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Simonetta Gaggioli trovata morta in un sacco a pelo a Livorno: spunta ipotesi avvelenamento

Morte provocata da un farmaco o da un’altra sostanza tossica. È quanto sarebbe emerso dall’autopsia effettuata sui resti di Simonetta Gaggioli, l’ex funzionaria della Regione Toscana il cui cadavere, in avanzato stato di decomposizione, fu rinvenuto all’interno di un sacco a pelo lungo una strada a Riotorto (Livorno) il 3 agosto scorso.
A cura di Susanna Picone
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Non sarebbe morta per cause naturali Simonetta Gaggioli, l’ex funzionaria della Regione Toscana trovata a inizio agosto dentro un sacco a pelo lungo la vecchia Aurelia a Riotorto, nel comune di Piombino (Livorno). La morte di Simonetta Gaggioli, che aveva settantacinque anni, sarebbe stata provocata da un farmaco o da un’altra sostanza tossica. Restano invece escluse azioni violente. Sarebbero questi i primi risultati emersi dall'autopsia effettuata sul cadavere della donna, che appunto fu rinvenuto in avanzato stato di decomposizione dentro un sacco a pelo abbandonato in un fossato nella provincia di Livorno il 3 agosto scorso. Il medico legale punta il dito dunque su una sostanza assunta in dose massicce per spiegare la morte dell’ex funzionaria. La perizia medico-legale ha inoltre accertato che la settantacinquenne è morta tra il 26 e il 27 luglio scorsi.

Indagati il figlio e la nuora di Simonetta Gaggioli – La Procura di Livorno, dopo il ritrovamento del corpo senza vita di Gaggioli, ha iscritto nel registro degli indagati il figlio della donna, Filippo Andreani, e la nuora Adriana Rocha: per entrambi l’ipotesi di reato è quello di omicidio e occultamento di cadavere. Entrambi nei giorni successivi al ritrovamento del corpo di Simonetta Gaggioli sono stati sentiti a lungo dagli investigatori e la loro auto è stata sequestrata per accertamenti. Era stato proprio il figlio a denunciare la scomparsa della madre che da qualche mese si era trasferita a casa sua a Riotorto. Nei giorni scorsi i due indagati sono stati interrogati in Procura a Livorno.

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