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Mamma di due figlie scomparsa, la sorella di Rina Pennetti: “Le hanno fatto del male”

Nell’undicesimo anniversario della scomparsa di Rina Pennetti, la mamma di due figli svanita nel nulla il 6 ottobre 2009 a Rende (Cosenza), parla a Fanpage.it Alba Pennetti, la sorella. “Nessuno l’ha cercata perché era una donna adulta. Hanno bruciato i giorni più importanti per le indagini. Oggi? Aspetto che mi restituiscano un corpo. Sento che mia sorella non c’è più”.
A cura di Angela Marino
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Nell'undicesimo anniversario della scomparsa di Rina Pennetti, la mamma di due figli svanita nel nulla il 6 ottobre 2009 a Rende, abbiamo intervistato Alba Pennetti, la sorella. Domani la sua storia sarà al centro di un approfondimento di Chi l'ha visto.

Sono passati undici anni. Pensa che Rina sia ancora viva?

"Lo desidererei tanto, ma sono certa di no. Rina ci amava tantissimo, non ci avrebbe mai dato questo dolore".

Rina aveva una sorta di dipendenza affettiva dal suo papà e nei confronti di tutta la famiglia.

"Lo telefonava ogni dieci minuti, compulsivamente, per questo quando quella mattina è piombata nel silenzio lui si è attivato per cercarla".

Rina era in compagnia di un amico quando è scomparsa?

"Di Fabio, un amico che nell'ultimo periodo si era avvicinato molto. Dopo la separazione di mia sorella aveva avuto con lei una relazione a cui aveva messo fine Rina, per motivi che non conosco".

Perché quella mattina si trovavano insieme?

"Erano rimasti in buoni rapporti. Lui cercava compagnia per fare alcuni commissioni a Rende, dove si trova il colorificio della nostra famiglia, così Rina è salita in auto con lui. Non dovevano metterci molto".

Proprio da quella macchina è sparita.

"Esatto. Fabio ha raccontato di averla lasciato in auto, addormentata. È verosimile perché Rina era in cura per una grave depressione e per forti stati d'ansia. Quella mattina stava molto male ed era andata in farmacia per comprare il ‘Tavor', di cui aveva ingerito tre compresse. O almeno è quante ne mancano dalla confezione che aveva appena acquistato".

Rina si assopisce in auto per effetto dei farmaci. E poi?

"E poi è il vuoto. La sua borsa viene ritrovata da una parrucchiera, per strada, a un centinaio di metri dall'auto di Fabio, con il manico strappato".

Come se qualcuno l'avesse trattenuta tirandola per la tracolla della borsa?

"Sì, proprio così. Viene ritrovata due ore dopo".

Fabio era anche un vostro conoscente di vecchia data. È stato lui ad avvertirvi dell'assenza di Rina?

"No, è stato mio padre a intuire che fosse accaduto qualcosa non appena sono venute meno le telefonate. Così mi ha detto che dovevamo allertare le forze dell'ordine"

Avete sporto denuncia.

"È allora che, a mio avviso, questa vicenda ha preso la piega sbagliata. Ci hanno consigliato di attendere il suo ritorno per un paio di giorni. ‘È maggiorenne', insistevano. Quando ho fatto presente che parlavamo di una persona in difficoltà e in terapia farmacologica, mi hanno risposto, testualmente: "Stia tranquilla signora, se è morta la troviamo".

In questi anni avete avuto segnalazioni di avvistamenti con l'aiuto di ‘Chi l'ha visto'?

"Purtroppo non abbiamo avuto più alcuna notizia. Né da lei né da altri".

Del caso Rina Pennetti si è occupato anche Pietro Orlandi, il fratello di Emanuela, con il programma ‘Scomparsi'.

"Il ritrovamento di una vecchia Sim fu lo spunto per un approfondimento con il programma di ‘Crime+Investigation', ma la scheda si è rivelata inattiva e la pista, un buco nell'acqua".

Ammettendo che sua sorella possa essere stata vittima di un crimine, ci sono posti nel vostro territorio in cui le tracce avrebbero potuto essere nascoste?

"Siamo a ridosso dei boschi della Sila. La storia di Viviana e Gioele Mondello ci insegna che è sufficiente abbandonare un corpo in un bosco selvatico perché la natura faccia il resto".

Chi è rimasto a cercare Rina?

"Soltanto noi, la sua famiglia".

E l'amico con cui si trovava quella mattina?

"Dal momento della scomparsa non sono più riuscita ad avere contatti con lui. Eppure le voleva bene".

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