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L’Udinese scoperchia tutto: “La Serie A ci ha costretto a schierare calciatori in quarantena”

La denuncia è di Pierpaolo Marino che, dopo il tremendo ko interno contro l’Atalanta, spiega l’incredibile situazione in cui si è ritrovata l’Udinese: obbligata a giocare malgrado il focolaio Covid.
A cura di Alessio Pediglieri
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L'umiliante 6-2 rimediato dall'Udinese contro l'Atalanta alla Dacia Arena ha già lasciato il segno nei minuti successivi al fischio finale. Una squadra ai limiti del riconoscibile quella messa in campo dal tecnico Cioffi che ha dovuto fare fronte all'emergenza da Covid che aveva nei giorni precedenti all'incontro falcidiato letteralmente la rosa a disposizione. Così da far scendere in campo una formazione priva della preparazione e delle condizioni fisiche minime necessarie per affrontare una partita di campionato.

Spesso in totale balia dell'avversario, la squadra friulana è apparsa in evidente difficoltà atletica sin da subito, senza mai riuscire a reggere i ritmi avversari e crollando nel finale, subendo 3 gol in 15 minuti. Un ko impressionante, quasi inspiegabile se non per le condizioni precarie con cui i giocatori sono stati obbligati a scendere in campo per una partita che non si sarebbe mai dovuta disputare. Nei giorni scorsi, infatti, il focolaio aveva investito pesantemente l'Udinese tanto e più rispetto ad altri club di serie A.

Solo nella giornata del 7 gennaio, la società con una nota ufficiale aveva emesso un nuovo allarmante bollettino medico con altre cinque positività nel gruppo squadra che in totale annoverava 12 giocatori contagiati. Il tutto ad aggravare una situazione già al limite del collasso, che si protraeva dalle festività natalizie, e che aveva portato anche alla sospensione della partita in programma il 6 gennaio, a Firenze. Un codice sanitario da allarme rosso che avrebbe dovuto obbligare a rinviare anche il match odierno contro l'Atalanta. L'Azienda Sanitaria Universitaria Friuli Centrale il 5 gennaio aveva disposto per tutti i giocatori bianconeri "la quarantena o l'autosorveglianza dal 5 al 9 gennaio 2022″ in base alle rispettive vaccinazioni vietando "di esercitare sport di squadra di contatto dal 5 al 9 gennaio".

Al contrario, oggi 9 gennaio, l'Udinese è scesa in campo per sfidare l'Atalanta, con relativa disfatta. Come mai? A spiegare la situazione, quasi al limite del paradosso, è lo stesso direttore dell'area tecnica friulana, Pierpaolo Marino. "Abbiamo dovuto mandare in campo giocatori in quarantena e adesso dobbiamo attendere  se ci saranno conseguenze a livello di salute". L'obbligo, sottolinea Marino è stato da parte della Lega a seguito delle nuove direttive: "Oggi hanno giocato giocatori che erano a casa in quarantena. È stata la Lega a dirci che dovevano giocare, altrimenti non avremmo raggiunto il numero minimo di 13 giocatori. In 44 anni di professione non avevo mai visto certe cose." ha denunciato ai microfoni Sky un arrabbiatissimo Marino. "A Firenze l’Asl ha fatto bene a non farci andare perchè il giorno della partita si sono positivizzati altri due giocatori: la situazione dell’Udinese è un disastro. Ogni giorno abbiamo due positivi nuovi, devo fare i dribbling nello spogliatoio per evitare di prendere il virus".

Un quadro desolante davanti al quale però, l'Udinese ha dovuto fare di necessità virtù, presentandosi regolarmente in campo e subendo l'onta di una sconfitta più che umiliante: "Domandiamoci sul perché è accaduto questo accanimento, andando a fare un ricorso al Tar per costringerci a giocare. Si dice che si vuole salvare lo spettacolo, ma che spettacolo c’è stato oggi? È una cosa che fa rabbia, inspiegabile" ha proseguito ai microfoni Sky, Marino puntando l'indice sulla Lega Serie A.

"Non è stata una partita, è stato un martirio. La partita dei martiri dell’Udinese. Cosa c’è da commentare? Siamo stati un squadra obbligata a radunarsi la domenica mattina come fosse il torneo dei bar… È arrivata gente che non si allenava da una settimana o 10 giorni, altri guariti stamattina e in panchina avevamo dei giocatori della Primavera, fermi da 20 giorni".

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