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La vita a fumetti di Elliott Smith: ascesa e caduta di un talento puro da riscoprire sempre

Holdenaccio ci porta, tramite la sua matita e i suoi disegni, alla scoperta di Elliott Smith, attraverso un’infanzia difficile, la musica e la politica, l’amore e l’eroina.
A cura di Francesco Raiola
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Il fumetto che Holdenaccio ha dedicato a Elliott Smith (pubblicato da Bao) non poteva non cominciare dalla cerimonia degli Oscar del 1998, forse il momento in cui cominciò il periodo che portò al suicidio del cantautore di Omaha (vissuto poi tra Texas e Portland), che era di culto nel mondo indie degli anni 90/2000 e la cui leggenda ancora oggi, lungi dall'essere stata riscoperta da un pubblico numeroso, continua a vivere a un livello molto più profondo in tantissimi appassionati. Elliott Smith è un cantautore a cui è difficile non cedere quando lo si ascolta, quando si comincia ad approfondire una discografia non enorme ma intensissima.

Nel libro che il fumettista gli ha dedicato, si esplora la sua vita, la sua musica e i problemi che lo avrebbero portato a togliersi la vita. Ragazzo fragile fin da bambino, vittima di molestie sessuali da parte del patrigno, bullizzato a scuola, che trovava rifugio solo nel toro Ferdinando che Smith aveva tatuato sul braccio destro (sul sinistro aveva il Texas, "non come simbolo di identità ma per non dimenticare da cosa sto fuggendo" come gli fa dire il fumettista) e Holdenaccio gli mette subito al fianco, appena dopo aver citato parte di "Thirteen" la canzone dei Big Star amatissima dal cantautore. Quello di Smith è il racconto di una discesa all'inferno mentre la carriera prendeva pian piano piede, un movimento uguale e contrario, nelle cui pieghe si leggono tutte le contraddizioni del cantautore: "I'll fake it through the day", come canta nell'attacco di Miss Misery, la canzone, colonna sonora di "Will Hunting" che lo portò sul palco degli Oscar a schiantarsi contro Celine Dion e la sua "My heart will go on".

Holdenaccio mette subito in chiaro quanto Smith si sentisse fuori posto agli Oscar, caratteristica – quello del trovarsi fuori posto – che lo seguirà negli spostamenti e nei cambiamenti della sua vita. Appassionato di musica, ancora di salvezza nei momenti peggiori, Smith passa dalla cameretta al primo gruppo con gli amici, poi ci saranno gli Heatmiser prima di intraprendere la carriera solista. È sensibile, enormemente appassionato di politica e grazie al padre che ritrova quando fugge dal Texas si iscrive alla facoltà di Scienze Politiche, ascolta Angela Davis e incontra Joanna Bolme, bassista delle Calamity Jane, che in qualche modo gli cambierà la vita scovando i suoi provini solisti e inviandoli a un'etichetta che gli pubblicherà il primo album: "I'm in love with the world, through the eyes of a girl" come canta Smith in "Say yes", versi scelti dal fumettista per accompagnare questo incontro.

"Nonostante la mia carriera solista stesse prendendo una buona direzione io non stavo granché bene" dice Smith prima di scivolare verso l'eroina e la morte. E Holdenaccio rende bene questa discesa con un continuo gioco di ombre, con il bianco e nero che da subito prende piede, perché forse è l'unico modo per raccontare la vita di un cantautore che avrebbe potuto godere di un successo ancora più grande, ma che proprio la pressione di quel successo forse ha portato a uno stress troppo grande da reggere: "Appena ottieni un po’ di notorietà tutti quelli che non l’hanno se la prendono a male. Iniziano a dirti che non te la meriti e in men che non si dica sei diventato snob. Preferisco starmene qui e suonare per me. Non mi interessa che la gente mi dica quanto sia bravo né essere osannato e corteggiato per vendere".

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