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Esplosione Ravanusa, come ha fatto una bolla di gas sotterranea a uccidere 7 persone

Una bolla di gas accumulatasi nelle fondamenta delle palazzine di via Trilussa a Ravanusa dove sabato sera è avvenuta l’esplosione costata la vita a sette persone. Mentre si cercano gli ultimi due dispersi, continuano le indagini della procura e dei carabinieri che devono individuare gli eventuali responsabili della tragedia.
A cura di Chiara Ammendola
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È di sette vittime, due sopravvissuti e due dispersi il bilancio ufficiale della violenta esplosione avvenuta sabato sera a Ravanusa, nell'Agrigentino. Le ricerche dei vigili del fuoco non si sono mai fermate ma di Calogero Carmina e suo figlio Giuseppe, rispettivamente 88 e 59 anni, non c'è traccia. Le macerie dei quattro palazzi coinvolti nell'esplosione si sono accumulate in un'area non troppo piccola e pian piano, con un lavoro meticoloso, i soccorritori stanno spostando calcinacci e materiale ferroso per tentare di entrare nei cunicoli e recuperare gli ultimi due dispersi. Giuseppe era andato a far visita al padre sabato sera quando c'è stato il boato che ha fatto crollare tutto: la casa dell'uomo era al quarto piano ma non è escluso che i due fossero altrove visto che il percorso seguito dai soccorritori finora non ha dato esiti. Intanto tutti i residente della zona, circa 100 persone per le quali il sindaco di Ravanusa, Carmelo D'Angelo, ha ordinato il trasferimento altrove, hanno trovato rifugio lontano da quelle macerie che pian piano saranno portate via e soprattutto lontano da quella nuvola di gas che secondo una prima analisi avrebbe provocato l'esplosione.

Non c'è traccia di padre e figlio ancora dispersi sotto le macerie di Ravanusa

La procura di Agrigento ha aperto un'inchiesta per omicidio colposo plurimo e disastro colposo, che servirà a fare luce sull'accaduto, ma soprattutto a chiarire da quanto tempo c'erano quelle perdite di gas nelle fondamenta che hanno provocato la deflagrazione. La fuoriuscita di gas dalle tubature del condominio di via Trilussa avrebbe infatti provocato una vera e propria bolla di gas che si sarebbe concentrata in un ambiente circoscritto che, saturo, è esploso provocando l'immane tragedia costata la vita ad almeno sette persone. Ieri i carabinieri che stanno indagando sull'accaduto hanno confermato che cinque giorni prima della strage c'è stato un intervento di manutenzione ordinaria sull'impianto della rete di metano che però non aveva evidenziato alcuna criticità: gli stessi militari ora dovranno acquisire il verbale d'intervento per verificare chi abbia materialmente eseguito il collaudo e soprattutto che sia stato fatto senza creare alcun danno.

Il maresciallo intervenuto dopo l'esplosione: Ho visto bruciare tutto, li conoscevo

"Ho visto bruciare tutto. Il fuoco salire tra le macerie dove sono morte quelle persone. Le conoscevo tutte dopo questi anni. E con alcune di loro c'era un rapporto stretto di amicizia", le parole del maresciallo Salvatore Turturici, il comandante dei carabinieri di Ravanusa, che per primo sabato sera ha raggiunto il luogo della tragedia. "Ho visto auto spostate dalla terribile onda d'urto, un focolaio ampio e una forte puzza di gas – ha spiegato – e subito i vigili del fuoco intervenire. Li conoscevo tutti: è un momento difficile per tutta la comunità". L'ipotesi più probabile al momento resta dunque quella di una perdita di gas nella conduttura che alimentava le palazzine di via Trilussa, due delle quali erano disabitate, al contrario delle altre due dove vivevano le famiglie rimaste coinvolte dall'esplosione. Per questo sarà necessario individuare il punto zero, quello dove c'è stato l'accumulo di gas e di conseguenza la deflagrazione che ha fatto venir giù tutto, e soprattutto capire con certezza perché il tubo si sia rotto.

L'intervento di risanamento minacciato per la rete di Italgas nel 2014

Lo spostamento del terreno causato da un grave dissesto idrogeologico della zona potrebbe essere la causa principale della fuoriuscita di gas causata proprio dalla rottura dei tubi, ma i carabinieri dovranno anche valutare le possibili carenze della rete del metano, gli appalti e i subappalti per il controllo degli impianti. Secondo quanto riportato da RaiNews in un'analisi redatta dagli amministratori giudiziari nominati dal tribunale di Palermo nel procedimento di prevenzione che interessò Italgas scrivevano nel 2014 che "il 76% delle tratte di rete indagate deve essere sottoposto con urgenza a un intervento di risanamento". Da accertamenti a campione erano emerse gravi situazioni di rischio ad esempio ad Agrigento città. La relazione degli amministratori sarà acquista dagli investigatori che indagano sulla fuga di gas di Ravanusa. Intanto si continua a scavare per tentare di recuperare gli ultimi due corpi e poi iniziare a rimuovere le macerie, una fase che darà il via a una nuova parte dell'indagine necessaria a individuare eventuali responsabili della tragedia.

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