti anche ai bambini, che Todd aveva definito “abuso sui minori” e “spazzatura” pur senza conoscerne il contenuto. All’epoca aveva dichiarato la sua intenzione di cancellare qualsiasi evento di drag in Tennessee perché, a suo dire, "sono chiaramente destinati a preparare e reclutare i bambini per questo stile di vita”. Anche se la nuova legge sembra porre soltanto dei limiti d’età, il punto di vista di Todd è molto chiaro: quando i giornalisti gli chiesero su quali basi poteva sostenere che lo spettacolo del Pride fosse dannoso per i bambini senza averlo visto, rispose che “questo tipo di performance e il suo intento sono di per sé abuso sui minori”. Per Todd e per i repubblicani che hanno sostenuto la legge il drag è qualcosa di intrinsecamente immorale e sessualmente esplicito, che andrebbe bandito del tutto.

Drag Queen Story Hour
Drag Queen Story Hour

Anche se manca ancora il voto del Senato perché la legge diventi effettiva, si tratta di un provvedimento molto grave, sia sotto il profilo della libertà artistica sia sotto quello dei diritti LGBTQ+. Le leggi sull’oscenità definiscono già i contorni di ciò che è ammesso e ciò che non è ammesso nello spazio pubblico, nel rispetto della libertà di espressione di ciascun singolo, valore che tra l’altro è molto sentito nella cultura statunitense. Prevedere una legge ad hoc che colpisce una precisa forma d’arte consente di scomodare una parola troppo spesso abusata nel dibattito pubblico: censura. Esattamente come sta accadendo per i sempre più frequenti divieti sui libri nelle scuole americane (i titoli proibiti sarebbero quasi duemila) e leggi come la “Don’t Say Gay” in Florida, il piano dei Repubblicani è quello di limitare in maniera arbitraria i confini di ciò che è lecito leggere, fare e dire. Il paradosso è che sono proprio loro i primi a lamentarsi della “dittatura woke” e del fatto che non si possa più dire niente.

Oltre all’importante questione della libertà di espressione, ciò che preoccupa di più di questa legge è che è un attacco diretto non soltanto a una forma artistica, ma anche alla comunità LGBTQ+ nel suo insieme. Il drag ha un’importanza fondamentale nella storia della comunità gay, lesbica e transgender e ha radici molto antiche. Dalla fine dell’Ottocento, quando nacquero i primi spettacoli dei pansies, il drag è stato uno strumento di libertà, espressione e sperimentazione. È poi entrato a tutti gli effetti nella cultura popolare, prima a teatro, poi in televisione e al cinema. Le sue influenze si notato in opere entrate nel patrimonio culturale comune, come Rocky Horror Picture Show, A Wong Foo, Priscilla, Kinky Boots, Il vizietto. Anche il personaggio di Ursula de La Sirenetta fu modellato sulla celebre drag queen degli anni ’70 Devine. Oggi il reality show fra drag “RuPaul’s Drag Race” è uno dei più visti al mondo ed è arrivato alla sua quindicesima edizione, con remake in molti Paesi fra cui l’Italia. La cultura drag quindi è accettata da tempo come una parte integrante del mondo dello spettacolo, ma da qualche anno è stata presa di mira dai conservatori repubblicani, sempre più intolleranti e decisi nella loro campagna contro le persone queer.

RuPaul’s Drag Race
RuPaul’s Drag Race

Il drag è una forma d’arte sotto il cui ombrello ricadono tanti tipi di spettacoli diversi e non tutti hanno necessariamente a che fare col sesso o con qualcosa di osceno. Anche se il suo legame con la comunità LGBTQ+ resta forte, il drag non è sinonimo di omosessualità né tantomeno di transgenderismo, ma è una performance che si prende gioco dei ruoli di genere e della nostra idea di uomo e di donna. L’accusa del deputato Todd secondo cui il travestimento del drag sarebbe una forma di grooming, cioè di manipolazione dei bambini, è gravissima e infondata e fa una pericolosa associazione tra pedofilia e universo LGBTQ+, degna della peggiore tradizione omofoba da cui i repubblicani sembrano attingere senza problemi.

Secondo alcuni commentatori, il drag sarebbe soltanto un pretesto e dietro questa legge si nasconderebbe in realtà uno strumento per prendere di mira le persone transgender. Il testo della legge è infatti così vago che qualsiasi persona vestita in modo non conforme potrebbe essere considerata un “imitatore maschile e femminile” e arrestata in un luogo pubblico, come ad esempio una persona trans che non ha ancora aggiornato i documenti. Un senatore democratico, nella discussione sulla legge, ha affermato che i confini del provvedimento consentirebbero di arrestare Beyoncé durante un concerto, per quanto sono poco definiti.

Mentre i politici discutono se la visione di un uomo in boa di struzzo sia un danno permanente ai bambini, il sistema dei servizi sociali per l’infanzia del Tennessee è considerato il più instabile di tutti gli Stati Uniti. Secondo il report “State of the Child” il 23% delle famiglie con figli afferma di non avere spesso cibo sufficiente in tavola e il 53% non riesce ad affrontare le spese mensili, contro la media nazionale del 14 e del 47% rispettivamente. Una famiglia su quattro dice di non sapere se riuscirà a pagare l’affitto del prossimo mese. Il 71% dei minori con episodi di depressione maggiore non riceve cure. Negli ultimi cinque anni, 72 bambini del Tennessee sono morti per un colpo di un’arma da fuoco, cioè per quella che è diventata la prima causa di morte per i minori negli Stati Uniti. A loro si sono aggiunti, soltanto negli ultimi due anni, 57 adolescenti. Ma il problema sono le drag queen.

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Jennifer Guerra è nata nel 1995 in provincia di Brescia e oggi vive in provincia di Treviso. Giornalista professionista, i suoi scritti sono apparsi su L’Espresso, Sette, La Stampa e The Vision, dove ha lavorato come redattrice. Per questa testata ha curato anche il podcast a tema femminista AntiCorpi. Si interessa di tematiche di genere, femminismi e diritti LGBTQ+. Per Edizioni Tlon ha scritto Il corpo elettrico. Il desiderio nel femminismo che verrà (2020) e per Bompiani Il capitale amoroso. Manifesto per un Eros politico e rivoluzionario (2021). È una grande appassionata di Ernest Hemingway.
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