Maestra licenziata per video hot diffuso dall’ex: “Ferita più grave da colleghe che lo hanno diffuso”
La ferita che mi ha colpito di più è stata “la mancanza di solidarietà tra donne, tra colleghe. Quelle foto sono state fatte girare pure da persone di cui mi fidavo, come altre colleghe”, così la maestra d’asilo torinese licenziata dopo essere stata vittima di revenge porn ha descritto il suo stato d’animo quando da vittima di uno spregevole atto del suo ex è stata additata come responsabile di quanto accaduto e licenziata in tronco dall’asilo dove lavorava. “La scuola era il posto in cui avrei dovuto sentirmi protetta e invece è quello in cui sono stata più attaccata” ha rivelato la giovane a La Stampa in apertura del processo a carico di cinque persone accusate di aver diffuso il filmato.
Tutto è iniziato con un gesto privato, un filmato hot tra fidanzati che però dopo la rottura il suo ex ha usato come arma diffondendolo tra gli amici. Per quel gesto l’uomo è stato già condannato a una pena di un anno di lavori socialmente utili. Ora sotto esame è il comportamento degli altri, di chi invece di difendere la vittima ha contribuito a metterla alla gogna diffondendo il video e riempiendola anche di insulti e minacce.
Tra gli accusati ci sono un amico dell’ex fidanzato che avrebbe mandato quei filmati alla moglie e la stessa donna che a sua volta li avrebbe condivisi con altre mamme dell’asilo avviando il meccanismo che ha portato al licenziamento messo in atto dalla direttrice della scuola, anche lei indagata per violenza privata e diffamazione.
“Ero la più giovane. Non mi aspettavo condivisione, ma comprensione sì. Sono stata accusata di aver messo io quei video in rete: non era vero nulla, ma nessuno mi è stato a sentire. In Riunione sono stata additata come una poco di buono. Mi hanno detto di tutto e me l’hanno detto in faccia. Mi sono sentita umiliata” ha rivelato ancora la donna.
Accuse che non solo l’hanno portata a perdere il lavoro che aveva ma che hanno lasciato strascichi sulla sua vita personale e lavorativa. “All’inizio avevo paura, volevo nascondermi. Ho avuto bisogno di uno psicologo per affrontare tutto questo e continuo ad averne bisogno. Vorrei tornare a insegnare ma le scuole chiedono referenze e quelle che vengono date su di me non sono positive” ha concluso la maestra torinese.