video suggerito
video suggerito

È l’ora delle Streghe: nasce l’Osservatorio sul patriarcato di Fanpage

‘Streghe – Osservatorio sul patriarcato’, è la nuova newsletter di Fanpage che vuole accendere un faro su femminicidi e violenza di genere, sui modi in cui sono narrati e le cause sociali che rendono possibile il loro riprodursi. Chiunque può iscriversi e diffondere la nostra voce. Per chi sceglie di abbonarsi, sono previsti contenuti esclusivi.
A cura di Natascia Grbic
109 CONDIVISIONI
Immagine

Misoginia, cultura dello stupro, maschilismo. Vi piacciono queste parole? Immagino di no, e scommetto che pensate non vi riguardino. Purtroppo non è così. Non è colpa vostra: viviamo in una società le cui fondamenta sono poggiate su un sistema fortemente machista e patriarcale. Non c'è spazio per le donne o le soggettività altre che si discostano dal modello eteronormativo, o almeno non c'è uno spazio diverso da quello che gli uomini hanno pensato per loro. Quando ci si discosta dai ruoli preimpostati, dai modelli predefiniti, è qui che avviene il cortocircuito. E così una ragazza che viene violentata mentre torna a casa da sola di notte è sì una vittima, "però certo, ma dove va a quell'ora da sola con la minigonna, a cercare il diavolo?". Una donna che viene licenziata dal datore di lavoro perché incinta è sicuramente un'ingiustizia, "però lo sai in quante si fanno ingravidare per prendere i soldi senza fare niente?". E chi viene uccisa dall'ex marito è una tragedia, "ma lei lo tradiva e lui non ci ha visto più". Metto la mano sul fuoco che almeno una volta nella vita avete pensato (anche se non detto) una frase del genere. Volente o nolente, il patriarcato pervade la nostra esistenza e il nostro modo di pensare. Riconoscerlo, è il primo modo per combatterlo.

Nel 2024 in Italia si sono registrati 113 femminicidi. Ogni tre giorni una donna ha trovato la morte per mano del partner o dell’ex partner. Nei primi sei mesi del 2024 sono stati denunciati 2.900 stupri, 8.500 atti persecutori, e più di 12mila casi di maltrattamenti in famiglia. I numeri, in questi casi, sono indicativi: sappiamo che il sommerso, quello che non viene denunciato, è molto più alto.

In questa situazione drammatica e complessa, in cui ogni giorno siamo bombardati di notizie di femminicidi, stupri, storie di violenze domestiche, dobbiamo pure avere a che fare con l’incompetenza istituzionale – che oltre a dire “carcere a vita” non è in grado di dire o pensare altro – e con le esternazioni poco felici di personaggi che sul tema sarebbe meglio non prendessero parola.

Con le varie ondate di lotte (trans)femministe il modello breadwinner è entrato in crisi, così come è entrato in crisi il patto consolidato tra i generi (e, con esso, problema non banale e discusso con troppa faciloneria, il modello di famiglia nucleare base della riproduzione demografica in età contemporanea). Questo ha portato a una fase di ristrutturazione non ancora risolta, con contraccolpi anche violenti.

La narrazione della violenza di genere e dei femminicidi in Italia è problematica, insufficiente e dannosa, così come insufficienti e dannose sono le risposte della politica. Per questo riteniamo fondamentale creare una newsletter femminista, una newsletter che sia in grado, ogni volta che sia necessario, di accendere un faro su quelli che sono i principali casi di cronaca, il modo in cui sono raccontati e affrontati, non solo dai media, ma anche dalla politica.Vogliamo capire con te cosa vuol dire parlare di gender pay gap, essere madri oggi oppure non esserlo (ed essere stigmatizzata in ogni caso). Vogliamo ragionare sui temi della rappresentatività, dell’obiezione di coscienza e di violenza ostetrica.  Non vogliamo più leggere di ‘killer delle prostitute’, come se queste donne non avessero un nome, di ‘uomini che uccidono perché amano troppo’, di femminicidi dove il colpevole è ‘provato e in lacrime dopo l’arresto’. Così come non vogliamo più sentire politici strumentalizzare la violenza di genere usando i migranti come capro espiatorio della loro incapacità, parlare di inesistenti ‘teorie gender e finanziare le associazioni antiscelta che vogliono impedire l’aborto. Ogni qualvolta lo riterremo necessario, smonteremo queste narrazioni, indagando allo stesso tempo i fenomeni sociali che ne sono alla base. Per questo la newsletter non avrà un giorno preciso di uscita, ma sarà inviata quando c’è bisogno di accendere una luce e discutere di quello che accade intorno a noi.

Abbiamo deciso di chiamarla ‘Streghe’, non perché ci sentiamo vittime o perseguitate. Siamo Streghe perché vogliamo dare la caccia al patriarcato, farlo tremare, smantellare pezzo per pezzo questo sistema machista che vuole le donne subalterne e incapaci di autodeterminarsi. Streghe perché decidiamo da sole il nostro destino: non permetteremo a nessuno di additarci e metterci al rogo. Streghe perché crediamo nella collettività e nella sorellanza: insieme siamo potenza. Streghe è il nostro Osservatorio sul patriarcato: possiamo crearlo e farlo vivere soprattutto grazie a voi.

Non sarà un monologo: vogliamo arricchire la newsletter di interviste, interventi e punti di vista di persone che possano aiutare chi legge a comprendere i vari fenomeni sociali che andremo ad affrontare di volta in volta, con un occhio all’attualità e alla politica. Ma, soprattutto, quello che vogliamo fare con questa newsletter non è puntare il dito, non è dire “uomini cattivi contro le donne vittime”. Uno degli scopi è indagare cosa comporta la crisi del modello breadwinner e del rapporto tra i generi a livello di tensioni sociali, immaginario maschile/femminile, identità, aspettative, paure, risposte individuali e collettive. Vogliamo capire cosa significhi patriarcato oggi, e in che termini si voglia continuare a mantenere le donne subordinate in modo funzionale a un modello di società e di ridefinito dominio maschile. Vogliamo capire cosa vuol dire oggi crescere giovani uomini, tra stereotipi di genere duri a morire e rispetto delle individualità di ognuno, dove le emozioni non vengono represse e non si debba rispondere per forza a logiche di identitarismo binario.

Vogliamo farlo insieme a voi. Non siete solo ‘lettori’, ma interlocutori e parte integrante delle nostre storie. Vi invitiamo a commentare i contenuti di questa newsletter, a condividerli, a mandare spunti e segnalazioni, aprire dibattiti che arricchiscono noi, voi e la comunità intera. Se potete e volete, abbonatevi: è anche grazie al vostro sostegno che possiamo mandare avanti il nostro lavoro. Facciamo rumore sì, ma insieme.

A giugno 2025, l’Osservatorio Femminicidi Lesbicidi Transcidi di Non Una Di Meno ha registrato in Italia quaranta uccisioni di donne, e ventinove tentati femminicidi. Nelle ultime settimane la lista delle donne uccise da partner o ex partner si è allungata. Martina Carbonaro aveva solo 14 anni quando è stata assassinata con una pietra da Alessio Tucci, “perché non mi ha voluto abbracciare”. Ilaria Sula ne aveva 22 quando è stata uccisa a coltellate da Mark Samson “perché parlava con un ragazzo su Tinder”. Anche Sara Campanella aveva 22 anni quando Stefano Argentino l’ha colpita a morte, ossessionato da leiossessionato da lei e totalmente incapace di gestire un rifiuto. Vasilica Potincu, sex worker, assassinata da un cliente che la stalkerizzava. Teodora Kamenova, è stata uccisa dall’ex Jose German Varela Luna nell’androne del palazzo dove la donna abitava. Denisa Maria Paun e Ana Maria Andrei sono state assassinate da Vasile Frumuzache perché sex worker. Ci fermiamo qui, ma potete immaginare come la lista sia ben più lunga.

Negli ultimi anni il movimento transfemminista è esploso in tutto il mondo. Milioni di donne sono scese in piazza non solo per reclamare i propri diritti – tra cui l’aborto sicuro e garantito – ma anche per operare una trasformazione radicale a livello politico, sociale e culturale. Una trasformazione in grado di ripensare completamente i generi e i rapporti tra di essi, per una società più equa, femminista e dove viga la giustizia sociale. Sono cambiate le cose negli ultimi anni? Innegabilmente sì. La parola femminicidio è entrata – con qualche illustre eccezione come abbiamo visto – nel nostro vocabolario, il gender pay gap è una realtà e non più lo sproloquio di qualche femminista che si inventa le cose, il tema degli abusi e della violenza domestica ha smesso di essere un tabù, ma soprattutto si è riconosciuta la violenza di genere come fenomeno endemico e non come emergenza. Tutto a posto allora? Assolutamente no.

Perché quando le cose iniziano a cambiare, innescano non solo processi generativi, ma anche reattivi. La crescente influenza delle teorie redpill anche in Italia, mostra come sempre più giovani maschi si sentono espropriati di un loro diritto di nascita, spodestati da un ruolo che non sono pronti a lasciar andare. E così sempre più ragazzini parlano di ginecocrazia, di un mondo dove sono ormai le donne a governare, mentre loro sono diventati le vittime del sistema. Crescono le chat Telegram in cui si parla apertamente di odio verso le donne, e quelle dove viene condiviso materiale intimo non consensuale, in una sfera dove la donna viene relegata a ciò che possono controllare: un mero oggetto sessuale esistente solo per il piacere dell’uomo, da punire e mortificare spesso con shitstorm organizzate a hoc, con tanto di indirizzi e numeri di telefono che passano di chat in chat.

Il sistema patriarcale è in crisi ma sta facendo di tutto per sopravvivere, assumendo nuove forme, nuovi volti, ma stessi obiettivi. Noi lavoriamo per abbatterlo. E liberare tuttə.

Iscriviti a Streghe, il nostro Osservatorio sul patriarcato, e leggi tutti gli episodi.

109 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views