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Manchester United-Roma 7-1, i 90 minuti più lunghi della storia giallorossa

Il 10 aprile 2007 la Roma guidata da Luciano Spalletti perde 7-1 la partita di ritorno dei quarti di finale di Champions League contro il Manchester United di Sir Alex Ferguson. È una delle serate più difficili per i tifosi romanisti, uno spartiacque della storia giallorossa. Le doppiette di Carrick e Cristiano Ronaldo e i gol di Alan Smith, Rooney ed Evra resteranno per sempre negli occhi di chi ha vissuto quella partita.
A cura di Valerio Albertini
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10 aprile 2007. Una data che i tifosi della Roma difficilmente potranno dimenticare, perché quella serata ha segnato in negativo la vita da appassionati calcistici di molti di loro. Manchester United-Roma 7-1 è uno spartiacque della storia giallorossa, poiché per la prima volta nell'era moderna del calcio i capitolini sono crollati davanti a un avversario troppo più forte. Non sarà l'ultima, arriveranno Roma-Bayern Monaco 1-7 e Barcellona-Roma 6-1, ma la debacle di Old Trafford, a differenza delle ultime due partite citate, resterà per sempre nella memoria dei tifosi romanisti.

Non solo né la Roma né i suoi tifosi quel giorno si aspettavano un'umiliazione, ma probabilmente erano anche convinti di passare il turno. Nel match di andata dei quarti di finale di Champions League, infatti, i giallorossi avevano trionfato per 2-1 contro un Manchester United ridotto in 10 dalla metà del primo tempo per l'espulsione di Scholes. La rete di Vucinic, che aveva deciso quella partita dopo i gol di Taddei e Rooney, aveva illuso il popolo romanista di poter giocare alla pari con i Red Devils e di avere ampie chance di trionfare alla fine dei 90 minuti di Old Trafford. L'anima giallorossa della capitale, infatti, aspettava con trepidazione quella sera del 10 aprile, con la convinzione che la squadra guidata da Luciano Spalletti avrebbe tenuto testa ai giganti di Sir Alex Ferguson.

Come le due squadre sono arrivate alla partita

Il tecnico di Certaldo aveva costruito un grande gruppo, con un'identità chiara e un gioco riconoscibile. Nell'anno in cui la Juventus era assente dalla Serie A, i giallorossi si stavano rivelando la seconda forza del campionato ed erano riusciti per un po' di tempo a stare dietro all'Inter, che aveva preso il largo nel girone di ritorno e che avrebbe vinto lo Scudetto di lì a poco con 22 punti in più della Roma. I tifosi giallorossi, però, tornavano a vedere la luce dopo anni di anonimato e la campagna europea, fino a quel 10 aprile, aveva contribuito non poco a inorgoglire la piazza. La Roma, infatti, aveva superato agevolmente il proprio girone alle spalle del Valencia e, agli ottavi di finale, si era trovata di fronte il Lione. I francesi avevano vinto il loro gruppo da imbattuti, mettendosi alla spalle nientemeno che il Real Madrid, e avevano in squadra giocatori del calibro di Juninho, Benzema, Malouda e Abidal. Dopo uno 0-0 tirato all'Olimpico, gli uomini di Spalletti erano andati a vincere 0-2 allo stadio di Gerland. Iconica la serie di doppipassi con cui Mancini aveva ubriacato il povero Reveillere prima di scaraventare in porta il gol del raddoppio.

Il Manchester United, invece, veniva da un paio di stagioni difficili sia in Europa che in patria e anche in quel momento della stagione 2006/07 non era in ottima forma. Dopo aver perso l'andata dei quarti di finale di Champions League con la Roma, era stato sconfitto anche dal Portsmouth in campionato. Per la prima volta dopo 18 mesi, la squadra di Sir Alex Ferguson faceva registrare due sconfitte consecutive.

Le formazioni

Entrambe le squadre affrontano la partita del 10 aprile con diverse assenze. In casa giallorossa mancano Perrotta, squalificato dopo aver rimediato un giallo per simulazione nel match di Roma, Tonetto e Taddei, infortunatosi durante il riscaldamento a Old Trafford. Ferguson, invece, è costretto a fare a meno del capitano Gary Neville, di Vidic, Park Ji-Sung e Scholes, squalificato dopo il rosso dell'Olimpico. Sir Alex può schierare comunque un undici di tutto rispetto: Van Der Sar in porta; difesa a quattro formata da O'Shea, Ferdinand, Brown ed Heinze; linea mediana composta da Cristiano Ronaldo a destra, Carrick e Fletcher in mezzo e Giggs a sinistra; Rooney e Alan Smith le due punte centrali. Scelte obbligate, invece, per Luciano Spalletti: Doni tra i pali; Cassetti, Mexes, Chivu e Panucci a comporre la linea difensiva; De Rossi e Pizarro davanti a loro con Wilhelmsson, Vucinic e Mancini dietro Francesco Totti.

Soltanto leggendo le formazioni, si può immaginare in quale zona del campo si deciderà la partita. Cassetti e Panucci, pur essendo due ottimi difensori, non hanno la gamba per poter tenere la corsa di un ventiduenne Cristiano Ronaldo e di Ryan Giggs, mentre l'infortunio di Taddei ha costretto Spalletti a mettere Vucinic alle spalle di Totti, togliendo un uomo a centrocampo. L'inferiorità costante di De Rossi e Pizarro, causata dall'abbassamento continuo di Rooney per giocare palloni, è uno dei motivi di ciò che succederà di lì a poco.

Il primo tempo: tre gol dei Red Devils in 19 minuti

I 5.000 tifosi della Roma accorsi a Manchester provano fin da subito a sostenere la squadra, mentre quelli a casa sul divano accolgono con euforia il calcio d'inizio dell'arbitro Michel, dato in un Old Trafford strapieno per l'occasione. L'euforia, però, dura poco, appena 11 minuti. Cristiano Ronaldo lavora un pallone di Ferdinand sulla fascia destra, dribbla un paio di volte Mancini e serve Carrick sulla trequarti offensiva. De Rossi e Wilhelmsson non fanno in tempo ad accorciare, l'inglese controlla e calcia alle spalle di Doni, colpevolmente piazzato troppo avanti. 1-0 e lo United ha già ribaltato il discorso qualificazione, adesso la Roma ha bisogno di un gol per passare il turno. Passano sei minuti e i Red Devils trovano il raddoppio con un azione pazzesca, tutta di prima: Brown in verticale per Rooney che fa la sponda per Carrick, apertura per Heinze che trova Giggs tra le linee. Il gallese infila per Alan Smith, Chivu buca l'intervento e il platinato attaccante inglese infila ancora il portiere giallorosso. La Roma è in bambola, non ha il tempo di riordinare le idee perché il Manchester United non glielo concede: al diciannovesimo Ronaldo salta due romanisti in mezzo al campo e serve Alan Smith, apertura per Giggs che ha tutto il tempo per controllare a servire Rooney al centro dell'area. Tap-in, 3-0 e discorso qualificazione praticamente chiuso dopo nemmeno 20 minuti di gara. Il centravanti inglese segna due gol alla Roma tra andata e ritorno dopo essere rimasto a secco per tre anni in Champions League, non sarà l'unica particolarità statistica della partita. Il tifoso giallorosso sul divano in quel momento inizia ad avere paura, mentre i 5.000 di Manchester continuano a cantare e lo faranno fino alla fine. Seguono 25 minuti in cui la Roma prova a scuotersi senza successo, prima di ricevere il quarto schiaffo: Giggs apre per Cristiano Ronaldo che si accentra, punta Chivu e calcia sul primo palo. Doni è ancora una volta piazzato male: 4-0.

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Il secondo tempo: l'apoteosi per gli inglesi, il baratro per la Roma

L'intervallo arriva come una manna dal cielo per la squadra di Spalletti, ma neanche questo riuscirà a evitare alla Roma altri 45 minuti di sofferenza. Quinto minuto del secondo tempo: Giggs fa partire un rasoterra che attraversa tutta l'area giallorossa e finisce sul piede destro di Ronaldo, che insacca. Quelli segnati alla Roma sono i primi due gol segnati in Champions League dell'asso portoghese, ne seguiranno più di cento. Spalletti in panchina ha mezza squadra della primavera, non può far altro che vedere i suoi soccombere colpo dopo colpo. Per non farsi mancare niente, la Roma subisce anche la doppietta di Carrick, non proprio noto per le sue capacità realizzative: Heinze gli appoggia un pallone che lui si sistema sul destro, prima di far partire il tiro del 6-0. Doni non ne può più di raccogliere palloni dalla porta e si butta a terra raggiungendo il morale dei tifosi romanisti, che ormai assistono allo stillicidio della propria squadra con senso di impotenza. Il gol, splendido, di De Rossi li fa illudere che possa andare diversamente, che magari si perderà facendo qualche gol in più e l'umiliazione sarà scongiurata. Non andrà così. Come poteva mancare il primo gol in Europa di Patrice Evra? Il francese se ne esce con un sinistro dal limite che bacia il palo e si insacca. È il gol del 7-1 finale, è l'apoteosi per il Manchester United e il baratro per la Roma.

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Le dichiarazioni di Totti e De Rossi

I giocatori giallorossi lasciano il prato di Old Trafford con gli occhi bassi di chi sa di aver fatto parte della pagina più nera del proprio club. Per qualcuno è anche la peggior partita della propria vita, come sostiene a caldo Francesco Totti:

È la serata più triste della mia carriera, sette gol in Champions non li avevo mai presi. Al Manchester è girato tutto bene, ogni tiro è andato in porta. Abbiamo provato a rialzarci, ma in quelle condizioni era davvero difficile. Non ci abbiamo capito più nulla. Peccato, eravamo arrivati con grande fiducia. Vorrei rigiocare questa partita, sono convinto che non finirebbe mai così.

Il capitano ha un pensiero anche per i 5.000 tifosi che sono arrivati da Roma con un sogno e tornano a casa dopo aver vissuto un incubo:

Mi dispiace molto per loro, erano tanti e per venire quassù hanno anche sostenuto una spesa non indifferente. Hanno dato una grande dimostrazione di amore per questa squadra. Non mi sento di chiedere scusa, perché ci siamo impegnati, anche perdendo 7-1.

Daniele De Rossi è sulla stessa lunghezza d'onda di Totti e sottolinea come il risultato maturato sia impossibile da spiegare anche per chi l'ha vissuto:

Una sconfitta così pesante non potevamo proprio immaginarla. Eravamo molto motivati, sapevamo che sarebbe stata dura, ma resta comunque difficile da spiegare l'accaduto. Erano superiori in tutte le parti del campo. Sono molto deluso e amareggiato per i nostri tifosi.

Spalletti non riesce a trovare una spiegazione

L'allenatore ha il compito di spiegare i motivi di una prestazione indecorosa come quella giallorossa a Old Trafford, ma Spalletti fatica a interpretare la serata del 10 aprile:

È difficile spiegare una serata simile. La squadra era entrata bene in partita, poi è arrivato il gol di Carrick e di lì ci siamo fatti infilare continuamente in contropiede. Avevo messo De Rossi davanti alla difesa per creare loro qualche difficoltà nell'accentramento delle punte, ma sono stati ugualmente bravi ad aggirare gli ostacoli, mentre noi ci siamo fatti prendere dalla frenesia per reagire immediatamente, invece di cercare di capire il momento della partita. Forse ci è mancata un po' di esperienza a questi livelli.

Qualche giorno dopo torna sulla partita, ammettendo di non aver mai vissuto nulla di simile:

Sembrava irreale, non ho mai vissuto qualcosa di simile, al di là del risultato clamoroso. Mi era già capitato di perdere 5-0 o 6-0, ma proprio per il livello di qualità della Roma e dell'importanza della partita non ci può essere una differenza simile. Quindi c'è stato qualcosa di casuale.

La rivelazione di Cristiano Ronaldo

Dall'altra parte della barricata, naturalmente si esulta, ma qualcosa di significativo sulla vittoria verrà detto solo qualche mese dopo da Cristiano Ronaldo, che riporta un aneddoto sul match nel suo libro Moments:

Quando eravamo sul 6-0 per noi un giocatore avversario mi si è avvicinato e mi ha pregato di smetterla di fare dribbling, mi ha quasi supplicato di farla finita. Altri suoi compagni, invece, mi hanno chiesto di spostarmi sul lato opposto del campo, mentre c’è stato qualcuno, decisamente con meno senso dell’umorismo, che mi minacciò e mi disse che mi avrebbe fatto del male.

Giorni dopo, il Times sospetterà che fosse stato Christian Panucci a implorare pietà all'asso portoghese, ma nessuno dei diretti interessati ha mai confermato la vicenda.

La reazione della piazza e la poesia di Valerio Mastandrea

I giorni successivi sono devastanti per la piazza romanista, che non solo deve affrontare il dolore per l'umiliazione subita, ma anche le prese in giro dei cugini laziali. A rendere l'idea di come i tifosi giallorossi abbiano passato la sera della partita e quello che è accaduto dopo, ci ha pensato l'attore romanista Valerio Mastandrea, nella sua poesia "L'antiromanismo spiegato a mio figlio":

Si a papà, era sera… era d'Aprile
er pesce era passato
muto e senza spine.
Nell'Albione perfida e a modello,
cavalli mozzicanti invece che er manganello.
S'era partiti pè n'impresa,
de quelle da raccontà davanti ar focolare,
tutto bruciava ‘n petto,
muto er cellulare.

Chi era rimasto in terra sampietrina
era du' giorni che nun dormiva come dormiva prima
er traffico nun c'era,
i semafori silenti,
i dentisti s'erano rifiutati de cavà li denti,
i televisori a palla coprivano li piatti apparecchiati,
qualcuno pannellava,
sciopero dei carbroidrati.

Poi venne l'ora…
quella che nun viè pe' tutti
eravamo tutti belli a papà,
nun esistevano più li brutti,
nun era un sogno era reale,
manco li gabbiani sur tetto der Quirinale.
Parte l'orologio, fischia l'omo in giallo,
partono le vene, pompa er core de metallo,
manco la prima scarica de adrenalina pura,
che ar decimo più o meno l'idraulico ce stura,
ce stura er lavandino dove nun score niente,
se non il sangue de chi crede a la panza e no alla mente,
tu pensi "daje… daje regà, nun è successo niente,
è ‘na battaja, battaja dirompente,
via la maja dai carzoni! Sporcateve er battente!"
e invece niente…

Li vedi rotolà su un prato all'inglese
come ‘na balla de fieno a Porta Portese.
Poi parte un conto alla rovescia dei malrovesci che ce danno
pensi ancora "daje… basta poco!" si… ma quanno?
Nun c'è er tempo pè fermà er tempo boia
pensi "mai… mai, un giorno de gloria"
e qui, papà, devi pensà… sì!

Che chi dopo sta sera d'aprile è annato a festeggià
la gioia la troverà solo sulle disgrazie altrui
pè sta gente nun c'è luce… papà, ma solo giorni bui !
perchè chi pe' sorride deve vedè piagne uno, mille e centomila
è uno che nella vita sua starà sempre in fila.

Chi invece la prova… la vita sulla pellaccia
nun starà mai a chiede un sorso da' n'artra boraccia
sii orgoglioso, a papà, de' provà emozioni davanti 11 leoni
a vorte un po' cojoni… è raro, amore mio
è raro come te
e come mamma tua
che dopo er 7 a 1, c'ha lasciato a sparecchià
"Li mortacci sua!!!"

Ciò che colpisce è l'autoironia del tifoso giallorosso, sempre accompagnata da un senso di orgoglio testimoniato, qualche anno dopo, anche da Daniele De Rossi. Il numero 16 rilascia un'intervista subito dopo la vittoria della sua Roma sul Chelsea nei gironi di Champions del 2018 e, il conduttore Sandro Sabatini gli riporta un tweet del giornalista del Corriere della Sera, Fabrizio Roncone, il quale ringrazia di essere nato romanista dopo una notte come quella. La risposta di De Rossi rende l'idea di come la serata di Manchester sia ben impressa nella memoria di chi l'ha vissuta ma anche del modo in cui è riuscito a superarla: "Noi dobbiamo ringraziare di essere nati romanisti anche dopo i 7-1. Io ringrazio sempre di essere nato romanista".

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