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Decreto Sicurezza, Conte apre al dialogo con i sindaci. Salvini: “Si dimettano”

Da Palazzo Chigi arriva un tentativo di mediazione: “Se l’Anci desidera segnalare eventuali difficoltà applicative ben venga la richiesta di un incontro con il governo. Inaccettabili, invece, sono le posizioni degli amministratori locali che hanno pubblicamente dichiarato che non intendono applicare una legge dello Stato”.
A cura di Annalisa Cangemi
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Prosegue il braccio di ferro tra il governo e alcuni sindaci di centrosinistra sul decreto Sicurezza. Il ministro degli Interni Matteo Salvini avverte: "È finita la pacchia e se c'è qualche primo cittadino che non è d'accordo si dimetta". E insiste: "Amici dei clandestini, traditori degli italiani! Con tutta la buona volontà, ma il decreto sicurezza lo abbiamo già discusso, limato per tre mesi e migliorato. Lo ha firmato il presidente della Repubblica e adesso questi sindaci vorrebbero disattendere una legge firmata al presidente della Repubblica?". Poi oggi da Chieti ha aggiunto: "Molti sindaci che contestano il Decreto Sicurezza non lo hanno letto perché vengono garantiti il diritto alla salute, il diritto allo studio a tutti, i bambini non si toccano e non possono essere espulsi. Semplicemente non si regalano altri diritti ai furbetti come veniva fatto fino a ieri. Ma poi sono dieci sindaci. In Italia ci sono ottomila sindaci, quindi andiamo a parlare degli altri 7.990".

E ancora: "C'è qualche sindaco incapace che siccome non sa gestire Palermo, Napoli, Firenze e altre città, si inventa polemiche che non esistono. Immigrati regolari e perbene, i profughi veri, avranno più tutele con questo decreto; i furbetti e i finti profughi, spacciatori e stupratori, tornano a casa loro. Io vado avanti, sono convinto di fare gli interessi degli italiani, degli immigrati regolari perbene e dei profughi veri". Dalla sua parte anche il vicepremier Luigi Di Maio: "È solo una campagna elettorale da parte di sindaci che si devono sentire di sinistra". 

Ma da Palazzo Chigi arriva invece un'apertura al dialogo"Se l'Anci desidera segnalare eventuali difficoltà applicative – recita una nota – ben venga la richiesta di un incontro con il governo, al quale anche il presidente del Consiglio è disposto a partecipare insieme al ministro dell'Interno. Inaccettabili, invece, sono le posizioni degli amministratori locali che hanno pubblicamente dichiarato che non intendono applicare una legge dello Stato. Disapplicare una legge che non piace equivale a violarla, con tutte le conseguenti responsabilità", riferendosi in questo caso allo scontro tra il ministro Salvini e il sindaco di Palermo Leoluca Orlando, che ha annunciato che per motivi di sicurezza sospenderà il decreto Sicurezza, in particolare l'articolo 13, cioè la norma che impedisce agli stranieri con il permesso di soggiorno per richiesta d'asilo di iscriversi all'anagrafe e accedere così a determinati servizi. Orlando ha detto che si rivolgerà ad un giudice civile, per poi sollevare la questione alla Corte Costituzionale.

Il presidente dell'Anci, Antonio Decaro commenta così l'iniziativa del presidente del Consiglio: "Bene la disponibilità a incontrarci". Poi la replica a Salvini: "Se il ministro ritiene che il mestiere di sindaco sia una pacchia, siamo pronti a restituirgli, insieme alla fascia tricolore, tutti i problemi che quotidianamente siamo chiamati ad affrontare". 

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