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Il Sacco di Fano: l’Atleta vittorioso di Lisippo è nostro. Ma è ancora al Getty Museum

L’Atleta di Fano, scultura di epoca alessandrina ad opera di Lisippo, è ancora al Getty Museum. La testimonianza dell’archeologo consulente del MiBACT Stefano Alessandrini. Rivelazioni e aneddoti sul tesoro più conteso del mondo.
A cura di Silvia Buffo
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L'archeologo Stefano Alessandrini al fianco della statua di Lisippo
L'archeologo Stefano Alessandrini al fianco della statua di Lisippo

Il punto sul caso dell'Atleta di Fano. Interminabili i processi legati alla statua contesa fra Italia e Stati Uniti e per ogni piccolo passo avanti se ne fanno mille indietro. Il 2016 è stato fallimentare per il recupero: la Corte di Cassazione ha annullato l'ordinanza di confisca della statua attribuita allo scultore greco Lisippo. La scultura bronzea, conosciuta come l'Atleta di Fano o Atleta vittorioso per il giovane rappresentato in nudità eroica, risale al IV/ II secolo a.C., farebbe parte di un gruppo scultoreo-celebrativo di alcuni atleti vittoriosi posto in un santuario greco-panellenico come a Delfi o Olimpia.

L'atleta conteso, diatribe e sterili processi

Dagli anni '70 proprietà del Paul Getty Museum di Malibù. Ad oggi inutili i nove anni di battaglie per la restituzione del bronzo, che venne ripescato casualmente nelle acque del Mare Adriatico nell'agosto del 1964 dal peschereccio fanese ‘Ferruccio Ferri' di proprietà del capitano Romeo Pirani. Il bronzo è più volte scomparso e riapparso sul mercato illegale delle opere d'arte, fino ad approdare, al prezzo di 3 milioni e 900 mila dollari, fra i beni del Museo Getty, che lo espose per la prima volta nel 1977. La Corte costituzionale, ancora una volta ha ritenuto nulle le udienze in camera di consiglio a Pesaro per vizio procedurale.

L'ultima udienza del 12 ottobre

L'ultima udienza si è tenuta di recentissimo, lo scorso 12 ottobre al tribunale di Pesaro, ma nessun esito positivo a lasciar ben sperare. Il prossimo rinvio è fissato per il 15 gennaio. È stata convocata come testimone la studiosa americana Demotte, che aveva dichiarato legittimo l'acquisto della statua in base alle normative statunitensi e doveva essere presente l'ex direttrice del Getty, Marion True, già processata a Roma per i suoi rapporti con i trafficanti, ma non si è presentata. Così tutto è rimasto invariato. Ma la vicenda, rappresenta in aula dall'Avvocato dello Stato Lorenzo D'Ascia e dal Pm Silvia Cecchi, non vuole arrestarsi e prosegue con l'ormai storica determinazione nel poter riportare a casa la statua contesa. Motivazione ferrea che trova la sua espressione più sentita nelle parole del Gip Maurizio Di Palma quando fu riconfermata la confisca del bronzo:

Deve ritenersi accertata l'esistenza di un preciso collegamento tra il reato di esportazione clandestina e l'attuale detentore del bene, ossia il Paul Getty Museum.

Come anche quelle inequivocabili di Alberto Berardi dell'associazione Cento:

Non siamo demotivati nel continuare la battaglia. Ricominceremo a battere i pugni sul tavolo per riavere il Lisippo, un'opera esportata clandestinamente ed appartenente allo Stato italiano, e alla città di Fano in particolare. Vedremo se oltre al procedimento giudiziario potremo instaurare una trattativa con il museo californiano per riaverla indietro, così come avvenuto per altre opere tornate in Italia.

Il racconto e le testimonianze dell'archeologo consulente del MiBACT Stefano Alessandrini

L'atleta vittorioso, il conteso bronzo dello scultore Lisippo
L'atleta vittorioso, il conteso bronzo dello scultore Lisippo

Stefano Alessandrini, archeologo consulente per il Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo e dell'Avvocatura dello Stato, che in questi anni ha seguito la vicenda molto da vicino al fianco dell'Avv. Maurizio Fiorilli, un altro famoso cacciatore di opere d'arte. Alessandrini racconta a Fanpage.it che alcuni testimoni, che avevano lavorato per il Getty Museum, sono stati convocati presso il tribunale di Pesaro e alla domanda: “Avete mai contattato le autorità italiane prima di acquistare la statua?” hanno candidamente risposto che non lo avevano fatto, fidandosi del parere di qualche avvocato.

Il racconto inedito dell'archeologo Stefano Alessandrini. Testimonianze e aneddoti:

Se questa è “buona fede”…! Potrei dire molto di questa vicenda: insieme a tante altre, ha segnato il mio destino di cacciatore di opere d’arte trafugate….e tra l’altro, sono nato a Fano! Non dimenticherò mai quando il mio amico Riccardo Deli creò un grande carro di carnevale che descriveva la vicenda della statua (io ne possiedo il bozzetto originale). John Paul Getty era raffigurato come Zio Paperone sul suo aereo: facendo il gesto dell’ombrello. Così ci portava via la statua!

L'aneddoto di Berardi del pezzo della statua finito sotto un campo di cavoli e l'incontro col capitano del peschereccio

Il professor Alberto Berardi (da sempre in prima linea per il recupero del “Lisippo”) mi raccontò del pezzo di concrezione che si staccò dalla statua (nascosta sotto un campo di cavoli) con un colpo di zappa. Un geometra lo aveva usato per anni come fermacarte…E poi l'incontro diretto col capitano Romeo Pirani ad una conferenza nella sede dell’Archeoclub di Fano. Insieme con il presidente Luca Fabbri avevo avuto l’idea di lanciare una raccolta di firme tra i cittadini per chiedere al Getty Museum di restituire la Statua.

La figlia del capitano impressionata dalla statua: le sembrava ‘un fantasma'

Continua il suo racconto Alessandrini:

E Romeo fu uno dei primi (se non il primo) a firmare la petizione. Era arrabbiato perché si sentiva ingannato e voleva che la statua tornasse a casa. Mi raccontò che voleva tenerla, ma la figlia aveva paura di quel “fantasma” piazzato in un sottoscala. Ricordo anche che si arrabbiò molto (pronunciando una colorita frase in dialetto) con una funzionaria della Sovrintendenza che affermò, durante la conferenza, che la statua era stata probabilmente pescata in acque territoriali croate. Pirani me lo ha sempre negato, decisamente. Era convinto di averla tirata su nelle nostre acque o nella zona di pesca di competenza italiana.

La presunta storia del ritrovamento in acque internazionali. È avvenuto nell'Adriatico

I responsabili del Getty Museum hanno dichiarato (senza alcuna prova certa) che la statua è stata rinvenuta in acque internazionali e che l’Italia non può rivendicarla. Nulla di più falso: se fosse stata pescata entro le 12 miglia, l’opera sarebbe di proprietà dello Stato. Ma se il relitto da dove proviene il “Lisippo” si trovasse oltre il nostro mare territoriale? Cittadini italiani, su una nave italiana, sono entrati in un porto italiano. Erano obbligati al rispetto della legge italiana. E invece cosa è accaduto? Commettendo il reato di contrabbando, hanno nascosto alle autorità un opera di eccezionale valore che andava obbligatoriamente dichiarata: lo Stato ha infatti la facoltà di decidere se acquisire un opera di arte antica o lasciarla alla persona che lo ha rinvenuto. Si chiama diritto di prelazione.

Lisippo e gli altri tesori saccheggiati

Jiri Frel, il direttore che aveva deciso l’acquisto era un tipo senza scrupoli, quando si trattava di arricchire il museo. La maggior parte delle opere di arte antica arrivate al museo dal 1973 al 1983 sono frutto del vergognoso traffico di reperti (soprattutto trafugati in Italia). E questo Frel lo sapeva bene. Aveva anche inventato un metodo per farsi “donare” le opere da tipi facoltosi: aumentava in modo esagerato le valutazioni dei pezzi rispetto al vero prezzo di acquisto (negli U.S.A. le donazioni ai musei sono detraibili dalle tasse). Risultato? Guadagni assicurati per i “mecenati” e tanti tesori saccheggiati, senza alcun costo, per arricchire il Museo.

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