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Scheletro ritrovato a Bologna: riaperta l’inchiesta sulla scomparsa di Biagio Carabellò

Dopo la scoperta ieri mattina al Parco Nord di Bologna di alcuni resti umani con accanto un giubbotto contenente la patente di Biagio Carabellò è stata riaperta l’inchiesta della Procura del capoluogo emiliano sulla scomparsa del 46enne, di cui non si avevano notizie dal 23 novembre 2015. Indagano i carabinieri del Ris.
A cura di Davide Falcioni
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Dopo la scoperta ieri mattina al Parco Nord di Bologna di alcuni resti umani con accanto un giubbotto contenente la patente di Biagio Carabellò è stata riaperta l'inchiesta della Procura del capoluogo emiliano sulla scomparsa del 46enne, di cui non si avevano notizie dal 23 novembre 2015. La stessa Procura, dopo i sopralluoghi effettuati ieri dalla polizia nel luogo del rinvenimento, ha riaffidato il caso ai carabinieri del nucleo investigativo, che già avevano seguito le indagini a partire dalla scomparsa dell'uomo e fino all'archiviazione del fascicolo, alla fine del 2018, per la mancanza di prove e perché all'epoca non c'era un cadavere.

Lo scheletro recuperato nel fossato e gli altri reperti, fra cui il giubbotto con il documento, sono stati affidati agli esperti del Ris di Parma per gli accertamenti tecnici. Verrà svolto un esame esterno dei resti, oltre a quello del Dna, per avere la conferma che si tratti effettivamente di Carabellò. I militari del Reparto Investigazioni Scientifiche sono già in possesso del Dna dello scomparso, dopo che nel corso delle indagini fu trovata a casa del 46enne una giacca insanguinata e le tracce ematiche furono comparate con il Dna della madre. Tra gli elementi da esaminare ci sono anche, a quanto si apprende, una protesi dentaria trovata sul teschio, che potrebbe corrispondere a quella che aveva lo scomparso, e alcune lacerazioni sul giubbotto.

A coordinare la nuova inchiesta è il Pm Elena Caruso: attualmente le indagini sono a carico di ignoti in attesa di avere la certezza che i resti appartengano a Carabellò. La sua famiglia, assistita dall'avvocato Barbara Iannuccelli, è sempre stata convinta che l'uomo sia stato ucciso. "Biagio non aveva avuto una vita facile a livello familiare e la donna che amava è morta di tumore a 45 anni – ha detto oggi il legale in un'intervista a E'tv – tutto questo lo aveva reso debole, e di questa debolezza e fragilità qualcuno ha approfittato." L'avvocato ha inoltre ricordato la frase "Ti faccio fare la fine di Biagio" che un conoscente dello scomparso avrebbe rivolto alla propria fidanzata, vittima di maltrattamenti. La circostanza fu raccontata dalla stessa donna nel corso della trasmissione Chi l'ha visto. Secondo Iannuccelli, "la mancanza del cadavere era il tassello mancante all'immenso puzzle di attività investigative svolte dalla Procura e dai carabinieri, ora aspettiamo fiduciosi che questo tassello finale porti a fare giustizia per l'omicidio di Biagio Carabellò".

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