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“Ordigno comprato in Italia”: Jean Alesi a processo per l’esplosione, rischia 10 anni di carcere

L’ex pilota di Formula 1 Jean Alesi sarà processato insieme al figlio Giuliano dal Tribunale di Nimes per l’esplosione di “un grosso petardo comprato in Italia” davanti la finestra dello studio di suo cognato. L’ex driver di Formula 1 adesso rischia fino a dieci anni di reclusione.
A cura di Michele Mazzeo
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L'ex pilota di Formula 1 Jean Alesi sarà processato nel gennaio 2023 dal tribunale penale di Nîmes per aver fatto esplodere un ordigno davanti alla finestra dello studio del cognato che si sta separando da sua sorella. Reato che lo stesso 57enne francese ha confessato per scagionare il fratello José su cui inizialmente erano erroneamente ricaduti i sospetti della polizia e per la quale lo stesso ex driver della Ferrari è stato trattenuto in custodia cautelare per 24 ore insieme al figlio Giuliano, suo complice.

L'accusa di cui Jean Alesi dovrà rispondere è quella di "danni a cose altrui con mezzi pericolosi" come ha confermato all'agenzia AFP il vice procuratore di Nîmes Antoine Wolff. Il figlio Giuliano (con un passato nella Ferrari Driver Academy), presente al momento dei fatti, sarà invece processato per complicità in questo delitto. L'ex pilota di Formula 1 rischia dunque fino a dieci anni di reclusione e una multa di 150mila euro. Scagionata per mancanza di prove sufficienti invece l'altra persona fermata inizialmente insieme ai due Alesi.

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Il "brutto scherzo" (così lo ha definito lo stesso Jean) rischia dunque di costargli carissimo. L'ex alfiere del Cavallino ha infatti ammesso agli inquirenti di aver posizionato un "grosso fuoco d'artificio comprato in Italia" sul davanzale di una delle finestre dello studio di architettura di suo cognato a Villeneuve-lès-Avignon. L'esplosione di questo petardo ha provocato danni alle persiane e al vetro antieffrazione che si è rotto e il cognato, pur ammettendo di non nutrire preoccupazioni per la sua incolumità, ha sporto denuncia per quanto avvenuto. E adesso Jean Alesi e il figlio Giuliano dovranno risponderne in un'aula di tribunale con il rischio di vedersi comminata una pesante pena.

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