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Bambina morta in auto, Procura: “La madre soffre di amnesia dissociativa e non va condannata”

Per il magistrato non ci fu colpa perchè Ilaria Naldini, 38enne aretina, nel momento in cui aveva lasciato la figlia in auto, era affetta da amnesia dissociativa: a causa della patologia, sarebbe stata convinta senza alcun dubbio di aver lasciato la piccola Tamara a scuola.
A cura di Biagio Chiariello
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Amnesia dissociativa. Questo il motivo che ha spinto il pm Andrea Claudiani, d'accordo con il procuratore di Arezzo Roberto Rossi, a chiedere l'archiviazione per la madre che lo scorso giugno ha dimenticato la bambina in macchina, provocandone la morte. Il dramma a Castelfranco di Sopra (Arezzo): la 38enne Ilaria Naldini, di Terranuova Bracciolini, segretario comunale a Castelfranco Pian di Sco, era uscita di casa per andare all'asilo a portare la figlia per poi raggiungere il comune. Dopo aver terminato il suo turno, intorno 14.00, la donna salì in auto e si accorse che la bimba era sul sedile posteriore ormai priva di vita. Le grida attirarono i passanti e che avvisarono il 118, ma per la piccola era ormai troppo tardi. Tamara, questo il nome della bimba, era rimasta sotto il sole, nell'auto, posteggiata davanti al comune per almeno 5 ore. La donna, prima soccorsa dal 118 poi ascoltata dai carabinieri, era indagata per la morte della piccola.

Il pubblico ministero, in totale accordo con il procuratore capo Roberto Rossi, ha stabilito che Ilaria Naldini ha perso la memoria a breve sostituendola con quella routinaria: convinta cioè in totale buona fede di aver fatto esattamente le azioni di ogni giorno, compreso il passaggio all’asilo della bambina. La donna, in altre parole, a causa della patologia, sarebbe stata convinta senza alcun dubbio di aver lasciato Tamara a scuola. E per questo è stata giudicata dalla Procura di Arezzo non perseguibile sul piano penale.

La stessa magistratura aveva aperto anche un fascicolo sulle offese apparse sui profili social di Ilaria Naldini e del marito Adriano Rossi, all’indomani della tragedia. L’obiettivo del pm Claudiani è stato quello di appurare chi stia dietro ai "nickname" utilizzati per offendere i coniugi tanto da costringerli a chiudere entrambi i loro profili social.

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