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Sindacato e Ordine dei giornalisti con Fanpage.it: “Pd si esprima su attacchi di De Luca”

Dopo gli attacchi di Vincenzo De Luca al lavoro di indagine condotto da Fanpage.it, l’aggressione alla collega Gaia Bozza e il duro scontro con l’altro giornalista del nostro quotidiano, Antonio Musella, Sindacato e Ordine professionale scendono ancora una volta in campo per difendere il diritto di cronaca.
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La Federazione Nazionale della Stampa, il Consiglio Nazionale dell'Ordine dei Giornalisti e il Sindacato unitario Campania sono per la seconda volta in pochi giorni solidali con Fanpage.it sotto attacco dopo i video frutto dell'inchiesta giornalistica su politica, tangenti e smaltimento dei rifiuti. I molteplici attacchi di Vincenzo De Luca, governatore della Regione Campania, le aggressioni fisica e verbale a Salerno ai danni di una cronista di Fanpage.it Gaia Bozza e la reprimenda dello stesso presidente della Regione contro l'altro giornalista del nostro quotidiano, Antonio Musella, a Caserta, prima di un incontro pubblico. Questo il bilancio delle ultime ore.

«Le inchieste giornalistiche sono criticabili come qualsiasi altra attività intellettuale. Le parole del presidente della Regione Campania, De Luca, vanno però oltre il limite di qualsiasi critica e rappresentano, queste sì, mero squadrismo verbale" dichiarano le tre sigle, Fnsi, Odg e Sugc. «Bollare come ‘camorristiche' e ‘squadristiche' le inchieste giornalistiche – prosegue la nota – è inaccettabile e non può essere consentito a nessuno, tantomeno a un rappresentante delle istituzioni. Sarebbe opportuno che anche il Pd facesse sentire la propria voce. Evidentemente la salvaguardia di pacchetti di voti viene considerata meritevole di tutela più della libertà di espressione e del diritto dei cittadini ad essere informati su una vicenda inquietante come quella del traffico di rifiuti in Campania».

Secondo Fnsi, Sugc e Ordine dei Giornalisti, «l'attacco ai colleghi di Fanpage rientra in uno schema ormai consolidato messo in atto da tutte le forze politiche, pronte a difendere la libertà di stampa solo se le inchieste riguardano gli avversari politici e a scatenare l'inferno quando a finire nel mirino sono i loro sodali. Una situazione indegna di un Paese civile e che spiega la ragione per la quale, al di là delle dichiarazioni ufficiali, nella legislatura appena conclusa sono state fatte decadere tutte le proposte di legge dirette a cancellare il carcere per i cronisti e a contrastare le ‘querele bavaglio'. La politica, in modo assolutamente trasversale, sogna una stampa asservita e cittadini sempre meno informati da trattare come sudditi», conclude la nota.

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