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Paolo Giordano ritira la candidatura da direttore: cosa sta succedendo al Salone del Libro di Torino

Paolo Giordano ha ritirato la sua candidatura da Direttore del prossimo Salone del Libro: ecco cosa sta succedendo a Torino.
A cura di Francesco Raiola
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Paolo Giordano (LaPresse)
Paolo Giordano (LaPresse)

È anche – soprattutto – sulla Cultura e lo Spettacolo che si sta giocando la nuova partita Politica. Dopo le ingerenze durante il festival di Sanremo, dove svariati politici hanno pensato fosse opportuno intervenire, spesso con posizioni retrograde su questioni calde di civiltà, tocca al Salone del Libro di Torino raffrontarsi con questi problemi. L'occasione è la nomina del nuovo direttore o della nuova direttrice di uno degli appuntamenti principali del mondo culturale italiano. È stato Paolo Giordano, uno dei principali candidati a prendere il posto di Nicola Lagioia a ritirare la sua candidatura a causa del rischio di una mancanza di libertà nelle scelte future. Insomma, leggendo tra le righe pare che una certa Politica abbia avanzato pretese sul Salone, in quel gioco enorme per cui la Destra nazionale cerchi di occupare quella che da sempre è vista come una casella ontologicamente di Sinistra.

Durante una conferenza stampa via Zoom, Giordano ha spiegato che cominciava a percepire la possibilità di "presenza imposte" dalla Politica, cosa che andava contro l'idea di libertà che presuppone il Salone e anche le modalità di trasparenza con cui è stata avviata la scelta della nuova direzione che vedeva tra i candidati proprio lo scrittore in ticket con Elena Loewenthal: "Non ci sono le condizioni di indipendenza e serenità con cui iniziare un percorso così importante, in un momento di passaggio tanto delicato per il Salone" ha spiegato l'autore di Tasmania acuendo uno scontro che ormai va avanti da mesi e che probabilmente non si risolverà a breve. Slitta a giugno, infatti, la nomina del successore di Lagioia nonostante dal Salone, con un comunicato, fanno sapere di essere "rammaricati e profondamente dispiaciuti" e profondamente dispiaciuti per la scelta di Giordano che, spiegano, ritengono ancora "il candidato ideale per la sua levatura intellettuale, la sua conoscenza del panorama editoriale nazionale, per lo sguardo attento alle trasformazioni della contemporaneità".

Giordano ha spiegato che "più che di pressioni partitiche o politiche, parlerei di convenienze e posizionamenti. Ma la cultura, e il Salone del Libro, non meritano in ogni caso di essere lottizzati dal partitismo (…). Si parla tanto di pluralismo, ma quello che mi spiace è che non ci sia fiducia nell’universalità dei libri e della cultura; l’idea di polarizzare, in particolare se si parla di cultura, non mi appartiene (…) Sono state fatte richieste specifiche per dei nomi da includere nel comitato editoriale, aspetto su cui non avrei potuto negoziare, e non perché viva in un mondo in cui non esistano negoziazioni, non esista la politica. Ma nella mia idea, il Salone del libro, come ha ribadito lo stesso Nicola Lagioia, deve essere indipendente. Non a caso, negli anni di direzione, Lagioia ha avuto la possibilità di portare la sua visione con la massima libertà, come dovrebbe essere sempre in questi casi". Questo è il motivo per cui, alla fine, Giordano ha scelto di fare un passo indietro.

Nella nota del Salone si riprende questo aspetto e dà appuntamento a giugno, quindi dopo l'edizione di quest'anno che si terrà dal 18 al 22 maggio: "Riteniamo che il Salone debba continuare a essere libero e indipendente. Le diverse sensibilità emerse nel corso della valutazione delle candidature e la necessità di concentrarsi sull’edizione 2023 del Salone, ancora diretta da Nicola Lagioia, rendono necessario richiedere ai nostri partner istituzionali di rimandare a giugno il processo di nomina. Al termine del Salone del Libro 2023, l’Associazione Torino, la Città del Libro inizierà a lavorare per costruire un progetto che conduca il Salone verso le future sfide e nel rispetto del modello organizzativo che da sempre lo ha reso vincente: l’accoglienza delle proposte degli editori all’insegna dei valori di pluralismo, indipendenza e libertà di pensiero". Anche Lagioia è voluto intervenire, spiegando che quello dell'indipendenza "è un valore che mi terrei ben stretto. Io me la sono guadagnata non andando in maniera frontale ma diplomatica, cercando di avere rapporti costruttivi con tutti e riuscire a comporre tante voci diverse".

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