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Bambino morto a Perugia, i genitori erano in causa per l’affidamento di Alex

Il sospetto è che la 47enne ungherese Erzsebet Bradacs possa aver uccido il figlio Alex di appena due anni come ritorsione nei confronti dell’ex coniuge che vive in Ungheria. Tanti i misteri da chiarire: dalla macabra foto del corpo senza vita del piccolo Alex inviata prima di entrare la Lidl alla maglietta che indossava il bimbo e che era intatta nonostante gli evidenti segni di accoltellamento.
A cura di Antonio Palma
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Genitori in lotta da tempo per l’affidamento del bimbo dopo la separazione e una drammatica e macabra foto del corpo senza vita del piccolo Alex inviata dalla madre al padre tramite WhatsApp subito dopo il decesso, sono questi i due elementi chiave che fanno ipotizzare agli inquirenti che dietro la morte del bimbo che ha venerdì ha sconvolto Città della Pieve, in provincia di Perugia, possa esserci una vendetta tra ex coniugi. Il sospetto è che la 47enne ungherese Erzsebet Bradacs possa aver uccido il figlio di appena due anni come ritorsione nei confronti dell’ex coniuge che vive in Ungheria.

Erzsebet Bradacs si professa innocente

La donna resta in stato di fermo in carcere con la pesantissima accusa di omicidio aggravato in attesa dell’interrogatorio di garanzia con il giudice ma per il momento si professa innocente. La quarantasettenne, si è avvalsa della facoltà di non rispondere su consiglio dell’avvocato d’ufficio ma ha rivendicato più volte la sua innocenza anche se, a detta dei carabinieri che la invergavano, ha dato diverse versioni dell’accaduto, in gran parte confuse e contrastanti, che non fanno altro che complicare il quadro.

Il sospetto della premeditazione e della vendetta

Maggiore chiarezza arriverà solo dai risultati dell’autopsia sul corpicino del piccolo Alex già disposta dal Pm. L’esame post mortem dovrà stabilire l’esatta causa di morte ma soprattutto i tempi del decesso, elemento chiave per ricostruire la tragedia. La donna, prima di chiudersi nel silenzio, infatti ha affermato di aver trovato il piccolo senza vita in quel casolare dove avevano trovato un alloggio di fortuna prima di portarlo nel supermercato Lidl e poggiarlo sul nastro trasportatore per chiedere aiuto. Una ricostruente che però non corrisponde agli elementi trovati dagli investigatori e fa ipotizzare appunto una premeditazione perché forse il piccolo era già morto quando la donna lo ha portato nel supermercato.

Il giallo della maglietta intatta

Sono molti infatti i misteri da chiarire, il primo è che, pur avendo il bimbo evidenti segni di accoltellamento al petto, la maglietta che indossava era intatta come se fosse stato cambiato prima di essere preso in braccio dalla madre per attraversare la strada ed entrare nel Lidl. Un’altra maglietta imbratta di sangue inoltre era nel casolare. Tutti reperti ora i mano alla scientifica così come una coltello che la dona aveva in borsa e che gli investigatori sano analizzando per capire se posa trattarsi dell’arma del delitto

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