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Covid 19

Covid, lo studio: un paziente su 5 tra i guariti torna positivo

Alcuni pazienti guariti dal Covid, con tanto di tampone molecolare negativo, a distanza variabile di tempo, possono risultare nuovamente positivi al virus. Sono i dati emersi da uno studio pubblicato su Jama Internal Medicine da ricercatori della Fondazione Policlinico universitario Agostino Gemelli Irccs e dell’Università Cattolica, campus di Roma.
A cura di Susanna Picone
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Un paziente su 5 tra i guariti torna nuovamente positivo al Covid. Succede dopo qualche settimana, ma meno dell'1% ha una vera reinfezione. È quanto emerso da uno studio pubblicato su "Jama Internal Medicine" da ricercatori della Fondazione Policlinico universitario Agostino Gemelli Irccs e dell'Università Cattolica, campus di Roma. "Alcuni pazienti guariti da Covid-19, con tanto di tampone molecolare negativo, a distanza variabile di tempo possono risultare nuovamente positivi al tampone pur in assenza di qualunque sintomo suggestivo di reinfezione", è quanto spiegano gli autori dello studio. L'osservazione è frutto della collaborazione tra medici, ricercatori e docenti della Fondazione Policlinico e della Cattolica, Maurizio Sanguinetti e Paola Cattani (Dipartimento di Scienze di laboratorio e infettivologiche), Brunella Posteraro (Dipartimento di Scienze mediche e chirurgiche) e Francesco Landi (Dipartimento di Scienze dell'invecchiamento, neurologiche, ortopediche e della testa-collo).

Sanguinetti, ordinario di Microbiologia alla Cattolica e direttore del Dipartimento di Scienze di laboratorio e infettivologiche del Gemelli, precisa che al momento non è dato sapere se questi pazienti che tornano positivi "siano contagiosi e vadano dunque di nuovo quarantenati, perché il test molecolare non è l'equivalente di una coltura virale, e dunque non consente di appurare se nel campione prelevato dal naso-faringe dei pazienti sia presente virus vitale e di conseguenza trasmissibile". La rilevazione del cosiddetto Rna replicativo virale viene proposto dai ricercatori come "un indicatore della presenza di virus vitale e potenzialmente trasmissibile", ma secondo gli scienziati saranno necessari ulteriori studi per stabilire se tali pazienti possano effettivamente trasmettere ancora una volta il Coronavirus.

Lo studio è stato condotto su 176 pazienti guariti da Covid-19 e seguiti da aprile a giugno presso il Day hospital post-Covid della Fondazione Policlinico universitario Agostino Gemelli Irccs. La guarigione era stata valutata sulla base di diversi criteri: assenza di febbre per 3 giorni consecutivi, miglioramento di altri sintomi, 2 tamponi negativi a distanza di 24 ore uno dall'altro. Nel corso del follow-up, effettuato a distanza di circa 50 giorni dalla diagnosi di Covid-19, i campioni naso-faringei di questi pazienti sono stati analizzati per la presenza sia dell'Rna virale totale (genomico) sia dell'Rna virale replicativo (subgenomico). "La presenza di Rna replicativo nei campioni è stata utilizzata come indicatore di replicazione virale in atto – spiega ancora Sanguinetti – Nei pazienti risultati positivi per Rna totale sono stati di nuovo analizzati i campioni ottenuti al tempo della diagnosi di Covid-19, andando a ricercare la presenza di Rna replicativo. Tutti i pazienti sono stati inoltre sottoposti a test sierologico per le IgG/IgA specifiche del virus. Tra i 176 pazienti guariti, 32 (quasi uno su 5) sono risultati positivi per l'Rna totale di Sars-CoV-2, seppure a livello variabile. Solo uno di questi, tuttavia, è risultato positivo anche per l'Rna replicativo di Sars-CoV-2". Inoltre "sono stati ri-analizzati i campioni ottenuti dai pazienti al momento della malattia e, come previsto, sono risultati tutti positivi per l'Rna replicativo di Sars-CoV-2".

Tutti i pazienti risultati nuovamente positivi, con un'unica eccezione, e tutti gli altri negativi al tampone di controllo presentavano un test sierologico positivo al follow-up. L'unico paziente risultato positivo sia per Rna totale che replicativo è diventato positivo a distanza di 16 giorni dalla guarigione e dopo 39 giorni dalla diagnosi iniziale: il paziente è un anziano con ipertensione, diabete e malattia cardiovascolare, che presentava al follow-up una sintomatologia compatibile con Covid-19. "Tutti questi dati fanno sospettare che si tratti per questo paziente di una reinfezione o recidiva di infezione – ha spiegato Sanguinetti – mentre per i restanti 31 pazienti, tutti asintomatici, risultati positivi solo per Rna totale, è più probabile che si tratti di una eliminazione di frammenti di Rna virale a seguito di risoluzione dell'infezione". Secondo gli autori lo studio conferma l'utilità di eseguire un accurato follow-up dei pazienti guariti dal Covid e rafforza il concetto che le reinfezioni nei pazienti guariti sono rare, sebbene in presenza di positività al test molecolare "convenzionale" che rileva l'Rna totale di Sars-CoV-2. Pertanto, la ricerca dell'Rna replicativo di Sars-CoV-2 potrebbe aiutare a risolvere il dilemma circa la reale infettività dei pazienti guariti che ritornano a essere positivi per l'Rna di Sars-CoV-2.

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