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Il “nonno” sardo di Greta Thunberg: storia del poeta ambientalista che abitò un albero per salvarlo

Lontano da ogni clamore c’è la storia straordinaria e fiabesca di “Tziu Efisiu Sanna”, poeta di Guspini, che per salvare un ginepro secolare lo trasformò in una dimora mozzafiato che profuma di mare ed elicrisio, in riva alla spiaggia paradisiaca di Torre dei Corsari, dove chiunque può lasciare una bigliettino, una frase o una poesia.
A cura di Andrea Melis
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Greta Thunberg e “Tziu" Efisiu Sanna non si incontreranno mai, eppure sono certo si sarebbero piaciuti. Perché di tutto quello che si è detto sulla giovane ambientalista svedese, malignità e selfie, complottismo e speranza, l'unico ad aver risposto in anticipo di mezzo secolo al suo appello "bisogna agire, fare qualcosa di concreto e subito" è stato l'anziano poeta di Guspini, che per salvare un ginepro secolare lo ha trasformato in un inno alla vita e alla poesia. Erano gli anni Sessanta, e quello che ancora oggi resta un paradiso naturale della costa occidentale sarda, la zona tra le spiagge di Pistis e Torre dei Corsari, già subiva la famelica cupidigia di uomini senza scrupoli, che per abbellire le proprie case, o spesso per farne solo legna da ardere, erano capaci di mettere a rischio piante millenarie, come il maestoso ginepro vero protagonista di questa storia.

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Un'opera d'arte che ancora oggi resiste, sebbene abbandonata, con le sue finestre di elicriso intrecciate, il pavimento in pietra, e le "stanze" ricavate nelle arcate profumate dell'enorme albero in riva al mare. Ancora resiste la cassetta di legno piena di messaggi, poesie e frasi in tutte le lingue del mondo, che curiosi e turisti lasciano da oltre cinquant'anni sotto le fronde di quella che ormai per tutti è "La casa del Poeta". Il signor Efisio Sanna fino a non molti anni fa accompagnava i curiosi alla visita del suo capolavoro, con i suoi abiti semplici, gli occhiali spessi e il bastone che lo aiutava a reggersi. In quelle occasioni raccontava come con la moglie Orlanda, nei primi anni Sessanta, quando sull'immensa spiaggia antistante si ergevano ancora dei casotti di legno, s’era accorto di quel ginepro eccezionale, così come dell’intenzione, da parte di alcuni, di tagliarlo per farne legna da ardere o pregiata rifinitura per qualche villa della zona. Per proteggerlo, lui e sua moglie vi si trasferirono ricavando con e sotto le sue fronde, un’abitazione calda e accogliente negli inverni miti e fresca nelle estati torride.

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Entrambi vi hanno vissuto per oltre 10 anni, faticando non poco per gli approvvigionamenti, soprattutto di acqua, ma anticipando qualunque moda o teoria di edilizia ambientale e di ecosostenibilità. Insieme hanno costruito molto più di un luogo: una vera esperienza mistica, irripetibile. Impossibile accomodarsi sotto le sua ombra e restare insensibili a quel dialogo millenario e perfetto tra l'albero e il grande mare li davanti, tra i loro colori così diversi, tra i loro profumi così simili. Un capolavoro segnalato appena da una modestissima freccia segnaletica in legno. Astenersi turisti della domenica e comitive di massa. Forse è proprio questo ad averlo preservato sino ai giorni nostri: la casa del Poeta è difficile da scorgere in mezzo alla vegetazione. Ma una volta scovata, ciò che colpisce è l'armonia di forme costruite dall’uomo in incredibile equilibrio con la natura: archi di fronde intrecciate, il riquadro d’ingresso in legno, il vialetto davanti a un giardino di splendide piante grasse, cinto da paletti, sistemato a lato della capanna.

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Una "reggia" che varcata la soglia accoglie con il suo fresco incredibile, trattenuto dal pavimento in lastre di scisto e, al centro, a svettare come un totem quel gigantesco tronco di ginepro, i cui rami si aprono per formare il soffitto. Un tronco intrecciato dalla natura in secoli di lentezza e poesia, che si innalza annodandosi su se stesso, possente, fiabesco, eppure sempre fragile e minacciato dalla follia dell'uomo: una lama, un incendio, un atto di ingordigia o stupidità potrebbero in ogni momento distruggere qualcosa di insostituibile. Un luogo mistico, una "Notre Dame" laica e naturale, nella quale ci si senti protetti da una natura esuberante, che pure è disposta ad accettarti nel suo grembo millenario. Dell'eredità umana di Tziu Efisiu Sanna resta quella cassetta di legno traboccante di messaggi poetici, tradizione iniziata dal vecchio poeta che amava chiedere un pensiero, un verso, come ricordo in cambio della sua cordialità nel ricevere gli ospiti. E ancora oggi, il mare a pochi passi, sembra custodire e sussurrare questa leggendaria forma di azione ambientalista, tanto rivoluzionaria quanto delicata, incruenta, poetica.

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Andrea Melis (Cagliari, 1979), grafico, videomaker e scrittore, ha pubblicato articoli di cultura, interviste, inchieste e racconti per riviste e quotidiani nazionali e stranieri. Tra i membri fondatori del Collettivo Sabot, ha firmato romanzi insieme ad autori come Massimo Carlotto e Francesco Abate, tra cui Perdas de Fogu (E/O, 2008). La sua prima opera in poesia, #Bisogni, una selezione di versi autoprodotta in mille copie grazie a una campagna di crowdfunding, è andata esaurita in poco più di un mese. Il suo ultimo libro è edito da Feltrinelli, Piccole tracce di vita. Poesie urgenti (2018). Collabora come autore di testi con artisti, illustratori, fotografi, musicisti e compagnie teatrali di tutta Italia. Scrive editoriali poetici per FanPage.it
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