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Riscoprire Zelda Fitzgerald, in lotta contro la società per affermare la propria libertà

Con un romanzo in cui ogni dettaglio è reale Pier Luigi Razzano ha portato nuova luce sulla figura di Zelda Fitzgerald, sui suoi talenti e sulla sua libertà.
A cura di Francesco Raiola
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La figura di Zelda Fitzgerald è una delle più affascinanti ma anche meno conosciute del panorama letterario, almeno in Italia. E almeno finché Pier Luigi Razzano con il libro "La  grande Zelda" (Marsilio) non si è preso l'incarico di studiarne la biografia, leggere tutto quello che si poteva, contestualizzarlo, incrociarlo con la biografia di Scott Fitzgerald e farne un ritratto che è anche lo specchio di un'epoca in cui la gioventù, come spiega lo scrittore napoletano, per la prima volta poteva godersi l'essere giovane. Zelda rappresenta nella sua forma più pura la libertà, una libertà che, in quanto donna, doveva scontrarsi con pregiudizi e gabbie sociali ma che Razzano ci restituisce con vividezza e precisione sia linguistica che ambientale. Leggere La grande Zelda è entrare nella vita di due ventenni borghesi e di successo, nel mondo letterario dei primi anni del ‘900, nella costruzione di capolavori come "Il grande Gatsby" o "Tenera è la notte", è vivere le difficoltà che una donna doveva affrontare nel quotidiano, ma è anche entrare nei gangli sociali, essere trasportati per mano in quegli anni, negli Usa e nell'Europa che pensava di non dover vivere più tragedie come la Guerra Mondiale, con una capacità di tenerti incollato alla pagina propria di scrittori come William Somerset Maugham. Una storia d'amore reale e tormentata che comincia e finisce con Zelda che dalla stanza di un ospedale psichiatrico racconterà la sua vita e la sua lotta per guadagnarsi la libertà totale di essere se stesse.

Come nasce l'idea di raccontare Zelda? 

Sono partito dalla passione per Scott Fitzgerald, per le sue opere, i racconti e, per ampliare la conoscenza, le biografie e i dettagli storici dell'epoca. Però, tra quelle righe c'era sempre il racconto di Zelda al fianco di Scott come moglie o comunque come capricciosa e benché ci siano delle biografie o dei racconti, delle storie, la vedevo sempre raccontata in un modo fin troppo superficiale. Le venivano attribuiti fin troppi luoghi comuni, automatismi, tipo quello di donna capricciosa, appunto, eccessiva, sbalorditiva, però poi non si andava fino in fondo su alcuni dettagli. E più cercavo questi dettagli più non li trovavo perché in Italia non c'è tantissimo, oltre alla bella graphic novel di Tiziana Lo Porto, oppure una vecchia biografia di Bompiani mai più ripubblicata. In America, invece, le cose ci sono, ho cercato questo materiale che mi ha dato proprio un nuovo orizzonte.

E hai deciso di unire la realtà dei fatti a una cornice di fiction, per questo è un romanzo ma pieno di verità, no?

Quello che leggi è tutto reale, tutti i dati sono reali, li ho messi insieme a furia di leggere e rileggere, e ho pensato che andavano restituiti in un modo diverso dal solito, cioè non con la classica biografia, con la biografia narrativa in terza persona o addirittura con un testimone interno – che avrebbe potuto essere l'infermiera o un personaggio o lo stesso Scott – che raccontava. Volevo fare una cosa un po' diversa, anzi fare un'operazione letteraria ardita, utilizzare la prima persona per restituire il coraggio di Zelda, che era quello di fare le cose senza paura di sbagliare o comunque fare le cose in modo molto estroso quando farle in modo estroso significava farle in modo diverso. Entrare in prima persona come Zelda e raccontare io in prima persona quelle cose mi hanno dato il coraggio di trovare una direzione per la storia e in quel modo raccontare tutta una serie di fatti che non è che si conoscevano bene fino in fondo o comunque non conosciuti con il giusto peso.

Insomma, quando nel libro le fai dire: "Durante la nostra notte di nozze al Biltmore, nella stanza 2109" parli veramente della stanza 2109?

È esattamente la stanza 2109 dell'Hotel Biltmore, così come è quello il numero di telefono di quando in Connecticut chiamano i pompieri per accorrere a spegnere un incendio che non c'è, perché loro hanno giocato con il segnale antincendio. Tutto quello che trovi all'interno del romanzo, a cominciare anche dagli indirizzi, passando per i numeri di telefono, i nomi, i luoghi etc è estremamente documentato, certificato, riscontrabile e reale. Volevo che tutti i fatti reali, invece di metterli insieme in maniera oggettiva e in maniera distaccata, prendessero vita, che prendessero quel sapore, quel ritmo, quell'atmosfera, e più li leggevo più c'entravo dentro e volevo restituirli proprio come atmosfera. Volevo restituire la vita vera.

Vita vera dentro la quale introduci il lettore, che accompagni in maniera letteraria nelle connessioni, nella parola, mostrandogli la loro vita, i litigi, le riappacificazioni, l'amore, le meschinità.

Volevo restituire la loro quotidianità, perché la quotidianità era fatta sia di eccessi ma anche di una giornata di routine. Era quella la vita di due ragazzi che poi, dopo le feste o subivano l'hangover o immaginavo Scott che si metteva a lavorare, così come si legge anche nei diari in cui si legge: oggi ho lavorato, oggi non lavorato, oggi ho incontrato un compositore di musica, un'altra volta ho incontrato un impresario, oppure c'è stato un litigio Zelda. Tutti questi fatti li ho messi insieme ed è questo che poi restituisce la loro vita, sono entrato nella loro stanza e ho pensato che doveva essere andata in quel modo, e quindi c'è stato il salto nella fiction, nella verosimiglianza, cioè i fatti devono essere andati in un modo, però io dovevo comunque dargli vita. E infatti molto spesso si utilizza il termine non-fiction novel, invece in questo caso è più preciso faction, ovvero invece di fiction, di finzione c'è la faction, quindi proprio l'azione data dai fatti. E questi fatti, tutti quanti veri, diventano storie, quella di Zelda, la storia del loro matrimonio, la storia di quando si conoscono, la storia dei loro litigi, la storia di quando Scott scrive, di quando Scott evolve artisticamente, di lei, di tutti i suoi tentativi, perché poi lei ha tanti talenti ma non li mette bene a fondo: prova a disegnare, a danzare…

Zelda Fitzgerald (foto di Keystone/Getty Images)
Zelda Fitzgerald (foto di Keystone/Getty Images)

Però c'è sempre Scott che la giudica, la limita, pensiamo alla danza….

Scott ha proprio una considerazione un po' superficiale della danza come arte, ma contemporaneamente non crede tanto in Zelda e nelle sue tante infatuazioni: attrice oppure pittrice o qualsiasi altra cosa, come se lei si svegliasse ogni giorno diventando volendo diventare qualcosa. Scott è così preso dalla sua opera, dalla sua scrittura che liquida tutto come l'ennesimo incapricciamento. Zelda invece dimostra tutt'altro – e lo dice sia a Scott, ma anche a Madame Egorova, la sua insegnante che dice che il suo corpo non ha più la possibilità di riflettersi sulla danza in modo molto preciso e armonioso anche se poi la incita a provarci -, dimostra che con la disciplina, con la dedizione, con il sacrificio si può arrivare dovunque vuole e ballando otto ore al giorno ci riesce, riesce ad ottenere la grande occasione, quella di ballare al San Carlo, anche se poi rinuncia. Questa è una cosa che mi ha stupito molto: ho provato a immedesimarmi chiedendomi come sia possibile che dopo che ti dedichi per così tanto tempo al tuo sogno poi cedi. Forse era l'incedere della malattia mentale, ma le ipotesi sono tante, non c'è una sola risposta.

A un certo punto fai dire a Zelda di aver creato un nuovo modo di essere donna. In che senso?

Va chiarito che quando Scott e Zelda si conoscono lei ha circa 17 – 18 anni, sta vivendo nel pieno della sua giovinezza, della sua adolescenza, della sua giovinezza. Ed è la prima volta che la gioventù è giovane, che i giovani hanno consapevolezza della propria giovinezza, perché prima della Prima guerra mondiale i ragazzi erano bambini e poi diventavano subito adulti. Con la fine della guerra i ragazzi ormai pensano che tutto quello che c'era prima non accadrà più e tutto quello quello che gli è dato da vivere è una possibilità di essere giovani per sempre, di essere allegri, felici, dispendiosi. E infatti gli anni 20 coincidono con questa sbornia del mondo, con questa felicità di essersi lasciati alle spalle qualsiasi difficoltà, guerra, conflitto ma risveglia anche questa consapevolezza nei ragazzi di essere diversi da tutti i loro predecessori. E infatti Zelda sente su di sé la libertà di essere donna, di baciare i ragazzi come e quando vuole, senza sentirsi condizionata, di baciarli quando vuole lei, senza che qualcuno le dica di sposarsi o che quello sarà l'uomo di tutta la tua vita. Tutto questo nuovo modo di essere donna prima non esisteva o esisteva in parte mentre in quel momento si andava proprio contro un intero sistema di valori.

Nonostante ciò c'è sempre un uomo, Scott, che la limita: lei vuole essere scrittrice e accusa Scott averle rubato i diari. Lei vuole essere ballerina e Scott la blocca. Scott ama che lei sia totalmente libera da qualsiasi costrizione sociale però solo come dice lui, vuole che lei sia libera, però poi è geloso…

Questa cosa fa capire proprio la complessità estrema e infatti non do alcuna risposta e metto insieme la complessità: sono un ragazzo del Minnesota, quindi del cuore del Midwest statunitense, proprio della borghesia, ma anche molto, molto protestante e una ragazza dell'Alabama del Sud. Stiamo parlando di due ragazzi che crescono, si incontrano e vogliono fare esplodere il mondo con i loro sogni di sogni di libertà, indipendenza, di eccesso: il sogno artistico di Scott, e quello di indipendenza di Zelda verso ogni cosa, però, alla fine, si portano dietro contraddizioni enormi. Si sposano, hanno una bambina e anche se sono liberi e vagano in giro per l'America e poi in Europa incarnano comunque un sistema borghese che contemporaneamente riflette le gelosie, le difficoltà di accettare un passaggio oltre gli schemi precostituiti. In realtà, anche se loro vanno sempre incontro agli eccessi, è sempre tutto pianificato.

Nel loro girovagare europeo Zelda e Scott arrivano in Italia e c'è una parte in cui si percepisce l'odio di Scott per il nostro Paese, da dove nasce?

È importante il contesto: siamo in piena epoca fascista e siamo nel momento in cui l'Italia alcuni mesi prima è stato ucciso Matteotti, a gennaio 1925 vengono promulgate le leggi fascistissime, quindi si è proprio intorno alla stretta ed è un'atmosfera fredda, marziale, Roma non ha quell'atmosfera affascinante, ma è molto clericale, quell'anno coincide pure con l'inizio del Giubileo, tutto questo non corrisponde all'immagine che si erano fatti, poi c'era il tradimento di Zelda che condizionava il lavoro di tutti sul Grande Gatsby, mettici tutto questo. Insomma, Roma è respingente, fredda, austera, e la stessa atmosfera la ritroveremo pure in "Tenera è la notte" che è ovviamente un romanzo autobiografico, con Dick che si picchia con i tassisti, con i fascisti. È un fatto reale accaduto a Scott che poi lui rimodella letterariamente.

Perché è importante quindi riscoprire Zelda?

Perché ti ritrovi di fronte a una donna che non faceva sconti a nessuno per affermare la libertà, la sua felicità, per affermare il suo carattere e affermare il suo sentimento di giovinezza, di felicità verso le cose. Ma contemporaneamente è anche una donna che non può essere giudicata in maniera superficiale ma è estremamente complessa, ricca di talento, ricca di una visione enorme sul mondo, e non è un caso che tanti cambiamenti nelle opere di Fitzgerald, come tanti altri contributi alla sua evoluzione artistica, arrivino da lei. Ma Zelda incarnava lo spirito di un tempo che non è solo quello degli anni '20 e poi degli anni 30, ma lo spirito di un tempo che è anche quello di oggi, di una donna estremamente indipendente, capace di vivere da sola in qualsiasi momento delle sue difficoltà e affrontarle. Ci troviamo di fronte a una donna di una potenza enorme che è come un diamante, un diamante che non smetti mai di guardare e che quell'altro lato è ancora più luccicante del precedente. Di fatto Zelda, ancora oggi importante, attuale perché è uno stato d'animo che appartiene pure a me, che sono un uomo a cui ha dato un'estrema felicità e gioia verso le cose e ha fatto ritrovare un sentimento di giovinezza che come lo ha vissuto lei, l'hanno vissuto in pochi. Zelda non amava la prudenza, non amava la paura, non amava trattenersi, si è concessa in ogni momento e questo è un invito a farlo non solo alle ragazze, ma anche ai ragazzi.

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