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Son Heung-min racconta l’addestramento militare in Corea: “Eravamo in dieci in una stanza”

Son Heung-min è tornato a lavorare in Inghilterra con il Tottenham in vista della ripresa della Premier League. Il campione sudcoreano ha parlato per la prima volta del suo periodo di addestramento militare in patria, svelando alcuni retroscena di un’esperienza definita “bella ma molto difficile”
A cura di Marco Beltrami
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Son Heung-min è tornato a lavorare con il Tottenham e scalpita in vista della ripresa della Premier League dopo la sospensione per l'emergenza Coronavirus. Un periodo particolare per il duttile attaccante sudcoreano che ha completato il suo percorso di addestramento militare in patria. Il classe 1992 che è stato premiato come uno dei migliori tirocinanti del suo battaglione, ha parlato di questa esperienza particolare rivelandone alcuni particolari.

Son Heung-min torna a parlare dell'addestramento militare in Corea

Le immagini di Son Heung-min con la tuta mimetica, l'elmetto e il fucile a tracolla hanno fatto il giro del mondo. Il campione del Tottenham ha completato il suo percorso obbligatorio di addestramento militare sull'isola di Jeju per la sua Corea del Sud. Comportamento ineccepibile per il calciatore che ha ricevuto uno speciale diploma, essendosi contraddistinto come uno dei migliori del suo battaglione. A distanza di alcuni giorni dal suo ritorno oltremanica, e dalla ripresa dei lavori con il Tottenham, Son ha raccontato alcuni retroscena della sua parentesi militare.

Son e la leva obbligatoria in Corea. Sull'account Twitter del Tottenham, Son Heung Min ha risposto ad alcune domande sulle tre settimane di addestramento militare in Corea del Sud. L'attaccante non ha potuto parlare liberamente della leva obbligatoria, ma ha svelato alcuni retroscena su un'esperienza definita "bella, ma difficile": "È stata una bella esperienza. Non posso dire tutto quello che ho fatto, ma mi è piaciuto. Sono state tre settimane difficili".

I rapporti con gli altri commilitoni. Son Heung-min ha parlato anche del rapporto con gli altri commilitoni, ovviamente non famosi come lui: "Il rapporto con gli altri militari? All'inizio non ci conoscevamo, quindi era un po' strano, ma ci siamo ‘incontrati' presto. Dovevamo stare ogni giorno tra colleghi, eravamo in dieci in una stanza, quindi siamo diventati molto uniti. Abbiamo lavorato insieme, aiutandoci a vicenda. Nei primi giorni alcuni di loro non riuscivano nemmeno a parlarmi, ma alla fine stavamo tutti insieme, scherzando e divertendoci".

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