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Messina, arrestate tre ragazze coinvolte nella morte di Ilaria Boemi

Tre ragazze sono state arrestate perché coinvolte nella morte di Ilaria Boemi, la sedicenne trovata morta in una spiaggia del lungomare del Ringo a Messina lo scorso 10 agosto. Due di loro, secondo le indagini, le avrebbero venduto la dose letale di droga.
A cura di C. T.
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ilaria boemi foto

Tre ragazze sono state arrestate dalla polizia di Stato di Messina perché coinvolte nella morte di Ilaria Boemi, la sedicenne trovata morta in una spiaggia del lungomare del Ringo lo scorso 10 agosto nella città dello Stretto. Le misure cautelari sono state emesse dai Gip presso Tribunale per i Minorenni e presso il Tribunale Ordinario di Messina, su richiesta dei relativi Sostituti Procuratori della Repubblica che hanno coordinato le indagini.

Secondo quanto emerso dalle investigazioni della Squadra mobile, che hanno ricostruito le ultime ore di vita della sedicenne quella sera, due ragazze, una minorenne e una appena diventata maggiorenne, avrebbero venduto a Ilaria la dose letale di Mdma che ne ha provocato la morte per arresto cardio-circolatorio. La terza ragazza risulta, invece, coinvolta in altri episodi di spaccio di droga nei confronti della giovane vittima.

La mattina del 10 agosto il corpo di Ilaria è stato ritrovato su una spiaggia del lungomare del Ringo. Gli inquirenti hanno ricostruito che la ragazza la sera prima si trovava insieme a due amici, quando si è sentita male e ha perso i sensi. I ragazzi avrebbero allertato alcuni passanti, che hanno immediatamente chiamato i soccorsi. Nel frattempo i due si sono dileguati prima dell'arrivo dei soccorsi. I ragazzi sono stati poi rintracciati e interrogati, raccontando in Questura che Ilaria avrebbe preso la dose letale di stupefacente quella sera da una coetanea. Secondo la ricostruzione dei due, poco prima di sentirsi male, la sedicenne avrebbe assunto cristalli di droga sintetica sciolti nell'alcol ceduti da un'altra minorenne che loro conoscevano. In particolare sarebbe stata l'amica di Ilaria a cedere quei "cristallini" alla vittima, come sorta di "favore" dopo averli avuti da una pusher – che è stata identificata è interrogata negli uffici della squadra mobile dal procuratore della Repubblica dei minori, Andrea Pagano.

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