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“Il bambino porta cocumella”: la parola di Luis Suarez che arriva dal dialetto sorrentino

Nell’esame di italiano sostenuto dal centravanti uruguaiano all’Università per stranieri di Perugia, al vaglio degli investigatori c’è il colloquio in cui l’attaccante del Barcelona usa la parola “cocumella” in luogo di “cocomero”. Tuttavia la parola cocumella, o la sua variante cuccumella, nella nostra lingua esiste. Così l’analisi linguistica dell’esame di italiano di Luis Suarez diventa esilarante.
A cura di Redazione Cultura
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Nell'immagine che Luis Suarez sta descrivendo durante l'esame di lingua italiana per ottenere la cittadinanza italiana, c'è una famiglia al supermercato. Al centravanti del Barcellona il compito di descrivere l'immagine a parole sue. Con ogni probabilità il ragazzino sta portando un cocomero (a quanto si desume dal brogliaccio della discussione riportata in queste ore sui media) e quindi l'uruguaiano dichiara: "Il bambino porta cocumella". "Cocomeri" lo corregge uno degli esaminatori, Danilo Rini. "Sì, sì. Peperoni…" replica l'attaccante uruguaiano. Questo scambio di battute, apparentemente misterioso, che potrebbe persino somigliare a una discussione in codice tra agenti segreti, in realtà nasconde almeno un paio di mirabilie. Cosa significa, infatti, in italiano la parola "cocumella" o meglio cuccumèlla?

Cuccumèlla per il dizionario Treccani

Il termine "cuccumèlla", per il dizionario Treccani, è un sostantivo femminile. Deriva dal latino cucumĕlla, diminutivo di cŭcŭma "cuccuma", per la forma. In Toscana, ci dice il vocabolario, e nel Viterbese, è così chiamato il tumulo funerario etrusco, in particolare quello della necropoli di Vulci. La "cuccuma", invece, viene definita come:

1. Recipiente di rame o di altro metallo per la preparazione del caffè in famiglia; detto anche bricco. 2. fig., ant. Sentimento d’ira, di sdegno, di cruccio, nelle locuz. avere la c., avere la c. in corpo e sim. (con allusione al ribollimento dell’ira)

Oppure Suarez parlava della cuccumella napoletana?

3 APRILE 1952 MILANO, I TRE FRATELLI DE FILIPPO PEPPINO, TITINA ED EDUARDO MENTRE BEVONO IL CAFFE'
3 APRILE 1952 MILANO, I TRE FRATELLI DE FILIPPO PEPPINO, TITINA ED EDUARDO MENTRE BEVONO IL CAFFE'

C'è poi un'altra possibilità, riferito al dialogo tra Luis Suarez e i suoi esaminatori dell'Università di Perugia. Che potrebbe nascondere la motivazione inconscia dell'attaccante uruguaiano di trasferirsi non alla Juventus, come si è vociferato a lungo quest'estate, ma al Napoli. Motivo in cui quel "Il bambino porta cocumella" si riferiva alla "cuccumella" napoletana, o semplicemente Napoletana, cioè la caffettiera tipica per fare il caffè made in Naples. La quale, a differenza della moka, non fa uso della pressione generata dal vapore per spingere l'acqua attraverso il caffè, bensì esclusivamente della forza di gravità.

Grand Hotel Cocumella in penisola sorrentina
Grand Hotel Cocumella in penisola sorrentina

Cocumella nel dialetto sorrentino: la leggenda nascosta del Grand Hotel

Altro indizio che porta a ipotizzare un legame con la città partenopea da parte dell'attaccante da sei stagioni al Barcellona è, invece, la possibilità che si riferisse al Grand Hotel Cocumella, a Sant'Agnello, penisola sorrentina, sempre provincia di Napoli. Una delle strutture alberghiere più famose, amata da ricchi turisti e coppie di sposi di tutto il mondo, che affaccia sullo splendido golfo di Napoli. Luogo incantevole dove, in effetti, un personaggio del calibro di Luis Suarez si troverebbe benissimo. In quel caso, però, sarebbe lui a portarci i bambini al Cocumella e non "Il bambino porta cocumella".

Ultimissima ipotesi: la scrittrice inglese Mariana Starke, nel suo libro sui viaggi in Europa, parla di un vaso conservato presso il pozzo e che si pensasse fosse usato per i riti di un tempio di Sorrento. Nel dialetto sorrentino, dunque, la parola "cocumella" si riferiva, secondo la Starke, all'acqua lustrale e quindi per estensione al vaso che la conteneva.

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