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Opinioni

Come le destre vogliono proteggere i bambini dalle drag queen ma non dalle armi

Negli Usa, ma anche in Italia, c’è una campagna omofoba contro le drag queen e i rapporti coi bambini. Ma guai a parlare del problema delle armi sui bambini.
A cura di Jennifer Guerra
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Foto di Johannes Simon/Getty Images
Foto di Johannes Simon/Getty Images

A due settimane dalla strage di Uvalde, in cui 19 bambini sono stati uccisi a colpi di fucile da un uomo nella loro scuola elementare, le priorità dei repubblicani sono chiare: il deputato texano Bryan Slaton ha annunciato su Twitter l’intenzione di depositare alla Camera una legge che vieterà ai bambini di assistere a spettacoli di drag queen. “Un drag show non è un posto per bambini. Non porterei mai i miei figli a un drag show”, ha scritto nell’annuncio. La decisione è arrivata dopo le polemiche scaturite da un evento organizzato a Dallas intitolato “Drag Your Kids to Pride”, uno show di drag queen pensato per le famiglie a cui diversi bambini hanno preso parte al fianco delle drag. Secondo Slaton si è trattato di un evento “terrificante”, sintomo di una “moda disturbante in cui adulti pervertiti sono ossessionati dal sessualizzare bambini piccoli”.

Non è la prima volta che l’associazione tra drag e infanzia scatena polemiche. Solo pochi giorni fa, un gruppo di uomini appartenenti al gruppo di estrema destra “Proud Boys” ha fatto irruzione in una biblioteca in California per interrompere una lettura di favole per bambini organizzata da drag queen. Alcuni di loro indossavano magliette con la scritta “Uccidi i pedofili del tuo quartiere”. L’evento faceva parte del ciclo di letture “Drag Queen Story Hour”, fondato da un gruppo di drag queen nel 2015 a San Francisco, che ha l’obiettivo di creare una “programmazione diversificata, accessibile e culturalmente inclusiva dove i bambini possono esprimere la loro autentica personalità e diventare luci splendenti di cambiamento nelle loro comunità”. Da allora, il Drag Queen Story Hour è oggetto di controversie e boicottaggi da parte dei conservatori, che accusano le drag queen di indottrinare i bambini o addirittura di essere pedofili in cerca di vittime.

Accuse di questo tipo non sono estranee nemmeno nel nostro Paese: a marzo 2020, il centrodestra attaccò un evento di letture per bambini organizzato in una biblioteca comunale nel Municipio VII di Roma con la presenza di un assistente sociale che fa anche spettacoli drag col nome d’arte Cristina Prenestina. Per la Lega, il comune di Roma che patrocinava l’evento “sta[va] tentando di indottrinare i nostri bambini” e voleva proporre le drag queen come “modello di vita”, anziché “esempi di vita pregevoli e costruttivi: i nostri medici, i nostri vigili del fuoco, le nostre forze dell'ordine”. L’evento, anche a causa della diffusione della prima ondata di Covid-19, fu annullato.

Le drag queen sono un bersaglio facile per la propaganda omofoba. La loro eccezionalità rispetto alla norma eterosessuale è infatti impossibile da nascondere e il loro travestimento incarna tutto ciò che i conservatori pensano ci sia di sbagliato nella comunità LGBTQ+. Con il loro aspetto, le drag sovvertono le norme di genere e istituiscono un mondo alla rovescia, dove le definizioni di “uomo” e “donna” diventano totalmente arbitrarie. Con la loro arte, si prendono gioco di ciò che è considerato normale e dimostrano che il genere è più performance e travestimento che regola biologica immutabile. Creando l’illusione di donne, uomini e creature al di là del genere, fanno crollare tutte le nostre certezze. È questo che rende le drag così spaventose agli occhi degli omofobi: non sono una versione rassicurante e accettabile dell’omosessualità o della sovversione di genere. Per loro non vale il solito discorso “ognuno è libero di fare quello che vuole a letto, basta che non interferisca con me”, perché attraverso il loro corpo rendono incarnata proprio quella libertà che in fondo non è ancora accettata.

È facile prendersela con le drag queen e accusarle di indottrinare i bambini. Ma a nessuno viene in mente che la “propaganda gender” viene fatta ogni giorno dall’intera società che stabilisce in maniera arbitraria che i maschietti si debbano vestire in un certo modo e le femminucce in un altro; che esistano giocattoli per bambini e giocattoli per bambine, e guai mescolarli; che se sei nata con cromosomi XX puoi aspirare a fare certi lavori, diversi da quelli che puoi fare se sei nato con cromosomi XY. A eventi come il “Drag Queen Story Hour” o le letture boicottate a Roma non si parla né di sesso né di genere, ma si raccontano favole in cui le principesse si salvano da sole o i ranocchi non vengono trasformati in principi azzurri perché non c’è niente di male nell’essere ranocchi. Sono questi i veri pericoli in cui incorrono i bambini? Il rischio di crescere con immaginari diversi?

È davvero incomprensibile come chi avanza politiche retrograde con la scusa del “proteggere i bambini” poi non faccia effettivamente nulla per tutelarli dai veri rischi che incorrono, tipo quello di essere uccisi mentre vanno a scuola perché un diciottenne ha potuto comprare un fucile d’assalto il giorno in cui ha raggiunto la maggiore età. A due settimane dalla strage della Robb Elementary School, l’unica proposta avanzata dai Repubblicani per il problema delle sparatorie di massa è stata quella di armare gli insegnanti. Poi si è tornati alla solita agenda: prendersela con le minoranze e inventare nemici invisibili. Così l’endorsement della National Rifle Association, la più potente e ricca lobby delle armi statunitense, è garantito anche per le prossime elezioni.

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Jennifer Guerra è nata nel 1995 in provincia di Brescia e oggi vive in provincia di Treviso. Giornalista professionista, i suoi scritti sono apparsi su L’Espresso, Sette, La Stampa e The Vision, dove ha lavorato come redattrice. Per questa testata ha curato anche il podcast a tema femminista AntiCorpi. Si interessa di tematiche di genere, femminismi e diritti LGBTQ+. Per Edizioni Tlon ha scritto Il corpo elettrico. Il desiderio nel femminismo che verrà (2020) e per Bompiani Il capitale amoroso. Manifesto per un Eros politico e rivoluzionario (2021). È una grande appassionata di Ernest Hemingway.
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