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Ispirare paura nei dipendenti, l’a.d. di Enel ammette in una lettera: “Ho sbagliato”

A seguito delle critiche su internet e dell’interrogazione parlamentare, il patron dell’Enel ammette in una lettera ai dipendenti di avere sbagliato.
A cura di Michele Azzu
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“Mi rendo conto di avere ferito la sensibilità di alcuni di voi e di questo mi dispiaccio”. Con queste parole affidate a una lettera ai dipendenti Enel, Francesco Starace, amministratore delegato della società dell’energia partecipata dallo Stato, intende mettere fine alla vicenda portata alla luce da Fanpage.it in cui abbiamo riportato le parole choc che il manager aveva detto in una lezione agli studenti dell’università LUISS di Roma, lo scorso aprile.

In quell’occasione, Francesco Starace, aveva risposto ad uno studente che chiedeva come realizzare il cambiamento in un’organizzazione come Enel. “Bisogna distruggere fisicamente i centri di potere che si vuole cambiare”, aveva spiegato allo studente. “Creare malessere all’interno di questi”, e poi “Colpire le persone opposte al cambiamento, nella maniera più plateale possibile, sicché da ispirare paura”. Poi: “L’organizzazione capisce, perché alla gente non piace soffrire”, questi alcuni estratti dall'intervento.

Queste parole avevano poi fatto il giro di giornali e Tg fino a diventare virali sui social media, tanto che il 25 maggio scorso su twitter è circolato l’hashtag #staracedimettiti per chiedere le dimissioni dal colosso energetico del patron di Enel. Non solo. A seguito della pubblicazione dell’articolo di Fanpage.it il gruppo dei senatori di Sinistra Italiana, su proposta del senatore Giovanni Barozzino, ha proceduto ad una interrogazione parlamentare.

“Sono idee che non esito a definire di stampo fascista”, aveva commentato il senatore Giovanni Barozzino, promotore dell’interrogazione. Continua: “Si tratta di una strategia diametralmente opposta a qualsiasi concezione democratica del diritto del lavoro”. L’interrogazione si sarebbe resa necessaria anche per il carattere semi-pubblico dell’azienda dell’energia italiana:

“Ricordo che Enel, pur se quotata in borsa, non è un’azienda privata”, ha spiegato il senatore Barozzino. Insomma, esistono delle responsabilità precise. “E’ pertanto responsabilità diretta del governo”, ha continuato il senatore, “Intervenire contro un manager che fa strame dei più elementari diritti del lavoro”. Si è sollevato un bel polverone a seguito della lezione nella scuola di Confindustria, a cui occorre mettere riparo.

E allora ecco la lettera: “Rivedendo l’intervento e riflettendo su quello che intendevo dire, mi rendo conto di aver sbagliato la scelta delle parole su come si porta avanti un cambiamento in un’azienda”, spiega Starace ai dipendenti. “Di questo mi dispiaccio due volte”, continua, “La prima perché mi rendo conto di avere ferito la sensibilità di alcuni di voi (…) la seconda perché i toni e il contenuto non mi appartengono. Chi di voi mi conosce lo sa bene”.

Insomma, l’a.d. dell’Enel, con un passato come industriale in Svizzera, lui che pochi mesi fa mostrava al premier Matteo Renzi i nuovi impianti costruiti negli Stati Uniti, ammette di avere sbagliato. “Uno dei cambiamenti che stiamo cercando di portare avanti”, scrive ancora Starace, “è la consapevolezza che a volte sbagliamo. Credo sia importante ammetterlo ed imparare dai nostri errori”.

Già alcuni giorni fa il manager aveva risposto alle critiche sulle dichiarazioni choc con un video messaggio su Youtube in cui il presidente della LUISS stessa, prof. Paolo Boccardelli, chiedeva chiarimenti in merito alle sue parole. “È stata un po’ una sorpresa”, aveva detto Starace in quel video in riferimento all’attenzione suscitata dal suo discorso, “E forse non avevamo troppo tempo e non c’era il contesto giusto.”

In particolare, l’a.d. di Enel aveva tenuto a sottolineare che una strategia di quel tipo sui dipendenti non è mai avvenuta in Enel ma nella sua precedente esperienza in Svizzera: “Ho avuto modo di applicare nella mia precedente vita professionale, quando ero in ABB in Svizzera dove abbiamo dovuto fare un cambiamento molto veloce e questo sistema ha funzionato molto bene. In Enel questa cosa non è mai successa, non c’è una necessità di questo tipo perché l’azienda ha avuto una serie di cambiamenti importanti ed è abituata”.

Ora, forse, con questa lettera si placheranno le polemiche, sembra essere questa la speranza di Starace. Ma l’interrogazione parlamentare dovrà comunque chiarire il merito delle dichiarazioni. Perché anche al netto delle spiegazioni e dell’ammissione di avere sbagliato che arriva ora, rimane difficile interpretare in che maniera si intendessero frasi come: “Colpire le persone in maniera plateale”, o il fatto che: “Alla gente non piace soffrire” (qui il testo completo e il video dell'intervento).

Fa piacere sapere che queste cose siano state fatte in Svizzera e non in Italia, ma ancora manca in questa lettera e nel precedente video su Youtube una spiegazione sul significato “diverso” di quelle parole che sia convincente. Proprio per questo è ancora più importante l’ammissione dell’errore da parte dell’amministratore, dato che difficilmente si poteva sostenere che queste parole fossero state male interpretate.

Insomma, questa teoria turbocapitalista violenta dei rapporti di lavoro da parte del capo di un’azienda sono ingiustificabili. Punto. Di errore, e grosso, si è trattato. Per questo fa piacere che oggi Starace ammetta di avere sbagliato. Perché lezioni di management aziendale in cui si discetta su come colpire i dipendenti e di punizioni plateali, di sofferenza e di ispirare paura… sono cose che non vogliamo sentire più.

E che ora si mostri questa lettera anche agli studenti della LUISS che erano presenti quel giorno alla lezione.

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Michele Azzu è un giornalista freelance che si occupa principalmente di lavoro, società e cultura. Scrive per L'Espresso e Fanpage.it. Ha collaborato per il Guardian. Nel 2010 ha fondato, assieme a Marco Nurra, il sito L'isola dei cassintegrati di cui è direttore. Nel 2011 ha vinto il premio di Google "Eretici Digitali" al Festival Internazionale del Giornalismo, nel 2012 il "Premio dello Zuccherificio" per il giornalismo d'inchiesta. Ha pubblicato Asinara Revolution (Bompiani, 2011), scritto insieme a Marco Nurra.
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