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Scomparsa Gabriele De Tursi, otto anni di misteri e silenzi, la mamma: “Aiutatemi”

Gabriele De Tursi, 19 anni, scompare da Strogoli (Kr) il 5 giugno 2013 e da allora non si hanno più sue notizie. La madre: “”Ditemi dov’è il suo corpo e forse un giorno vi perdonerò”.
A cura di Francesca Lagatta
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Gabriele De Tursi in un ritratto di famiglia
Gabriele De Tursi in un ritratto di famiglia

Ucciso e fatto sparire dopo una lite. Anna Dattoli ha il forte sospetto che sia questa la fine toccata a suo figlio, probabile vittima di lupara bianca, l'omicidio di mafia che non lascia traccia. La donna è la mamma di Gabriele De Tursi, il 19enne di Strongoli, in provincia di Crotone, svanito nel nulla il 5 giugno del 2013. "Gabriele si era appena diplomato – dice Anna -, era un bravo ragazzo, era fidanzato e non aveva giri strani. Noi siamo una famiglia perbene. Quel giorno uscì con la sua moto per andare a prendere un caffè al bar, lasciò il telefono a casa. Nessuno ha saputo dirmi che fine ha fatto, ma io non mi rassegno, voglio sapere chi gli ha fatto del male e perché". Poi manda un messaggio ai presunti killer di suo figlio e per farlo sceglie il giorno di Natale: "Mettetevi una mano sulla coscienza, ditemi dov'è il corpo. Se lo farete io sono disposta a perdonarvi".

Il giorno della scomparsa

Sono circa le due di un pomeriggio di otto anni e mezzo fa fa, Gabriele ha pranzato con la famiglia e dice a sua madre che vuole andare al bar a prendere un caffè. E' tranquillo, lascia il telefono, da cui non si separava mia, a casa e se ne va. Quella è l'ultima volta che sua madre lo vede. A dare l'allarme, per prima, è la fidanzata, che intorno alle 17 chiama Anna al cellulare. "Gabriele non risponde e non è a casa, dov'è finito?", chiede. Le ore passano e Gabriele non torna.

Il silenzio degli amici

Gabriele sembra svanito nel nulla. Dopo una circa una settimana, Anna invita i suoi amici a casa. "Volevo guardarli in faccia e vedere la loro reazione, io non riesco a credere che nessuno di loro sappia nulla". Si presentano solo in cinque e nemmeno loro, dicono, hanno idea di che cosa sia accaduto.

La presunta lite

Mentre le indagini vanno avanti, in paese comincia a circolare la voce di una presunta lite, poi degenerata. Ma perché Gabriele avrebbe litigato con qualcuno? Gli inquirenti scavano nella sua vita e nel cellulare, ma non trovano nulla. Se la lite c'è stata, non c'è traccia nemmeno di quella.

La lettera anonima

Nove mesi dopo, due persone lasciano una lettera anonima sul sagrato della chiesa del paese. Così riferisce il parroco. Nella missiva è indicato il posto in cui è stata lasciata la moto del 19enne. E' un posto isolato e fitto di vegetazione, ma ben collegato con le arterie stradali. Dopo venti giorni di ricerche, la Honda Hornet 600 viene trovata, ma l'identità degli autori della lettera resta un mistero. "Chi ha lasciato quella lettera – dice Anna – sa tante altre cose. Ma le telecamere della chiesa non li hanno ripresi".

L'appello disperato

"In casa nostra – dice Anna – da otto anni non esiste più una festa". Per questo ha scelto di rivolgere nel giorno di Natale un appello pubblico a tutte quelle persone che avrebbero a che fare con la scomparsa. "Mettetevi una mano sulla coscienza, ditemi dov'è Gabriele e forse un giorno potrò perdonarvi. Non so cosa gli è accaduto e non posso portargli nemmeno un fiore, fatemi trovare il suo corpo".

Senza rassegnazione

Anna vuole arrivare alla verità. "Io so tante cose – confessa – e vorrei che qualcuno mi ascoltasse". Secondo lei, le indagini fin qui svolte non hanno tenuto conto di alcuni fattori importanti: "All'inizio si pensava a un incidente in moto". Anna sa che la Calabria è una terra di silenzi e di misteri, di ‘ndrangheta e lupare, e che si può finire uccisi anche per "sgarri" di poco conto. A volte anche solo per una parola o uno sguardo di troppo. "Chiedo al procuratore Nicola Gratteri di ricevermi, per me sarebbe un sollievo parlare con lui, ho delle cose da dirgli". Il procuratore capo della Dda di Catanzaro è anche autore dell'inchiesta "Stige", che nel 2018 inflisse un colpo durissimo alle cosche di mezza regione. Tra le migliaia di intercettazioni, ce n'è una che riguarda Gabriele. Un allora amministratore di Strongoli viene registrato mentre dice che prima o poi qualcuno farà fare a un uomo del paese la stessa fine che ha fatto il giovane scomparso. Cosa sa di preciso quell'amministratore? Qual è la fine che hanno fatto fare a Gabriele? E per mano di chi? Anna non lo sa, l'intercettato è finito in carcere ma per motivi del tutto estranei alla vicenda del figlio. Nessuno ha chiesto conto di quelle parole, ma Anna non si arrende. Finché vivrà lotterà per sapere la verità e sa che in questa storia non avrà mai un lieto fine: "Il mio Gabriele non c'è più".

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