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Manuel massacrato a picconate dal ‘branco’, a processo tre ventenni

Colpito con il piccone poi legato, mani e piedi, e nuovamente aggredito con una pala: così morì Manuel Careddu, il 18enne trovato cadavere nelle campagne di Ghilarza, in Sardegna. A otto mesi dai fatti il giudici hanno rinviato a giudizio Christian Fodde, Matteo Satta e Riccardo Carta, 3 ventenni del branco, di faceva parte anche una ragazza di 17 anni, che attirò in trappola il povero Manuel.
A cura di Angela Marino
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A processo i tre ragazzi che assassinarono e seppellirono il 18enne Manuel Careuddu, lo scorso settembre. Saranno giudicati in Corte d'assise a Cagliari con udienza fissata per il prossimo 10 giugno prossimo, Christian Fodde, Matteo Satta e Riccardo Carta, i tre ventenni del branco accusati di aver ucciso e poi sepolto il 18enne di Macomer (Nuoro). I fatti risalgono all’11 settembre 2018 quando i genitori di Manuel denunciarono la scomparsa del ragazzo. Trenta giorni dopo il corpo del ragazzo venne scoperto in un terreno alla periferia di Ghilarza e cinque giovani tra cui due minori, vennero fermati con l'accusa di omicidio e occultamento di cadavere.

Le intercettazioni

A incastrarli anche alcune intercettazioni dal contenuto inequivocabile. Al telefono con la diciassettenne-complice, nelle intercettazioni pubblicate dal Corriere, Christian Fodde, ora rinviato a giudizio, si vantava così: "Dovevi vedere per credere? Io me la rido perché non me ne frega un c…". E poi, a proposito di un amico, un presunto testimone a conoscenza dei loro misfatti: "Lo uccidiamo?". "Non è un gioco, quello di ammazzare va bene… è il dopo" e ancora, riguardo alla madre del ragazzo "se mi denuncia, le sparo".

Ucciso a picconate

Mentre i ragazzi pianificavano il da farsi senza tradire emozioni, il corpo di Manuel giaceva nelle campagne di Ghilarza. Lo scioccante ritrovamento avvenne circa trenta giorni dopo. Le prime notizie emerse parlavano di un omicidio efferato e di depezzamento del corpo. L'autopsia, condotta da Roberto Testi, super perito dei casi di Cogne, via Poma e Garlasco, chiarì poi la reale dinamica del delitto. Manuel fu colpito con estrema violenza con un corpo contundente – un piccone –  che gli fracassò il cranio e poi sepolto senza che il corpo fosse depezzato, come era invece stato detto.

Il movente

Dietro il delitto il mancano pagamento di un debito per alcune dosi di droghe leggere che Manuel avrebbe reclamato dalla diciassettenne. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, uno dei ragazzi avrebbe convinto Manuel a salire sull’auto di Fodde per andare all'appuntamento dove sarebbe stato saldato il debito. Arrivati sul luogo concordato, Manuel fu prima colpito con il piccone poi legato, mani e piedi, e nuovamente aggredito con una pala.

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