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Cosa sta succedendo a Jannik Sinner (perché non c’è da preoccuparsi)

La sconfitta contro Draper al primo turno del Queen’s nell’esordio stagionale sull’erba ha confermato i risultati altalenanti di Sinner post Miami, tra sconfitte contro i mostri sacri Nadal e Djokovic e ko con avversari molto più alla portata. Bisognerà lavorare ancora a lungo, ma si può essere fiduciosi.
A cura di Marco Beltrami
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Cosa sta succedendo a Jannik Sinner? È quello che si chiedono in tanti dopo la brutta sconfitta contro il coetaneo Draper nel match d’esordio del Queen's Club Championships. Il ko della testa di serie numero 3 contro il giocatore numero 309 al mondo ha alimentato un po’ di preoccupazione sul momento del talento italiano considerato uno dei potenziali campionissimi del futuro. Dopo l’exploit nel Masters Miami e la finale persa contro Hurkacz, i risultati di Sinner sono stati altalenanti, e non sono mancate anche sconfitte come quella di oggi contro avversari sicuramente alla portata.

Spesso e volentieri abbiamo ascoltato dichiarazioni di atleti come "non ero un fenomeno ieri e non sono un brocco oggi", arrivare dopo risultati negativi con repentini cambi di giudizio sul diretto interessato. Su Sinner invece vale solo la seconda parte: il ragazzo ha dimostrato di avere qualità e colpi da fenomeno, e non può essere considerato il classico "fuoco di paglia". Quello che è certo è che forse da lui ci si aspettava qualcosa in più, anche perché l'asticella delle ambizioni dopo i due tornei consecutivi vinti a fine 2020 (Sofia e Melbourne) e la finale del Masters Miami, hanno confermato la stoffa e le potenzialità del ragazzo, che ha visto crescere in maniera esponenziale anche la sua popolarità.

Popolarità che, con le aspettative (e i continui confronti con gli altri azzurri), possono rappresentare un fardello pesante. Dopo l'exploit americano, la stagione sulla terra rossa ha regalato a Sinner sensazioni altalenanti. Certamente la fortuna non è stata dalla sua parte, visto che i tabelloni lo hanno accostato due volte contro Nadal (ai sedicesimi a Roma e agli ottavi al Roland Garros dopo uno scampato pericolo al primo turno contro Herbert) e una contro Djokovic (ai sedicesimi a Montecarlo). Sono arrivate così 3 sconfitte, con l'ultima contro il mancino di Manacor che si è rivelata quella più dolorosa. Ci si aspettava che il talento italiano trovasse contromisure più efficaci al "re della terra rossa" e invece così non è stato.

A proposito di ko dolorosi, rientrano sicuramente in questa categoria anche quelli contro Popyrin al secondo turno a Madrid e contro Rinderknech a Lione. Due match assolutamente alla sua portata, in cui ci aspettava un salto di qualità, che però non è arrivato. Il dato complessivo così del post-Miami  dunque (considerando anche il ko in semifinale a Barcellona contro Tsitsipas) parla chiaro: 17 le partite disputate, con 7 sconfitte, considerando anche quella contro Draper (con l'attenuante del primo match della stagione sull'erba).

Un po' troppo per chi considerava Sinner già al livello dei primissimi della classifica Atp, ma un dato che sicuramente non può che far riflettere e aiutare lo stesso classe 2001. La strada è ancora lunga, e bisognerà sicuramente lavorare molto anche dal punto di vista della tenuta mentale e della capacità di reggere la pressione. Davanti a sé Sinner ha tutta una carriera e può fare affidamento su un talento tale da permettergli di essere ottimista e fiducioso. D'altronde il migliore consiglio per lui è arrivato proprio da chi lo ha recentemente battuto, capace alla sua attuale età di vincere già il primo Roland Garros, ovvero Rafa Nadal: il tempo delle vittorie arriverà, e vincere aiuta a vincere.

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