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Né mogli, né fidanzate in ritiro: la Danimarca non le vuole in Qatar per un motivo particolare

Dopo le maglie senza nome né logo dello sponsor, la Danimarca prende una decisione che fa ancora discutere: lasciare compagne e partner dei giocatori e dello staff a casa. La motivazione indicata alimenta polemiche nel Paese Arabo.
A cura di Maurizio De Santis
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Sabrina Kvist, moglie di Eriksen. La Danimarca ha ufficializzato che le compagne dei calciatori non partiranno per il Qatar.
Sabrina Kvist, moglie di Eriksen. La Danimarca ha ufficializzato che le compagne dei calciatori non partiranno per il Qatar.

Mogli, fidanzate, compagne resteranno in patria. La Danimarca ha fatto sapere che in occasione dei prossimi Mondiali a dirigersi in Qatar saranno solo calciatori, membri dello staff tecnico e della delegazione scandinava. È l'ennesima presa di posizione simbolica della federazione nei confronti del Paese Arabo, finito nel mirino per le polemiche sulle limitazioni alla libertà personale e ai diritti civili. Più ancora, per le condizioni di lavoro e il numero elevato di persone morte (oltre 6.500, secondo fonti citate dal tabloid The Guardian) nei cantieri per la costruzione degli stadi.

In campo senza nome né logo dello sponsor tecnico sulle divise, oltre a una terza divisa total black, completamente nera in segno di lutto per i decessi sui quali spesso è calato il silenzio. Una decisione che ha fatto infuriare gli organizzatori dell'evento e ne ha provocato una replica. Chiaro il messaggio della Casa produttrice, la Hummel: massimo sostegno alla selezione ma non al Qatar, nessuna volontà di vedere associato il proprio brand a uno Stato dove le leggi codificate e vigenti fanno discutere quanto al mancato rispetto dei diritti umani.

In una nota ufficiale la federazione danese ha fatto un passo ulteriore, lasciare a casa le partner dei giocatori. La motivazione? Ridurre al minimo in viaggi verso il Qatar: "Non vogliamo contribuire ad alimentare i profitti per il Paese Arabo – si legge nel comunicato della DBU -. Per questo motivo abbiamo ristretto il più possibile i nostri spostamenti in programma. Nei tornei precedenti le mogli e le fidanzate dei giocatori hanno viaggiato regolarmente, questa volta abbiamo cancellato l'opzione".

Nei giorni scorsi ad accendere i riflettori sulle compagne/mogli dei calciatori erano stato i giornali inglesi ma per ragioni differenti. Il riferimento era alla condizione della donna e a una legislazione per effetto della quale, in caso di denuncia di abusi o aggressioni sessuali, a rischiare è proprio la vittima. Cosa vuol dire? In parole povere, la ‘colpa' è di chi ha subito lo stupro non di chi lo ha perpetrato. The Sun citò l'esempio agghiacciante di una 22enne olandese che, nonostante fosse stata drogata e poi violentata dalle stesse persone che l'avevano stordita, venne condannata a un anno di carcere (ma con sospensione della pena).

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