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Sgominata la banda dei tombaroli, 21 arresti: rubavano reperti archeologici col metal detector

La banda si era resa responsabile ricettazione e illecita commercializzazione, in ambito nazionale e internazionale, di importantissimi reperti archeologici frutto di numerosi scavi clandestini tra la Puglia e la Campania.
A cura di Biagio Chiariello
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Sono 21 le persone arrestate nella mattinata di oggi, 24 maggio, nel corso di un blitz dei carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale, in collaborazione con il R.O.S. di Roma, con i militari dei Comandi dell'Arma territorialmente competenti e con lo Squadrone eliportato "Cacciatori Puglia": si tratta di una banda dedita a scavi clandestini, ricettazione e illecita commercializzazione, in ambito nazionale ed internazionale, di importantissimi reperti archeologici, di valore storico culturale inestimabile e commerciale ingente.

L’operazione, denominata ‘Canusium', è scaturita dagli esiti di una complessa ed articolata indagine avviata nel 2022 a seguito dell'individuazione nell'agro di Canosa, mediante la componente aerea dell'Arma pugliese, di diversi scavi clandestini; condotta dal Nucleo Tpc di Bari, coordinata dalla Procura della Repubblica di Trani e svolta dai Carabinieri dell'Arte di Bari, ha complessivamente impegnato più di 300 militari dell'Arma.

Nel corso delle indagini sono state individuate e sequestrate diverse migliaia di reperti archeologici, tra ceramiche e monete archeologiche in oro, argento e bronzo, ma anche una sessantina tra metal detector e arnesi usati dai tombaroli nei loro scavi clandestini, oltre alla documentazione contabile attestante le transazioni illecite in Italia e con l'estero.

Le misure coercitive e le perquisizioni sono state eseguite in più comuni dell'Abruzzo, Basilicata, Campania, Lazio e Puglia.

La banda dei tombaroli avrebbe avviato – secondo gli inquirenti – un "fiorente canale commerciale di monete archeologiche che, frutto di scavi clandestini eseguiti in Puglia e Campania, venivano poi cedute dai vari ricettatori ai diversi trafficanti internazionali, i quali provvedevano a immetterle sul mercato illecito globale, attraverso Case d’asta estere".

Gli investigatori hanno evidenziato come si è rivelata fondamentale ai fini dell'indagine la consultazione della ‘Banca dati dei beni culturali illecitamente sottratti’ del ministero della Cultura, in via esclusiva gestita, alimentata e sviluppata sul piano tecnologico dai Carabinieri dell’Arte: si tratta del database più grande del mondo nel suo genere, con oltre 1.3 milioni di files relativi a opere da ricercare.

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