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Dj Fabo, l’appello di Cappato a Gentiloni: “Il Governo non difenda il reato di aiuto al suicidio”

Scrittori, docenti di diritto e cittadini in queste ore si stanno mobilitando per difendere Marco Cappato, accusato di aiuto al suicidio per la morte di Dj Fabo, e chiedere al presidente del Consiglio Paolo Gentiloni di non dare mandato all’Avvocatura di Stato per difendere la costituzionalità del reato che dovrà essere valutato nelle prossime settimane dalla Consulta, come da richiesta della Corte d’Assise di Milano.
A cura di Charlotte Matteini
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Marco Cappato attende la decisione della Corte Costituzionale in merito all'articolo 580 del codice penale che prevede il reato di "aiuto al suicidio" , contestatogli dalla procura di Milano nell'ambito del processo per la morte di Fabiano Antoniani, più noto come Dj Fabo. I fatti risalgono allo scorso gennaio 2017: Dj Fabo, stremato da una tetraparesi che da anni, a causa di un incidente automobilistico, lo costringe a sopravvivere allettato e attaccato a diverse macchine per la respirazione artificiale, contatta Marco Cappato per chiedere informazioni e ottenere il suicidio assistito in Svizzera. Cappato, che da anni combatte una battaglia di disobbedienza civile volta a conquistare l'introduzione del diritto all'eutanasia nell'ordinamento italiano. Dj Fabo è morto il 27 febbraio del 2017 nella clinica svizzera Dignitas e prima di morire ha collaborato per settimane, insieme alla fidanzata Valeria Imbrogno, a una campagna di sensibilizzazione per l'eutanasia libera.

Le informazioni e l'aiuto fornito da Cappato a Dj Fabo sono costate al leader radicale un rinvio a giudizio con l'accusa di aiuto al suicidio con imputazione coatta richiesta dal Gip e osteggiata dai pm titolari dell'inchiesta. L'udienza preliminare nell'ambito del processo in rito abbreviato, richiesto dallo stesso Cappato, si è celebrata poche settimane fa in Corte d'Assise a Milano e i giudici hanno scelto di rinviare tutti gli atti alla Consulta, sollevando la questione di legittimità costituzionale in merito all'esistenza del reato di aiuto al suicidio. Cappato, dunque, non è stato condannato dal tribunale meneghino, ma ora attende il responso della Corte Costituzionale in merito al suo caso.

Proprio nell'ambito di questo procedimento, l'Associazione Luca Coscioni e Marco Cappato hanno diramato un appello pubblico per chiedere al presidente del Consiglio Paolo Gentiloni di non dare mandato all'Avvocatura di Stato e dunque non procedere con la difesa della costituzionalità del reato di aiuto al suicidio. Nell'appello pubblico che sta girando sui social in queste ore si legge:

"Noi sottoscritti, considerato:

  • il reato in vigore di “istigazione e aiuto al suicidio”, risalente al codice penale promulgato dal Regime Fascista nel 1930, e punito con una pena da 5 a 12 anni di carcere;
  • il procedimento pendente davanti alla Corte costituzionale sulla costituzionalità del mero aiuto materiale al suicidio, così come sollevato dalla Corte di Assise di Milano nell’ambito del processo a carico di Marco Cappato per l’aiuto fornito a Fabiano Antoniani ad ottenere assistenza alla morte volontaria in Svizzera
  • chiediamo al Governo italiano di non intervenire a difesa della costituzionalità di quel reato, e dunque di non dare mandato all’avvocatura di Stato di costituirsi in tale procedimento".

Primi firmatari dell'appello risultano lo scrittore Roberto Saviano, la giornalista Selvaggia Lucarelli, il matematico Piergiorgio Odifreddi, il ginecologo Carlo Flamini, il docente di diritto costituzionale Paolo Veroniesi, e il professore di diritto penale Emilio Dolcini. Al momento sono state raccolte oltre 4800 firme a sostegno della petizione.

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