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A processo per il petardo, Jean Alesi non ci sta: “È un enorme malinteso”

L’ex pilota di Formula 1 Jean Alesi ha raccontato la sua versione dei fatti riguardo all’enorme petardo esploso davanti allo studio dell’ex cognato per il quale è stato in custodia cautelare trattenuto dalla polizia e dovrà adesso sostenere un processo in cui rischia fino a 10 anni di reclusione.
A cura di Michele Mazzeo
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La notizia dell'arresto di Jean Alesi per aver fatto esplodere un petardo davanti allo studio del cognato ha fatto il giro del mondo. E il fatto che, dopo la custodia cautelare di 24 ore, dovrà adesso affrontare un processo per "danni a cose altrui con mezzi pericolosi" (nel quale rischia fino a 10 anni di carcere) ne ha ulteriormente amplificato la portata. Secondo l'ex pilota di Formula 1 però si tratta soltanto di un enorme malinteso.

Il 57enne francese, beniamino dei tifosi Ferrari e oggi ambassador della F1, ha infatti illustrato la sua versione dei fatti in un'intervista rilasciata al Corriere della Sera raccontando quanto accaduto negli ultimi giorni. "Mi sembra tutto sproporzionato, c’è stato un grosso malinteso. Era solo uno scherzo, non mi sarei mai immaginato che un petardo potesse provocare tutto questo" ha difatti spiegato Jean Alesi apparso del tutto sorpreso dalle conseguenze scaturite dal suo gesto.

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Innanzitutto l'ex pilota transalpino ci tiene a precisare che lo studio davanti al quale ha fatto esplodere il petardo è dell'ex fidanzato di sua sorella, che i due si sono lasciati due anni fa e che nonostante ciò lui e il suo ex cognato sono rimasti in ottimi rapporti: "Non ce l'avevo con lui, siamo sempre stati in ottimi rapporti, con mia sorella si sono lasciati da due anni e ormai non parliamo più di lui – ha infatti raccontato Jean Alesi –. Sono stato io a presentarmi il giorno dopo alla polizia per chiarire. Ho subito detto che avrei ripagato tutto, il vetro rotto, i danni".

Secondo la versione dell'ex pilota di Formula 1 dunque la scelta del posto in cui far esplodere quel petardo sarebbe stata del tutto casuale: "Avevo comprato questo petardo in Italia in una stazione di servizio vicino a Ventimiglia. Eravamo in macchina con amici e abbiamo detto: ‘proviamolo'. Così l’ho buttato lì, davanti allo studio di questo architetto, ma non mi aspettavo che potesse fare un botto del genere. E che potesse fare quei danni" ha difatti spiegato al Corriere il classe '64 di Avignone.

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Jean Alesi ha poi raccontato anche come ha passato le 24 ore in cui è stato trattenuto in commissariato dopo essersi assunto la responsabilità dell'esplosione per scagionare il fratello José, su cui inizialmente erano erroneamente ricaduti i sospetti della polizia: "Prima ero stato chiuso dentro a una stanza su ordine del magistrato, poi i poliziotti mi hanno ‘liberato', non capivano perché ci fosse tanto accanimento nei miei confronti – ha quindi proseguito nel suo racconto l'ex pilota F1 –. E nel commissariato abbiamo passato una serata fantastica prima di essere rilasciato, e tornare a casa. Abbiamo parlato di Formula 1 con gli agenti – ha poi aggiunto –: di vecchi aneddoti, delle sciocchezze che si facevano da giovani, e poi di questo incredibile Mondiale vinto da Max Verstappen".

E alla fine Alesi trova anche il modo per strappare un sorriso raccontando come la sorella (ex fidanzata dell'architetto ‘vittima' del petardo esploso dall'ex driver della Ferrari) ha reagito dopo tutto quello che è successo: "Si è messa a ridere. E mi ha detto: ‘Ma io ora come faccio a trovare un fidanzato?‘.

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